Jane Austen, che non era una scrittrice da donne
L'autrice di "Orgoglio e pregiudizio", morta 200 anni fa, scrisse di famiglie e matrimoni e per molto tempo ebbe soprattutto fan uomini
di Ludovica Lugli – @Ludviclug
Jane Austen, famosa scrittrice inglese autrice tra gli altri di Orgoglio e pregiudizio, morì il 18 luglio 1817, duecento anni fa. Visse 41 anni, e nel corso della sua vita furono pubblicati solo quattro dei suoi sei romanzi. Austen è considerata comunque uno dei più importanti scrittori di lingua inglese della storia della letteratura e tuttora le sue opere continuano a ispirare film e altri romanzi e a vendere copie; è anche stata scelta per comparire sulle nuove banconote da 10 sterline, che saranno presentate oggi nella cattedrale di Winchester, dove la scrittrice è sepolta.
Spesso chi non ha mai letto i suoi romanzi, ma magari ha visto o intravisto alcuni dei film che ne sono stati tratti, pensa che Austen scrivesse romanzi rosa, magari un po’ più sofisticati di quelli che vengono scritti oggi, ma comunque opere dedicate a un pubblico femminile. È una cosa che succede perché la trama di ciascun romanzo di Austen ha la stessa struttura: c’è una giovane donna non sposata e un uomo di cui è innamorata o di cui si innamora nel corso della storia; ci sono degli ostacoli al fatto che possano stare insieme, ad esempio problemi economici, il rapporto con le proprie famiglie o altri corteggiatori e corteggiatrici; alla fine però ogni romanzo finisce bene, con il matrimonio della protagonista – delle protagoniste nel caso di Ragione e sentimento – con l’uomo giusto per loro, quello che il lettore sperava fin dall’inizio.
I romanzi di Jane Austen però non sono solo questo e un tempo i fan della scrittrice – i cosiddetti Janeites – erano in gran parte uomini. È vero che Austen ambientò i suoi romanzi nelle situazioni che conosceva per esperienza personale, cioè tra balli e ricevimenti nelle case di campagna dell’aristocrazia e dell’alta borghesia inglesi di inizio Ottocento, ma non si può dire che i suoi romanzi siano solo delle storie d’amore.
Le basi
Jane Austen scrisse sei romanzi e varie opere giovanili più brevi; nell’ultimo anno della sua vita aveva cominciato a lavorare a un settimo romanzo, che però rimase incompiuto. Due dei suoi sei romanzi, il primo che scrisse e l’ultimo che completò, furono pubblicati dopo la sua morte. Alla prima pubblicazione nessuno dei suoi lavori aveva il nome di Austen in copertina – sul primo c’era scritto solo «by a Lady» – ma i lettori sapevano che erano scritti dalla stessa persona. Probabilmente li conoscete già, sono:
- Ragione e sentimento, pubblicato nel 1811, ha per protagoniste due sorelle con caratteri molto diversi, rappresentati dai termini antitetici del titolo;
- Orgoglio e pregiudizio, pubblicato nel 1813, è il più famoso dei romanzi di Austen; è quello con Elizabeth “Lizzie” Bennet e Mr Darcy, che per molte donne rappresenta il prototipo dell’uomo ideale, soprattutto da quando è stato interpretato da Colin Firth (che probabilmente è molto diverso da come Austen si immaginava il personaggio) nella miniserie televisiva del 1995; avrete sentito il suo incipit mille volte («È verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie»);
- Mansfield Park, pubblicato nel 1814, è un po’ considerato “il romanzo di Jane Austen che non è il preferito di nessuno”; quando uscì non ebbe molto successo tra i critici, ma ai lettori piacque molto. È anche il più lungo, circa 500 pagine nelle edizioni italiane;
- Emma, pubblicato nel 1815, è quello dell’eroina “che piaceva solo a Jane Austen” per suo stesso proposito. È l’unica delle protagoniste di Austen a essere ricca e per questa ragione a non avere la necessità di sposarsi. È viziata e saputella e per molti lettori contemporanei è lei il suo personaggio migliore e non Elizabeth Bennet;
- L’abbazia di Northanger, pubblicato postumo nel 1818, è il primo romanzo che Austen scrisse ed è anche una forma di presa in giro nei confronti di una moda letteraria dell’epoca, quella dei romanzi gotici, ambientati in lugubri castelli. Insieme a Mansfield Park è il meno letto;
- Persuasione, anch’esso pubblicato nel 1818; Austen lo scrisse alla fine della sua vita e per la sua storia – la seconda possibilità di una donna non più tanto giovane, almeno per i parametri dell’epoca, e non più bella, con il suo primo amore – è considerato l’opera più matura di Austen e per questo diversa dalle altre.
