In 7 milioni hanno votato al referendum contro Maduro
In Venezuela le opposizioni avevano organizzato una consultazione informale per bloccare le nuove proposte di riforma del presidente
Ieri in Venezuela circa 7 milioni di persone hanno partecipato a un referendum simbolico, organizzato dalle opposizioni, sul piano del presidente Nicolás Maduro di istituire una nuova assemblea con il compito di riscrivere la Costituzione e di fatto dare più poteri alla presidenza. Il 98 per cento dei partecipanti ha votato contro la proposta di Maduro, mentre nel paese proseguono ormai da mesi proteste e manifestazioni contro il presidente, accusato di limitare la democrazia e di non essere stato in grado di risolvere i gravi problemi economici del Venezuela.
Secondo il rettore dell’Università Centrale del Venezuela, Cecilia García Arocha, tra gli organizzatori del referendum, circa 6,5 milioni di persone hanno votato nel paese e quasi 700 mila negli altri seggi allestiti in giro per il mondo per i venezuelani all’estero. In Venezuela ci sono 19,5 milioni di persone aventi diritto di voto, nel 2015 le opposizioni avevano raccolto circa 7,7 milioni di voti, numero che si è sostanzialmente confermato nella consultazione informale di domenica. Il referendum era composto da tre quesiti: uno per approvare o respingere la nuova assemblea costituente, un altro per chiedere elezioni anticipate prima della naturale scadenza del mandato di Maduro nel 2019 e un altro ancora per invitare l’esercito a tutelare la Costituzione.
Un voto parlamentare per approvare l’istituzione dell’assemblea è in programma per il prossimo 30 luglio. Secondo la proposta di Maduro e del suo partito, il Partito Socialista Unito del Venezuela, l’assemblea dovrebbe avere i poteri necessari per rivedere interamente la Costituzione e decretare lo scioglimento di particolari istituzioni. Le opposizioni sono contrarie perché la nuova assemblea potrebbe consentire a Maduro di ottenere ulteriori poteri, con il rischio di creare una dittatura nel paese.
Anche se era solo informale, le opposizioni confidavano nel loro referendum per fare ulteriori pressioni nei confronti di Maduro. Il presidente del Venezuela ha però definito “priva di senso” la consultazione per le modalità in cui è stata svolta: “solo tra i partiti di opposizione, con meccanismi tutti loro, senza controlli e verifiche”. Maduro continua inoltre a fare propaganda e a sostenere che la nuova assemblea sia l’unica soluzione possibile per cambiare le cose e fare uscire il Venezuela dalla crisi economica.
L’economia del Venezuela è da anni in una profonda crisi, acuita negli ultimi anni dal continuo calo del prezzo del petrolio, che costituisce circa il 95 per cento dei ricavi derivanti dalle esportazioni del paese, e che forniva quindi le risorse economiche necessarie per mantenere gli altissimi costi per i generosi piani dell’assistenza sociale. I tagli decisi da Maduro non sono stati sufficienti e in molte regioni del Venezuela mancano spesso cibo e medicinali. Nonostante la propaganda, Maduro ha perso molti consensi e dallo scorso aprile ci sono quasi quotidianamente manifestazioni contro la presidenza.
La polizia reprime spesso con la violenza le proteste di piazza. Si stima che negli ultimi quattro mesi almeno 100 persone siano morte negli scontri con gli agenti. Ieri una donna di 61 anni è stata uccisa a Caracas, la capitale del Venezuela, mentre era in coda a uno dei seggi per partecipare al referendum. Alcuni uomini in motocicletta hanno sparato a caso contro le persone in fila, ferendone almeno tre. Non è ancora chiaro chi abbia organizzato l’attacco, ma le opposizioni hanno parlato di una “banda paramilitare”; sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta.