Parlano molto, molto bene di “Dunkirk”
È il nuovo film di Christopher Nolan, parla di una vicenda della Seconda guerra mondiale, e i critici sono tutti d'accordo
Dunkirk, il nuovo film di Christopher Nolan, uscirà in Italia tra più di un mese: il 31 agosto. Tra poco uscirà invece in molti altri paesi, e alcuni fortunati critici cinematografici hanno già potuto vederlo e scriverne. Le descrizioni più diffuse sono state: “il miglior film di Nolan”, “capolavoro”, “film dell’anno”, solo per restare sul generico. Ne hanno parlato bene – quasi sempre benissimo – quasi tutti quelli che l’hanno visto, apprezzando cose diverse e praticamente senza fare vere critiche. Alla peggio, è un ottimo motivo per non pensare con tristezza all’estate che finisce; nella migliore delle ipotesi sembra che Dunkirk sia uno di quei film assolutamente da vedere, che potrebbe lasciare un segno nella storia del cinema e nella memoria di chi lo vedrà.
Ricapitolando
Dunkirk è il decimo film di Nolan, dopo Following, Memento, Insonnia, The Prestige, i tre Batman con Christian Bale e, nel 2010 e nel 2014, Inception e Interstellar. È anche il suo primo a essere tratto da una storia vera: quella di un’immensa operazione militare per l’evacuazione di circa 330mila soldati Alleati che nel 1940, durante la Seconda guerra mondiale, si trovarono bloccati a Dunkerque – nel nord della Francia, vicino al confine col Belgio (Dunkirk è il nome inglese) – e praticamente assediati dai nazisti. Come ha scritto il critico Joshua Levine, che ha fatto da consulente per il film, fu «un evento di enorme rilevanza internazionale: se non ci fosse stata l’evacuazione di Dunkirk la Seconda guerra mondiale avrebbe avuto sviluppi diversi e oggi vivremmo in un altro assetto». Il film, in cui si vede poco sangue e si sentono poche parole, è raccontato da tre punti di vista principali: acqua, terra, aria.
Cara Buckley del New York Times ha scritto che potrebbe sembrare strano che Nolan ci si dedichi «dopo aver costruito storie su tatuati con amnesie, supereroi introversi», «sogni dentro sogni dentro sogni» e «singolarità gravitazionali». Ma non lo è: intanto perché non è un film di guerra – non solo e non del tutto – e poi perché anche qui Nolan fa «una danza attorno allo spazio e al tempo», probabilmente un accenno alle atmosfere un po’ stranianti del film. Poi Nolan è britannico, e da quelle parti “lo spirito di Dunkerque” è una cosa molto sentita, e la storia è stata poco raccontata al cinema. Il film è anche breve – un’ora e 47 minuti – e girato con pellicole particolari, ideali per la proiezioni in cinema appositi, con schermi IMAX o che supportino pellicole da 70 millimetri. Sono dettagli tecnici, di quelle che piacciono molto ai critici cinematografici e agli studenti di cinema: un po’ come successo con The Hateful Eight di Quentin Tarantino, converrà, a fine agosto, informarsi sul cinema giusto per questo film.
Gli attori principali di Dunkirk sono Tom Hardy, Kenneth Branagh, Mark Rylance e Harry Styles degli One Direction: Nolan ha detto di averlo scelto perché giovane (come lo erano molti dei soldati Alleati intrappolati a Dunkerque) e bravo, e di aver scoperto solo dopo che era così famoso. Nolan è anche sceneggiatore e, insieme a sua moglie, Emma Thomas, produttore del film. La colonna sonora è di Hans Zimmer, alla sua sesta collaborazione con Nolan. Nel suo caso, una lista di film a cui ha lavorato è impossibile; tra gli altri, ci sono Thelma & Louise, Rain Man, La sottile linea rossa, Pirati dei Caraibi, Il gladiatore e Il re leone, per il quale ha vinto l’Oscar.
Le recensioni, quindi
Iniziamo da quella di Rotten Tomatoes, che in una frase mette insieme l’opinione generale delle più importanti recensioni: «Dunkirk è uno spettacolo emozionalmente appagante, offerto da uno sceneggiatore-regista saldamente al comando di quel che fa; messo in scena da un gruppo di attori di talento, che riescono a onorare la storia vera». Chris Nashawaty di Entertainment Weekly ha scritto che «è un film ad alto budget, viscerale, che può essere definito arte. Vince anche, a mani basse, il premio di miglior film dell’anno». Todd McCarthy di Hollywood Reporter l’ha definito «un capolavoro impressionista» e che «Nolan ha fatto ogni cosa nel modo giusto». Ha apprezzato la capacità del film di far parlare le immagini più che i protagonisti e ha scritto di aver apprezzato la recitazione di Tom Hard, che dice sì e no cinque battute, indossa una maschera e «recita soprattutto con gli occhi». Alonso Duralde di The Wrap ha scritto che Dunkirk è «fenomenale da ogni punto di vista» e che « vuole colpire il cuore e la testa, ma, per essere sicuro, ci arriva attraverso il sistema nervoso centrale».
Peter Debruge di Variety ha scritto che il più grande merito del film è l’aver «trovato un modo per sfruttare la tecnologia e metterla al servizio di una realtà amplificata, che sembra più vera e immediata di qualsiasi problema possiamo avere per la testa quando stiamo entrando al cinema. È quello che gli spettatori vogliono da un film di Nolan, un genio del fantastico che ha lasciato il segno anche sullo storico». Nick de Semlyen di Empire ha scritto che il film sembra quasi «un’unica spettacolare sequenza diluita in un lungometraggio» e che sin dall’inizio Nolan «ti lancia in una pentola a pressione e accende il fuoco sotto di essa». David Ehrlich di IndieWire ha usato riferimenti più colti: «Dunkirk è più vicino a Sartre che a Spielberg ed è un crudo e sorprendente film che cerca l’ordine in mezzo al caos». Secondo Bilge Ebiri di Village Voice il principale merito del film è essere – nonostante le scene di guerra, i salti spazo-temporali, la complessità generale del tutto – «stranamente intimo».