Perché la moschea di Gerusalemme è così importante per i palestinesi
Gli scontri degli ultimi giorni, ma anche i negoziati di pace più recenti, hanno tutti a che fare col controllo sulla famosa Spianata delle moschee
Gli ultimi scontri avvenuti in Palestina tra israeliani e palestinesi sono iniziati dopo l’installazione di alcuni metal detector all’ingresso della Spianata delle moschee di Gerusalemme e il divieto di accesso al luogo sacro per gli uomini con meno di 50 anni. Non è la prima volta che la Spianata delle moschee – e in particolare la moschea al Aqsa, la parte del complesso riservata alle preghiere guidate – finisce al centro di scontri e tensioni fra palestinesi e israeliani: c’entra anche con l’inizio della più recente serie di violenze tra israeliani e palestinesi, quella cominciata nell’autunno del 2015, e con la cosiddetta “seconda intifada”, durata dal 2000 al 2005 (causata da una provocatoria passeggiata dell’allora capo del Likud – il principale partito di centrodestra israeliano, lo stesso di Benjamin Netanyahu – Ariel Sharon). Lo status della Spianata è stato anche la ragione per cui sono fallite le ultime vere trattative di pace, tenute a Camp David (Stati Uniti) nel 2000.
Il fatto è che la Spianata delle moschee è un importantissimo luogo sacro sia per i musulmani che per gli ebrei e i cambiamenti nello status quo con cui è gestita – l’accesso alla Spianata è gestito dalle autorità israeliane, che si occupano anche della sicurezza, ma solo i musulmani ci possono pregare – sono percepiti come qualcosa di molto grave dai palestinesi. Per darvi un’idea: la riconquista della Spianata delle moschee viene spesso citata come una priorità dai gruppi palestinesi radicali ed è per questo motivo che una delle milizie palestinesi più attive dai primi anni Duemila in avanti si chiama Brigata dei Martiri di al Aqsa.
Perché la Spianata delle moschee è un luogo sacro?
La Spianata delle moschee, che si trova su una collina all’interno della cosiddetta città vecchia di Gerusalemme, è il principale complesso religioso della città. Oltre ad al Aqsa l’edificio più importante è la cosiddetta Cupola della roccia, costruita nel luogo dove secondo l’Islam il profeta Maometto salì in cielo; ebrei e musulmani inoltre concordano sul fatto che la roccia sulla quale avvenne questa ascensione, conservata all’interno della Cupola della roccia, è la stessa su cui il patriarca biblico Abramo stava per sacrificare suo figlio Isacco su richiesta di dio.
I musulmani considerano il complesso – che in arabo è chiamato الحرم القدسي الشريف, al Ḥaram al Sharif – il terzo luogo sacro più importante al mondo dopo la Mecca e Medina, in Arabia Saudita. In un’intervista a BBC Sheikh Azzam al Khatib al Tamimi, il capo dei custodi musulmani della Spianata delle moschee, ha spiegato che per l’Islam la moschea al Aqsa è il «posto più vicino al paradiso». I musulmani palestinesi, di conseguenza, si sentono come i custodi di un luogo sacro rispettato in tutto il mondo islamico (che resta sensibile a quello che succede alla Spianata, come testimoniano le manifestazioni di solidarietà ai palestinesi di questi giorni in Turchia, Libano e Yemen, ad esempio).
La Cupola della roccia, il 30 gennaio 2009 (AP Photo/Muhammed Muheisen)
Dove sta il problema? Nello stesso luogo in cui si trova la Spianata delle moschee, quasi duemila anni fa, sorgeva il Secondo Tempio, il principale luogo sacro per gli ebrei, che fu distrutto dai Romani nell’assedio di Gerusalemme del 70 d.C. e mai più ricostruito. Del Tempio rimane solamente un muro esterno che oggi è diventato il luogo di culto più importante per gli ebrei, e che è situato pochi metri più in basso della moschea al Aqsa: il cosiddetto Muro del pianto. Gli ebrei si riferiscono all’intero complesso religioso come הַר הַבַּיִת, Har HaBayit, letteralmente “il monte della casa [di Dio]”. È per questa ragione che in inglese è diventato Temple Mount, “il monte del tempio”. A complicare ulteriormente le cose, a poca distanza dalla Spianata è situata la Basilica del Santo Sepolcro, il luogo dove secondo i cristiani Gesù Cristo è stato seppellito e poi è risorto.
Chi controlla la Spianata delle moschee?
Il controllo dell’accesso alla Spianata è in mano alle autorità israeliane dalla fine della Guerra dei sei giorni, nel 1967: per non trasformare il conflitto in una guerra di religione, l’allora ministro della Difesa israeliano fece rimuovere la bandiera israeliana che i soldati avevano issato al di sopra della Cupola della roccia dopo la sua conquista. Gli ebrei possono pregare solo nella zona lungo il Muro del pianto, raggiungibile tramite un ingresso separato. A decidere chi prega sono i custodi musulmani della Spianata, appartenenti al Waqf di Gerusalemme, una fondazione religiosa controllata dalla Giordania: è così sempre dalla fine della Guerra dei sei giorni, durante la quale, prima della vittoria di Israele, era stata la Giordania a controllare la parte di Gerusalemme dove si trova la Spianata. Il Waqf si è espresso contro la decisione di Israele di installare i metal detector all’ingresso della Spianata, dicendo che sono stati un modo per aumentare il proprio potere sul complesso.
Le ultime trattative di pace tra palestinesi e Israele, quelle che avvennero nel 2000 tra Yasser Arafat, ai tempi capo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), e l’allora primo ministro israeliano Ehud Barak, fallirono, tra le altre cose, perché Arafat rifiutò un nuovo compromesso sulla Spianata delle moschee che avrebbe dato ai palestinesi la custodia dell’intero complesso senza però esercitarne la sovranità, e che agli israeliani avrebbe lasciato il controllo sul Muro del pianto.