Il settimo romanzo di Austen, di cui la scrittrice riuscì a scrivere solo i primi capitoli, fu pubblicato nel 1925 con il titolo Sanditon, sebbene Austen stessa non avesse avuto il tempo di decidere come chiamarlo. Ci lavorò da gennaio 1817 a marzo dello stesso anno, quando cominciò a sentirsi troppo male per continuare a scrivere. Sarebbe stato ambientato tra un gruppo di villeggianti particolarmente ipocondriaci, come già altri personaggi dei romanzi precedenti.
La breve vita di Jane Austen
Le cose che sappiamo di Jane Austen non sono molte, e quelle poche provengono da una sua biografia, A memoir of Jane Austen (1869), che fu scritta molti anni dopo la sua morte e da un nipote, James Edward Austen-Leigh, che non era stato testimone in prima persona di tutti i fatti che raccontò e probabilmente ne romanzò alcuni. Avremmo potuto sapere molte più cose se nel 1843 sua sorella Cassandra, che visse con lei per la maggior parte della sua vita e come lei non si sposò mai, non avesse distrutto le lettere che le scrisse.
Sappiamo che Jane Austen nacque il 16 dicembre 1775, che era figlia di un pastore anglicano e che era la penultima di otto figli, sei maschi e due femmine, cioè lei e Cassandra. Entrambe le sorelle furono istruite e la propensione per la scrittura di Jane fu sempre incoraggiata dalla sua famiglia. Austen cominciò a scrivere i romanzi che la resero famosa nel 1795, a vent’anni. Non si sposò mai, anche se si pensa che si innamorò dell’avvocato irlandese Thomas Langlois Lefroy, e ricevette una proposta di matrimonio che accettò e rifiutò nel giro di un giorno. Dopo la morte del padre, nel 1805, fu mantenuta, insieme alla sorella e alla madre, dai fratelli.
Nel Jane Austen House Museum di Chawton, nel Regno Unito, è conservato, tra le altre cose, un tavolino su cui Austen scrisse parte dei suoi romanzi (Anna Tomforde/picture-alliance/dpa/AP Images)
Tra le cose che non sappiamo di Austen c’è anche la causa della sua morte. Austen cominciò a stare male all’inizio del 1816 e peggiorò progressivamente. A partire dalla descrizione che ne fece James Edward Austen-Leigh, alcuni studiosi hanno cercato di capirci di più. Le ipotesi principali sono state quella del morbo di Addison, una malattia del sistema endocrino, e del linfoma di Hodgkin, una malattia del sangue. Nell’ultimo anno si è cominciato a parlare di una nuova teoria, secondo cui Austen sarebbe morta per un involontario avvelenamento da arsenico.
Sappiamo qualcosa anche sull’aspetto fisico di Austen, ma non molto. La rappresentazione più affidabile del suo volto è un disegno della sorella Cassandra, realizzato nel 1810 circa; il disegno fece da modello per disegni successivi, in cui l’aspetto di Austen fu notevolmente abbellito. Anche di questa faccenda si è parlato di recente, perché le attiviste femministe che avevano insistito perché sulle nuove banconote da 10 sterline ci fosse la faccia di una donna illustre e non di un uomo illustre non hanno apprezzato che il volto di Austen sia stato abbellito nella grafica delle nuove banconote.
