Gli incendi in Italia, spiegati

È davvero un anno in cui ce ne sono più del solito? Da cosa sono causati e perché? Una breve guida

(ANSA/CESARE ABBATE)
(ANSA/CESARE ABBATE)

Secondo Legambiente, in Italia dalla metà di giugno ad oggi sono bruciati 26 mila ettari di bosco, cioè tanti quanti in tutto il 2016. Nello stesso periodo ci sono state 430 richieste di intervento degli aerei antincendio, cioè un terzo in più del 2007, considerato fino ad ora l’anno peggiore per gli incendi in Italia (quell’anno bruciarono centomila ettari di boschi). Soltanto lunedì 17 luglio, i vigili del fuoco hanno effettuato 1.030 interventi diversi per incendi della vegetazione.

Perché ne stanno scoppiando?
I motivi sono soprattutto meteorologici: da settimane il clima è molto caldo e secco. Ci sono state pochissime piogge, cosa che ha causato un’emergenza idrica in diverse regioni di tutta in Italia. In situazioni simili, le fiamme si sviluppano e diffondono molto più facilmente, sia per ragioni accidentali che per motivi dolosi. Per il momento, il 2017 non è un anno eccezionale se misuriamo la superficie boschiva distrutta dagli incendi. Se però agosto dovesse rivelarsi un mese difficile come quello appena trascorso, è probabile che saranno superate le superfici bruciate degli ultimi anni. Siamo comunque ancora lontani dal record di centomila ettari del 2007.

Cosa causa gli incendi?
Il colonnello Mauro Capone, capo ufficio comando tutela forestale dei Carabinieri, ha detto al Post che quasi la totalità degli incendi ha cause umane, intenzionali o non intenzionali. «Le cause naturali, come fulmini e casi di autocombustione, nel nostro paese si contano sulle dita di una mano», ha spiegato Capone. Molto più spesso, gli incendi sono causati dall’azione involontaria dell’uomo, come ad esempio «le scintille causate dai freni di un treno, una marmitta surriscaldata parcheggiata sull’erba secca, la ripulitura dei campi che sfugge dal controllo, ma anche l’uso di lanterne cinesi durante le feste, che dopo aver preso il volo possono atterrare su un campo e innescare un incendio». Di solito la presenza degli esseri umani aumenta i rischi di incendio, ed è per questo che gli incendi si verificano spesso in località turistiche.

Accanto agli incidenti ci sono anche i casi di incendio intenzionale. Secondo Legambiente, il 60 per cento degli incendi è causato volontariamente. Chi siano i responsabili è però spesso poco chiaro. Negli ultimi giorni ci sono stati diversi arresti e denunce nei confronti di persone sorprese a cercare di iniziare un incendio, ma nella maggior parte dei casi si è trattato di persone con qualche tipo di disturbo, e non di criminali veri e propri. A Roma, ad esempio, è stato arrestato un idraulico di 22 anni residente a Busto Arsizio che era stato sorpreso a dare fuoco ad alcuni fazzoletti vicino alla pineta di Castel Fusano. In Puglia è stato denunciato un anziano che cercava di incendiare della sterpaglia ai lati di una strada con un accendino.

Allora chi è che causa gli incendi?
In alcune zone di montagna spesso la responsabilità viene attribuita ai pastori, che bruciando ettari di bosco creano nuove zone per i pascoli. Difficilmente a innescare gli incendi sono persone interessate a costruire nelle zone dove sorgevano le foreste. Il colonnello Capone ha spiegato al Post che la legge 353 del 2000 ha imposto limiti molto stringenti alle attività che si possono compiere su un terreno colpito da incendio, proprio allo scopo di limitare la possibilità che un incendio si trasformi in un affare economico. «Certo, dopo l’incendio spetta a comuni ed enti locali assicurarsi che i vincoli vengano rispettati», ha detto Capone.

La legge vieta anche per cinque anni le attività di rimboschimento, per evitare di creare un incentivo perverso a bruciare foreste con lo scopo di piantarne altre. Ministero dell’Ambiente e regioni, però, possono derogare a questa regola: molti ritengono che gli incendi degli ultimi giorni, in particolare in Campania, siano stati innescati da persone con interessi in questo settore, di solito lavoratori stagionali. Il Mattino in particolare ha scritto oggi un articolo molto duro sul tema.

Sono loro: frange di disoccupati organizzati, ex lavoratori a progetto rimasti da mesi esclusi dai finanziamenti e improvvisamente blanditi da qualcuno che ha interesse a risistemare le cose. Oggi hanno acceso le fiamme e hanno distrutto presente e futuro del paesaggio naturale, domani li vedremo lì sul posto: con il kit dell’emergenza, a ripulire dai detriti, a bonificare territori, a piantare nuove specie di vegetazione, a fare le sentinelle del territorio.

Anche lo scrittore Roberto Saviano ha indicato in questa categoria i possibili responsabili degli incendi.

Sono stati usati animali vivi per innescare gli incendi?
Sempre il Mattino di Napoli ha scritto che gli incendi che avevano colpito le pendici del Vesuvio erano stati usati innescando “animali vivi”, come gatti cosparsi di benzina (l’articolo si può ancora leggere qui). La notizia è stata smentita, ma magistrati e corpo forestale hanno confermato che gli incendi che hanno colpito il Vesuvio sono di origine dolosa.

Come mai quest’anno la situazione sembra particolarmente grave?
Al momento gli incendi hanno distrutto una quantità di foresta pari a quella distrutta nell’intero 2016. Non è ancora detto, però, che quest’anno si supererà di molto le distruzioni di quello precedente; dipende da come andrà il mese di agosto: se fosse umido e piovoso, la quantità di terreno distrutto potrebbe essere meno elevata. In ogni caso siamo ancora molto lontani dalla quantità di ettari distrutti nell’anno record, il 2007: 26 mila ettari contro circa 100 mila. Il colonnello Capone ha ricordato che gli incendi sono un fenomeno ciclico: ogni 3-4 anni si assiste a una particolare distruzione, dovuta in genere a condizione meteorologiche particolarmente favorevoli alla diffusione degli incendi.

Cosa si dice su prevenzione e soccorsi?
Quest’anno sono stati molto criticati il governo, le singole regioni e gli altri enti che hanno organizzato procedure di prevenzione e di intervento per spegnere le fiamme. Sette regioni, Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Puglia, Sicilia e Umbria, non dispongono né di aerei né di elicotteri per combattere gli incendi. Inoltre, come scrive la Stampa in un lungo e documentato articolo:

Vigili del Fuoco denunciano perduranti carenze di uomini e mezzi. Lo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato, passato ai Carabinieri, ha creato problemi gravissimi: come nel caso delle Province, oggi molti rimpiangono un organismo che non era molto efficiente, ma che un suo ruolo lo svolgeva. La pressione sulle strutture della Protezione Civile è quasi insostenibile: gestisce una flotta aerea di Canadair ed elicotteri di discrete dimensioni, ma non può certo fronteggiare in modo efficace le 430 richieste di intervento («concorso aereo») pervenute dal 15 giugno a oggi.