Putin usa il judo come mezzo di propaganda?
Il presidente russo compare in diversi video che esaltano le sue capacità nelle arti marziali, ma le cose potrebbero non essere come sembrano
Negli ultimi quindici anni il presidente russo Vladimir Putin ha voluto mostrare un’immagine di sé molto particolare: quella di un uomo forte e coraggioso, che in fondo però sa anche essere magnanimo. Putin si è spesso fatto fotografare mentre fa-cose: per esempio mentre cavalca a petto nudo, sbuca alla guida di un sottomarino oppure suona il pianoforte (anche se quest’ultima iniziativa è stata un po’ fallimentare).
L’atto extra-politico che si associa spesso a Putin è il judo. Esistono decine di video che mostrano Putin in judogi – la casacca con cui si pratica la disciplina – mentre combatte contro avversari più giovani o più grossi di lui, oppure mentre scambia pareri e consigli tecnici con cinture nere o atleti della nazionale russa. Putin è presidente onorario della federazione internazionale del judo, l’anno scorso è stato annunciato che un libro sul judo di cui è co-autore sarebbe stato distribuito a sette milioni di bambini, mentre qualche anno fa ha raggiunto l’ottavo dan di cintura nera (uno dei gradi più alti, visto che ne esistono dieci). Un recente articolo del Washington Post ha provato a capire se Putin sia davvero così bravo nel judo, ma la questione più interessante è un’altra: e cioè come il judo possa facilmente diventare uno strumento di propaganda, soprattutto per come è praticato e insegnato oggi.
Cose da sapere
Il judo fu inventato alla fine dell’Ottocento in Giappone e poi, a partire dal Novecento, si diffuse in tutto il mondo: fin dal principio, si è sviluppato come uno sport basato sul rispetto dell’avversario, e sull’idea di poter praticare una forma di combattimento il meno pericolosa e violenta possibile, concentrata sull’eleganza e sull’efficacia dei movimenti. Nel corso del tempo si è evoluto in una specie di arte marziale, le cui gare di combattimento sono presenti anche alle Olimpiadi. Oggi è praticato, oltre che in Asia, in Europa occidentale, Brasile, Cuba e Russia, dove viene incoraggiato sin dai tempi dell’Unione Sovietica.
Il judo è rimasta l’arte marziale meno violenta in assoluto: si pratica su materassini studiati per attutire le cadute, nei regolamenti esistono severissime restrizioni su dove e come colpire l’avversario, e le prime cose che vengono insegnate ai bambini che lo praticano sono i modi migliori per cadere senza farsi male. L’addestramento per diventare un bravo judoka consiste soprattutto nell’eseguire mosse e insieme di tecniche – detti kata – nella maniera più precisa ed elegante possibile, mentre le fasi di combattimento vero e proprio occupano solo una piccola parte dell’allenamento. Nel judo, anche quello “dei grandi”, la precisione nell’eseguire le mosse e il rispetto dell’avversario sono talmente centrali che condizionano tutti i principali esercizi di allenamento.
Uno dei più praticati è il cosiddetto randori, in cui due judoka si alternano nell’eseguire delle mosse sull’avversario, variando di volta in volta in maniera impercettibile le pressioni e i movimenti per trovare la combinazione che renda più efficace possibile la tecnica (durante i combattimenti, vince chi riesce a mandare schiena a terra l’avversario nella maniera più “pulita” possibile). In questo esercizio, a turno, uno dei due judoka prova la tecnica – il suo ruolo si chiama tori, come in molte altre arti marziali – mentre chi la subisce si chiama uke. Fra tori e uke esiste un grande rapporto di collaborazione, nello spirito del judo: tori prova ad eseguire la mossa al meglio delle sue possibilità, e uke cerca di accompagnare i movimenti dell’altro col proprio corpo e cadere nella maniera più armoniosa possibile, per evitare di farsi male.
Cosa c’entra tutto questo con Putin?
Il judo è perfetto per Putin perché nella maggior parte dei suoi video lo si vede mentre pratica del randori nel ruolo di tori: cioè di quello che attacca l’avversario e lo schianta al tappeto, senza mai essere attaccato a sua volta. Chi non conosce il judo potrebbe scambiare il randori per un combattimento vero – e quindi pensare che Putin sia fortissimo; oppure potrebbe ritenere Putin in grado di sollevare omoni molto più grandi di lui. I video in cui Putin fa uke sono praticamente inesistenti.
Nel randori il judoka che fa uke ce la mette tutta per far riuscire al meglio la tecnica dell’avversario: accentuare una caduta o un movimento che accompagni quelli dell’avversario è la norma. Lo si vede bene in questo servizio di Associated Press realizzato nei primi anni Duemila durante una visita in Giappone. Il video mostra Putin durante un combattimento con alcuni piccoli judoka: al minuto 0:35 Putin si schianta sul materassino dopo essere stato appena sfiorato da un bambino che pesa più o meno la metà di lui.
Un combattimento “vero” è molto diverso e infinitamente meno spettacolare di quello che si vede in un esercizio di randori: i judoka di alto livello passano la maggior parte del loro tempo ad attendere l’avversario con braccia alte e il bacino all’indietro per evitare di essere facilmente sbilanciati. È rarissimo assistere a una tecnica eseguita in modo davvero pulito ed elegante, o a una caduta che avviene in armonia col movimento di chi attacca.
OK: ma Putin è forte o è scarso?
È difficile dirlo, perché esistono pochissime testimonianze di suoi combattimenti “veri”. Per esempio c’è questo video del 2016, dove fra l’altro lo si vede fare randori con Ezio Gamba, judoka italiano medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca 1980 e successivamente naturalizzato russo: dal minuto 1:08, si vede Putin combattere brevemente con Irina Zabludina, una judoka russa che compete nella categoria sotto i 57 chili. Zabludina sembra gareggiare senza grande impegno, e Putin riesce a schienarla senza grande difficoltà un paio di volte, prima di venire schienato a sua volta verso la fine del video.
La bravura di un judoka, come detto, non si misura in un combattimento: a giudicare dalle mosse che esegue nei vari esercizi di randori, sembra che Putin sia in buona forma per avere 64 anni (e soprattutto per non praticare judo tutti i giorni, come i judoka agonisti). Le sue mosse preferite sembrano essere Ippon seoi nage (in cui l’avversario viene proiettato davanti a tori girato di spalle, come fa qui) e Tai Otoshi, una specie di sgambetto laterale: due tecniche base molto semplici da eseguire, soprattutto durante un randori. Uno dei suoi momenti migliori è contenuto in un video del 2009 in cui esegue in maniera abbastanza aggraziata – sempre durante un randori – Tomoe-nage, una delle tecniche più spettacolari di tutto il judo, in cui l’avversario viene lanciato per aria con un movimento del piede di tori sul suo bacino. Putin esegue la mossa piuttosto bene, anche se il movimento iniziale e quello finale non sono proprio perfetti.