Novelist Jane Austen was born #onthisday in 1775. This frank portrait sketch is by her sister and closest confidante Cassandra. pic.twitter.com/9EduwGsFpI
— National Portrait Gallery (@NPGLondon) December 16, 2016
Dieci anni fa, sulla vita di Jane Austen fu fatto un film con Anne Hathaway e James McAvoy, Becoming Jane. È ovviamente una versione romanzata della sua vita, e mette insieme quel poco che sappiamo dei suoi aspetti sentimentali dalle lettere rimaste e varie scene e personaggi inventati presi in prestito dai romanzi di Austen. Nel film, che ad alcuni è piaciuto e ad altri no (su IMDb ha 7,1 stelle su 10), si ipotizza che Thomas Lefroy sia stato l’unico uomo di cui Austen si sia innamorata, ricambiata. È vero che in tarda età Lefroy raccontò a un nipote di essere stato innamorato di Austen (lo definì «un amore da ragazzo») e chiamò la sua prima figlia femmina Jane.
I lettori (e poi le lettrici) di Jane Austen
Per capire chi sono i lettori di Jane Austen – in alcuni casi impallinati del tipo peggiore – bisogna sapere prima cosa sono i suoi romanzi. Parlano di matrimonio, ma non sono romanzi rosa, sono tutti a lieto fine ma anche realistici. E non hanno quegli orfani e quelle eredità misteriose che invece sono molto comuni nei romanzi inglesi dell’Ottocento. Raccontano con umorismo la società in cui Austen viveva e i rapporti umani che vi si sviluppavano. Nella vita delle protagoniste di Austen non succede nulla di importante, devono solo essere educate e trovarsi un marito prima di finire vecchie, povere e zitelle. Però le vicende che le riguardano sono rese complicatissime dal fatto che nella loro società non si può esprimere liberamente ciò che si pensa e neppure i propri sentimenti; per questo ci sono mille fraintendimenti – non solo tra innamorati, anche tra genitori e figli e tra amici – e le relazioni evolvono molto lentamente.
Il termine Janeite, che oggi in inglese viene usato per prendere in giro accanite lettrici che si riuniscono nei club del libro e partecipano a ricostruzioni storiche dell’età della reggenza (1811-1820, gli anni in cui furono pubblicati i romanzi di Austen), fu coniato alla fine dell’Ottocento da uomini che lo consideravano una specie di titolo onorifico. Esiste anche un racconto di Rudyard Kipling, l’autore di Il libro della giungla, intitolato The Janeites (1923): racconta di alcuni reduci della Prima guerra mondiale che condividono la passione per i romanzi di Austen e di come avere questo interesse in comune, durante la guerra, li facesse sentire come all’interno di una società segreta e li aiutasse a sopportare le trincee.
All’inizio del Novecento nei club maschili di Londra chi pensava che Austen non fosse tra i grandi scrittori inglesi veniva duramente attaccato. Molti altri uomini vissuti tra Ottocento e Novecento si dichiararono grandi fan di Austen: per esempio lo fece il primo ministro del Regno Unito Benjamin Disraeli e lo scrittore Edward Morgan Forster, l’autore di Passaggio in India e Camera con vista, che nel 1924 scrisse: «Sono un Jane Austenite e per questo un po’ cretino quando si parla di Jane Austen. (…) È la mia autrice preferita! La leggo e la rileggo, con la bocca aperta e la mente chiusa. Zitto nella mia soddisfazione smisurata, penso a lei come la più gentile delle ospiti, mentre il senso critico si assopisce». La scrittrice inglese Margaret Kennedy, in un romanzo storico ambientato all’epoca di Austen e pubblicato nel 1953, fece dire a uno dei suoi personaggi, una donna: «I più grandi ammiratori di Austen saranno sempre uomini, credo. Perché mentre loro quando si stancano dei salotti possono uscirne, noi no».
