Tra i bonobo comandano le femmine e si fa molto sesso
A differenza di tutte le altre grandi scimmie vivono in una società matriarcale e non si accoppiano solo per fare cuccioli
I bonobo sono – insieme agli scimpanzé – gli animali viventi più simili agli esseri umani e hanno una certa reputazione tra i ricercatori per il modo in cui fanno sesso. Per via delle loro abitudini sessuali sono spesso descritti come “scimmie hippie”, raramente aggressive e sempre eccitate. Naturalmente sarebbe esagerato sostenere che abbiano di continuo rapporti e pensare che non lottino mai tra loro, ma è vero che i bonobo fanno sesso in modo diverso dalle altre scimmie e hanno anche un’altra caratteristica per cui sono animali particolarmente interessanti: sono le uniche tra le grandi scimmie (o ominidi) a vivere in una società matriarcale.
Il nome scientifico dei bonobo è Pan paniscus e sono chiamati anche scimpanzé pigmei o scimpanzé nani. Il loro nome comune fu usato per la prima volta nel 1954 e si pensa che derivi da un errore di lettura: sulle casse in cui capitava che fossero trasportati e spediti spesso c’era scritto “Bolobo”, il nome di una località congolese in cui venivano portate le scimmie catturate nella foresta; secondo un’altra interpretazione il nome deriva da una parola Bantu che significa “antenato”. I bonobo sono diversi dagli scimpanzé (Pan troglodytes) per molti aspetti del loro comportamento e per il loro aspetto fisico: a differenza degli scimpanzé, hanno la pelle del muso (labbra escluse) nera e sono un po’ più piccoli; inoltre le femmine di bonobo sono grandi quasi quanto i maschi, mentre i maschi di scimpanzé sono visibilmente più grandi delle femmine. I bonobo vivono solo nelle foreste della Repubblica Democratica del Congo, in Africa, e si stima che in natura ne siano rimasti tra i 15mila e i 20mila esemplari, anche se potrebbero esserci altre popolazioni sconosciute agli studiosi. Negli zoo e nei centri di studio delle grandi scimmie ce ne sono 750. Si pensa che si siano differenziati come specie per via di un cambiamento del corso del fiume Congo, che un po’ più di un milione di anni fa li avrebbe separati dagli scimpanzé, in modo definitivo dato che nessuna delle due specie sa nuotare.
Sappiamo che i bonobo sono una specie diversa dagli scimpanzé solo dal 1929 e solo dagli anni Settanta abbiamo cominciato a scoprire gli aspetti comportamentali che li distinguono. L’ultima scoperta è molto recente, se ne parla in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology il 10 luglio: anche se le femmine di bonobo si accoppiano con molti maschi diversi, alla fine fanno cuccioli solo con i loro preferiti. È un tassello importante per capire la società dei bonobo, che a differenza di quella degli scimpanzé non è basata su gerarchie maschili e sull’uso della violenza, ma su un matriarcato in cui il sesso è usato per risolvere i conflitti, sia tra maschi e femmine, che tra femmine e femmine e maschi e maschi.
Il primo a osservare il ruolo delle femmine nella società dei bonobo è stato il primatologo giapponese Takayoshi Kano, negli anni Settanta. Kano si accorse che le femmine di bonobo non erano marginalizzate e spesso oggetto di violenza da parte dei maschi come succede nella società degli scimpanzé e di altri primati che a volte forzano le femmine ai rapporti sessuali. Al contrario erano le femmine a dominare sui maschi. Questa cosa avviene anche in altre specie animali, come gli elefanti e le orche, ma in nessun’altra specie di grandi scimmie. Non si sa con esattezza perché tra i bonobo siano le femmine a comandare, anche se probabilmente dipende dal sesso, o meglio dal fatto che le femmine facciano sesso con i maschi non solo quando sono in calore.
