La giornata di un lottatore di sumo
Foto bellissime che ne raccontato la rigida routine: due pasti al giorno, allenamenti e lunghi sonnellini pomeridiani per non perdere peso
A inizio mese a Issei Kato e Ami Miyazaki, fotografo e giornalista di Reuters, è stato permesso di assistere a una giornata tipo dei lottatori di sumo nell’accademia di Tomozuna, una scuola antica a prestigiosa, e di scattare foto che ne raccontano la routine giornaliera.
I lottatori si trovavano temporaneamente al tempio di Ganjoji Yakushido a Nagoya per prepararsi al prossimo torneo. Ogni mattina si allenano per più di tre 3 ore, fino alle 10.30, e poi firmano gli autografi e si fanno foto con i fan, in attesa del primo dei loro due pasti giornalieri.
I pasti, preparati dai lottatori più giovani, comprendono piede di maiale, sardine grigliate e fritte, riso al vapore e un piatto a metà tra una zuppa e uno stufato tipico della tradizione del sumo, chiamato chanko nabe.
Subito dopo pranzo, per mantenere il proprio peso, c’è il momento del sonnellino pomeridiano, che dura diverse ore ed è fatto indossando maschere d’ossigeno per aiutare la respirazione.
Negli ultimi anni il sumo giapponese ha attraversato una lunga crisi di popolarità, che ha portato a una drastica diminuzione del numero di praticanti, soprattutto fra i più giovani, e di recente la disciplina è stata dominata da lottatori stranieri, tra cui alcuni molto forti provenienti dalla Mongolia, come Tomozuna Oyakata (conosciuto anche con il nome di Kyokutenho), che è stato uno dei primi a praticare lo sport in Giappone, negli anni Novanta, e ora è il maestro dell’accademia.
In Giappone il declino del sumo è stato causato da un progressivo calo di interesse verso alcune tradizioni legate alla disciplina, a partire da alcune regole molto rigide legate alla vita di un lottatore: gli aspiranti devono infatti lasciare la scuola a 15 anni e frequentare un collegio dove tutto viene regolamentato, dalla dieta al taglio di capelli.