In quel periodo però Austen cominciava a venire considerata una scrittrice per donne. Lo si vede dalla definizione di Janeite dell’edizione del 1947 dell’Oxford English Dictionary, che come frase di esempio dell’uso del termine ha: «Uomini mascolini come Scott e Kipling sono stati Janeites e sono stati affascinati dall’umorismo impertinente di Austen e dal realismo delle sue opere». In Italia è comune trovare i romanzi di Jane Austen nelle sezioni delle librerie dedicate ai romanzi rosa, oltre che in quelle dei classici, ma anche da noi Austen ha degli ammiratori uomini. In una vecchia introduzione a Ragione e sentimento, Pietro Citati paragonava Austen al pittore Raffaello e scriveva: «Almeno in Italia, ma non solo in Italia, non riconosciamo ancora quale sia la sua grandezza (…). I suoi vicini sono Balzac, Tolstoj, Proust, i creatori di mondi universali».
Quest’anno, per via del bicentenario della sua morte, si è parlato molto di Jane Austen e del suo rapporto con gli attivisti dell’estrema destra americana, la cosiddetta alt-right. Tutto è cominciato con un articolo pubblicato sulla rivista The Chronicle of Higher Education scritto da una studiosa di letteratura inglese della University of Colorado, Nicole M. Wright. Wright comincia l’articolo con una citazione di Milo Yiannopoulos, che parafrasa il celeberrimo incipit di Orgoglio e pregiudizio (facendo peraltro un errore sul periodo storico in cui visse Austen): «Come avrebbe detto una scrittrice vittoriana, è verità universalmente riconosciuta che una donna brutta abbia molte più probabilità di essere una femminista di una donna sexy». Per quanto Austen sia molto apprezzata e studiata dalle femministe, è finita per essere anche un personaggio apprezzato dall’estrema destra. Le ragioni sono più o meno due: il mondo di cui Austen parla è tutto di bianchi (ci sarebbe stata una donna mulatta in Sanditon) e le convenzioni sociali tradizionali sul matrimonio sono rispettate e considerate le uniche moralmente accettabili. Per questo Austen viene considerata un’autrice conservatrice. Secondo molte Janeite, però, gli ammiratori di Jane Austen di estrema destra non sarebbero davvero dei suoi lettori, ma avrebbero solo dei pregiudizi sbagliati.
I romanzi di Jane Austen guardati col computer
Questione di genere a parte, alcuni studiosi si sono interrogati sul perché i romanzi di Jane Austen continuino ad avere successo di vendita e a ispirare scrittori, registi e produzioni televisive. Il New York Times ha cercato di capirlo usando metodi computazionali, quelli presi in prestito da studiosi di letteratura che pensano di poter capire qualcosa del successo dei libri analizzando quali parole siano state scelte dagli scrittori e quante volte siano state usate. Il risultato di questo studio è interessante. La prima cosa emersa è che nei romanzi di Austen prevalgono le parole che indicano emozioni e successioni temporali e parole più astratte rispetto alla maggior parte dei romanzi inglesi di successo pubblicati tra il 1710 e il 1920. Un’altra caratteristica è il frequente uso degli avverbi e aggettivi very, much e so, che la scrittrice adoperava per scrivere frasi esagerate che avevano un senso ironico, e di verbi modali, di quelli per chiedere permesso e parlare in modo cortese. Per questo, secondo l’analisi del New York Times, quello che c’è al centro dei romanzi di Austen è «quello che sta succedendo dietro lo schermo che la buona educazione richiede».
Why has Jane Austen's work endured? It all comes down to grammar and word choice: https://t.co/9m1koyxULl via @nytimes pic.twitter.com/1HlAucr0Ed
— SAND Journal (@SANDJournal) July 13, 2017
Tutte le cose ispirate dai romanzi di Jane Austen
I romanzi di Jane Austen hanno ispirato tantissimi film e serie tv, varie forme di fan fiction opera di scrittori di professione e no, e adattamenti delle sue opere, dai più convenzionali graphic novel a Orgoglio e pregiudizio e zombie (che è esattamente quello che dice il titolo) e all’ancor più bizzarra riduzione di Orgoglio e pregiudizio con i porcellini d’India. Le prime persone a scrivere libri derivati da quelli di Austen furono i suoi stessi parenti, che pubblicarono dei sequel di alcuni dei suoi romanzi, scritti da loro. A oggi sono stati pubblicati più di cento libri in qualche modo ispirati al lavoro di Austen: alcuni sono fantasy, alcuni sono gialli, altri si spingono verso il soft-porno.
