Il Tyrannosaurus rex era molto più lento di quanto pensiamo
Le ossa delle sue zampe non potevano reggere velocità superiori ai 19 chilometri orari, dice una nuova ricerca
Il Tyrannosaurus rex che insegue il fuoristrada e i suoi malcapitati passeggeri è una delle scene più famose – e tecnicamente ammirevoli – del film Jurassic Park di Steven Spielberg (1993): il dinosauro rincorre inesorabile l’automobile, che non riesce a prendere velocità a sufficienza per seminarlo. Secondo una nuova ricerca, però, quella scena dovrebbe essere profondamente rivista perché nella realtà dei fatti i T. rex correvano molto più lentamente di quanto fosse stato ipotizzato fino a una ventina di anni fa.
I paleontologi si sono chiesti per molto tempo quale potesse essere la velocità massima raggiunta dai T. rex, tra i dinosauri predatori più grandi che popolarono la Terra circa 68 milioni di anni fa, nel Cretaceo superiore. I loro fossili dimostrano che avevano una solida ossatura e una possente muscolatura, ma ricostruire da queste informazioni dettagli come le loro camminata e velocità è stato sempre complicato. Alcuni studi svolti in passato avevano stimato che i T. rex potessero raggiungere i 50 chilometri orari quando correvano dietro a una preda, mentre altri ricercatori avevano ipotizzato velocità inferiori.
Insieme ai suoi colleghi, il paleontologo William Sellers dell’Università di Manchester (Regno Unito) ha provato a fare chiarezza, creando un nuovo simulatore per ricostruire l’andatura e la velocità dei T. rex. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica PeerJ, questi dinosauri correvano molto lentamente e non superavano i 19 chilometri orari: a una velocità più alta, le sollecitazioni per i loro arti inferiori sarebbero state tali da spappolare le ossa.
Le ricerche precedenti a quella di Sellers e colleghi si erano basate sull’analisi di singole parti del T. rex, come la struttura ossea, la muscolatura o le articolazioni. A seconda delle parti anatomiche prese in considerazione, i paleontologi avevano concluso che fosse più o meno veloce. Uno dei metodi usati passava attraverso la comparazione delle zampe dei T. rex con quelle di altri animali esistenti oggi, come per esempio gli struzzi.
Sellers ha provato un approccio diverso e più completo, tenendo in considerazione un maggior numero di variabili, inserite all’interno del suo modello per ricostruire le caratteristiche biomeccaniche dei T. rex. Insieme con i suoi colleghi, si è poi concentrato sulle sollecitazioni subite dalla struttura ossea di un animale quando si mette a correre, compiendo passi più lunghi e continui salti. La velocità che raggiunge è commisurata non solo alla sua potenza muscolare, ma anche alla capacità delle ossa di reggere alla continua e ripetuta compressione: c’è un limite fisico oltre il quale si fratturerebbero.
Il modello di Sellers e colleghi dice che un T. rex di medie dimensioni, quindi dal peso intorno alle 7 tonnellate, non avrebbe potuto raggiungere velocità superiori ai 19 chilometri orari durante la corsa. Questo limite non era dovuto alla potenza muscolare, come ipotizzato in altri studi, ma al fatto che oltre quella velocità un T. rex in corsa si sarebbe fratturato da solo le ossa delle zampe facendo una brutta fine.