Un articolo pubblicato nel 2016 sulla rivista BMC Evolutionary Biology dice che fisiologicamente i genitali delle femmine di bonobo appaiono “in calore”, cioè più gonfi e di un colore diverso rispetto ai periodi non fertili, fino a 31 giorni di seguito: essendo un periodo di tempo molto lungo i maschi di bonobo non riescono ad assicurarsi che dopo il loro primo accoppiamento con una femmina questa non abbia rapporti con altri maschi, e per questa ragione la competizione tra i maschi di bonobo, così come la violenza sulle femmine, ha perso significato. Per farla semplice: le femmine di bonobo sono troppo libere sessualmente perché abbia senso lottare per loro o costringerle a fare sesso con la forza. Per aumentare le probabilità di riuscire a fecondare una femmina, i maschi di bonobo usano altre strategie, ad esempio passare molto tempo insieme alle femmine e prendersene cura pulendole.
Takayoshi Kano fu anche il primo a osservare varie pratiche sessuali dei bonobo diverse da quelle delle altre grandi scimmie. In un articolo pubblicato nel 1980 sulla rivista Journal of Human Evolution, descrisse il modo in cui due femmine di bonobo si avvicinano l’una all’altra, si fissano e poi «iniziano a massaggiarsi i genitali (probabilmente la clitoride) a vicenda ritmicamente e rapidamente» per 20 secondi circa, ma in alcuni casi anche per più di un minuto. Kano osservò anche che un terzo degli accoppiamenti tra maschi e femmine avviene nella cosiddetta “posizione del missionario”, cioè in modo da vedersi in faccia, che le femmine si accoppiano con molti maschi diversi, a volte con esemplari molto giovani e che capita che anche i maschi si tocchino i genitali a vicenda o li mettano in contatto tra loro. Altri studiosi nel tempo si sono accorti che i bonobo si accoppiano anche prima del raggiungimento della maturità sessuale e in questi casi a volte capita che facciano sesso orale o si bacino con la lingua.
Queste osservazioni diffusero l’idea dei bonobo come di scimmie fissate con il sesso, ma non è proprio così. La frequenza degli atti sessuali tra i bonobo non è così alta come potrebbe sembrare da queste osservazioni: la masturbazione reciproca e il sesso non a scopo riproduttivo avviene quasi sempre quando c’è un conflitto o bisogna prendere delle decisioni, non per ragioni ricreative. Come hanno spiegato i primatologi Zanna Clay e Frans de Waal in un articolo pubblicato sulla rivista Behaviour nel 2014, quando un gruppo di bonobo raggiunge un albero carico di frutta le femmine si toccano i genitali per non scontrarsi su chi debba scegliere il cibo per prima: si calmano e poi si mettono a mangiare insieme. Un altro contesto in cui avviene la masturbazione reciproca è quando c’è tensione tra due gruppi rivali, contesti nei quali gli scimpanzé hanno comportamenti molto violenti e arrivano a uccidersi a vicenda.
Non è vero però che i bonobo sono sempre pacifici e lo si vede soprattutto tra quelli in cattività, visto che l’ambiente artificiale e meno competitivo che si crea negli zoo fa sì che le femmine siano più potenti di quanto sarebbero in natura. Queste femmine possono essere anche molto violente verso i maschi: ad alcuni maschi in cattività mancano pezzi delle dita o addirittura del pene perché sono stati morsi da una femmina. La differenza nella taglia e nella forza fisica – le femmine di bonobo sono comunque un po’ più piccole dei maschi – non è un problema quando una femmina vuole attaccare un maschio, perché può contare sul sostegno delle altre femmine: quando un maschio si comporta aggressivamente, vuole dominare una femmina o impossessarsi del cibo disponibile, le femmine lo attaccano insieme. In ogni caso, non sono mai aggressive quanto i maschi di scimpanzé.
Spesso i maschi ottengono il cibo a disposizione del gruppo – in alcuni casi si tratta della carne di giovani antilopi della foresta, animali che i bonobo riescono a cacciare – solo quando la loro madre gliene dà un po’. A volte sembra che “offrano sesso” alle femmine in cambio di cibo. Detto questo alcuni maschi hanno una posizione di superiorità rispetto a certe femmine: sono i maschi figli delle femmine più in alto nella gerarchia sociale. Gli autori di uno studio pubblicato nel 2010 su Proceedings of the Royal Society B hanno scoperto che spesso le madri aiutano i propri figli maschi ad avvicinarsi ad altre femmine in calore e ad accoppiarsi con loro.