Il primo film ispirato a uno dei romanzi di Jane Austen uscì nel 1940: è Orgoglio e pregiudizio con Laurence Olivier nel ruolo di Mr Darcy. Nel tempo è uscita una trentina di film e serie tv tratte dai romanzi di Austen e molti di questi negli ultimi vent’anni, dopo che nel 1995 la serie Orgoglio e pregiudizio di BBC (quella con Colin Firth) e il Ragione e sentimento di Ang Lee con Emma Thompson, Kate Winslet, Alan Rickman e Hugh Grant ebbero grande successo. Alcuni di questi film non sono propriamente tratti da libri di Jane Austen, ma adattamenti contemporanei: è il caso di Ragazze a Beverly Hills (1995), ispirato a Emma, e Il diario di Bridget Jones (2001), sempre con Firth nel ruolo di un Darcy, ispirato a Orgoglio e pregiudizio.
Una delle scene per cui la miniserie di BBC è particolarmente piaciuta è quella in cui Firth nei panni di Mr Darcy fa un bagno in uno stagno e poi si vede con la camicia bagnata; ovviamente questa scena non c’è in Orgoglio e pregiudizio, il romanzo.
L’ultimo film ispirato a un’opera di Austen che sia stato fatto è Amore e inganni (Love & Friendship in originale) di Whit Stillman, uscito nel 2016 e interpretato, tra gli altri, da Kate Beckinsale e Chloë Sevigny. È ispirato a un’opera giovanile di Austen, il breve romanzo epistolare – cioè scritto sotto forma di una serie di lettere – Lady Susan. Stillman ha anche pubblicato una riscrittura del romanzo di Austen, in un formato più piacevole per il lettore contemporaneo di quello epistolare: si intitola Amore e inganni, ovvero Lady Susan Vernon di Jane Austen finalmente vendicata.
«Se non abbiamo voglia di leggere i libri, quali film dobbiamo guardare?»
L’anno scorso Mary Jo Murphy, critica del New York Times, ha fatto una classifica personale dei migliori film/serie tv tratte o ispirati dai romanzi di Jane Austen. È interessante e può aiutarvi se non sapete da dove cominciare.
Da Orgoglio e pregiudizio:
- la miniserie di BBC, voto: 5/5;
- Orgoglio e pregiudizio del 1940, voto: 5/5;
- Il diario di Bridget Jones, voto: 4/5;
- Orgoglio e pregiudizio del 1980, voto: 3/5;
- la miniserie tv Death Comes to Pemberley, tratta dal romanzo Morte a Pemberley di P.D. James, un sequel giallo di Orgoglio e pregiudizio, voto: 2/5;
- Orgoglio e pregiudizio del 2005, quello con Keira Knightley, voto: 2/5;
- Matrimoni e pregiudizi, cioè la versione bollywoodiana, voto: 1/5;
- PPZ, quello con gli zombie e i pugnali nelle giarrettiere, voto: zero.
Da Emma:
- Emma del 1996, con Gwyneth Paltrow, voto: 4/5;
- Ragazze a Beverly Hills, voto: 4/5;
- Emma del 1997, con Kate Beckinsale e lo stesso regista della miniserie BBC di Orgoglio e pregiudizio Andrew Davies, voto: 3/5.
Dagli altri romanzi:
- Persuasione del 1995, voto: 5/5;
- Ragione e sentimento del 1995, quello di Ang Lee che vinse un Golden Globe come miglior film drammatico e l’Orso d’oro del Festival di Berlino, voto: 4/5;
- Mansfield Park del 1999, voto: 4/5;
- L’abbazia di Northanger del 2007, di nuovo di Andrew Davies, voto: 3/5.