Gli scienziati che studiano i bonobo spesso mostrano loro dei video per studiare la loro empatia e capire quali siano le loro preferenze. In questa fotografia un esemplare femmina di bonobo dello zoo Wilhelma di Stoccarda, in Germania, guarda un “video porno”, il 25 novembre 2013 (BERND WEISSBROD/AFP/Getty Images)
La giornalista scientifica Angela Saini – che da poco ha pubblicato un saggio che smonta le vecchie teorie sull’inferiorità delle donne e spiega le ultime scoperte scientifiche sulle differenze tra i sessi – ha scritto per Quartz un articolo sulla società dei bonobo perché sapere come funziona ha creato nuove domande sulla storia dei nostri antenati: è possibile che le specie da cui discendono gli esseri umani fossero più simili ai bonobo che agli scimpanzé? È possibile che vivessero in società più egualitarie di quelle che hanno caratterizzato la maggior parte della storia umana? Se così fosse verrebbe definitivamente smontata quella teoria, condivisa da alcuni scienziati, che le strutture sociali dominate dai maschi siano “naturali”.
La possibile somiglianza tra le società dei nostri antenati e quella dei bonobo potrebbe essere confermata in futuro dalle ricerche sulla cosiddetta “autodomesticazione”, cioè quel processo che secondo alcuni biologi e antropologi ci ha reso “più umani” e meno simili agli altri animali selvatici e che sarebbe in atto anche nei bonobo. A sostegno di questa tesi – di cui parla il divulgatore Richard C. Francis nel saggio Addomesticati – c’è ad esempio il fatto che i bonobo maschi e femmine siano più o meno grandi uguali: in tutte le specie addomesticate le grosse differenze di taglia, spesso presenti nelle specie selvatiche, sono meno accentuate. A un maggior grado di domesticazione corrisponde anche una minore aggressività, cosa che sicuramente contraddistingue i bonobo rispetto agli scimpanzé.
Detto questo, fare confronti tra la specie umana e altre specie animali è complicato e spesso scorretto, anche quando pensiamo a quelle più simili a noi come gli scimpanzé e i bonobo, perché ogni specie è diversa dalle altre e perché il comportamento delle persone è in gran parte dovuto ai cambiamenti delle società umane: la cultura ha cambiato molto il modo in cui le persone vivono e le differenze, anche molto grandi, nello stile di vita e nella struttura sociale delle diverse popolazioni umane (comprese quelle matrilineari, come i Mosuo cinesi) dimostrano come sia difficile capire come eravamo “allo stato di natura”. Potremmo non sapere mai come si comportavano i nostri antenati.
Per tornare ai bonobo, bisogna dire che sono animali affascinanti non solo per la loro società e per le loro abitudini sessuali, ma anche per la loro intelligenza, che ci fa capire quanto siano effettivamente vicini agli esseri umani. Ad esempio, un bonobo può imparare ad accendere il fuoco con un fiammifero e arrostire delle caramelle (marshmallow) – lo sa fare il bonobo Kanzi, che vive nello Iowa, negli Stati Uniti, ed è molto famoso per le sue capacità – e poi i bonobo, come le persone, ridono.
Un’ultima cosa: i bonobo sono una specie a rischio di estinzione. Dal 1996 sono classificati come endangered nella “lista rossa” sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali del pianeta dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). I maschi di bonobo raggiungono la maturità sessuale a nove anni, le femmine tra i sei e i nove anni e hanno gravidanze lunghe più di sette mesi: devono lasciar passare fino a sei anni tra una gestazione e l’altra per prendersi cura dei cuccioli: il ritmo lento di riproduzione li rende a maggior rischio di estinzione rispetto ad altre specie.
La loro situazione è meno grave di quella dei gorilla e degli oranghi, che sono in pericolo di estinzione critico, ma non va comunque sottovalutata. Si pensa che negli ultimi vent’anni la popolazione dei bonobo in natura sia notevolmente diminuita e si prevede che continuerà a diminuire nei prossimi sessant’anni. Le minacce alla sopravvivenza dei bonobo sono la caccia di frodo – sia per scopi alimentari che per vendere i bonobo come animali domestici, soprattutto in Cina – e, in misura minore, la distruzione del loro habitat naturale con la deforestazione.