La Turchia ha festeggiato il primo anniversario del colpo di stato fallito
Al ponte sul Bosforo è stato dato un nuovo nome ed Erdoğan ha di nuovo parlato di pena di morte, davanti a decine di migliaia di persone
Ieri in Turchia si sono svolte le celebrazioni per il primo anniversario del fallito colpo di stato contro il presidente Recep Tayyip Erdoğan, la notte tra il 15 e il 16 luglio 2016, in cui morirono almeno 260 persone e più di duemila furono ferite. A Istanbul è stato organizzato un grande corteo che ha attraversato il ponte sul Bosforo, che l’anno scorso era stato occupato e bloccato dai militari golpisti: il ponte è stato rinominato “Ponte dei martiri del 15 luglio”, e ora ospita un memoriale per ricordare le persone morte. Ad Ankara, la capitale, c’è stata una cerimonia davanti al Parlamento, che durante il tentato colpo di stato fu bombardato.
Il 15 luglio è stato dichiarato giorno di festa nazionale con il nome di “Giornata della democrazia e dell’unità nazionale”. In una seduta speciale del Parlamento il primo ministro Binali Yıldırım ha detto che il 15 luglio 2016 è stato una «seconda guerra di indipendenza», dopo quella che portò alla formazione della Turchia come stato moderno negli anni Venti.
Il ponte sul Bosforo, a Istanbul, il 15 luglio 2017 (AP Photo/Emrah Gurel)
Erdoğan ha partecipato alle celebrazioni sia a Istanbul che ad Ankara, parlando di fronte a decine di migliaia di persone. Ha ricordato i suoi sostenitori che si opposero ai militari golpisti dicendo: «Quella notte le persone che scesero in strada non avevano armi, avevano una bandiera e, ancora più importante, avevano la loro fede». Ha anche detto che gli organizzatori del colpo di stato dovrebbero subire la pena di morte e che in tribunale indosseranno uniformi «come quelle di Guantanamo». In Turchia non c’è più la pena di morte dal 2004 – era stata abolita come parte del processo per l’ingresso del paese nell’Unione Europea – ma dall’anno scorso Erdoğan ha cominciato a parlare di reintrodurla, e dopo il referendum costituzionale di aprile ha detto che anche questo tema sarà oggetto di un referendum.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan durante il suo discorso per l’anniversario del tentato colpo di stato ad Ankara, la capitale della Turchia, nelle prime ore del 16 luglio 2017 (Ufficio stampa presidenziale turco via AP)
I rappresentanti dell’opposizione non hanno partecipato alle celebrazioni, come forma di protesta verso le epurazioni attuate dal governo turco in risposta al colpo di stato fallito. Nell’ultimo anno, secondo gli osservatori internazionali e gli oppositori turchi, Erdoğan ha approfittato del tentato colpo di stato per reprimere non solo i suoi organizzatori, ma in generale il dissenso nel paese: in un anno circa 50mila persone sono state arrestate e altre 150mila sono state rimosse dal loro posto di lavoro. Per questo la Turchia di oggi è molto divisa sulla figura di Erdoğan, come ha dimostrato anche il risultato del referendum costituzionale con cui il presidente ha aumentato i propri poteri: Erdoğan ha vinto, ma di poco, solo con il 51,4 per cento dei consensi. Le divisioni nel paese seguono anche altre linee: quella tra i sostenitori di uno stato di ispirazione islamica e quelli di una nazione laica, per esempio, ma anche tra i diversi gruppi etnici e tra le classi sociali.
In Parlamento Kemal Kılıçdaroğlu, leader del Partito Popolare Repubblicano (CHP), il principale partito di opposizione, ha criticato il governo dicendo: «Questo Parlamento, che ha subito un bombardamento, è stato reso obsoleto e la sua autorità è stata cancellata. Nell’ultimo anno la giustizia è stata distrutta. Invece che una rapida normalizzazione, è stato istituito uno stato di emergenza permanente».
Kemal Kılıçdaroğlu, leader del Partito Popolare Repubblicano (CHP), durante il suo discorso in Parlamento, ad Ankara, il 15 luglio 2017 (AP Photo/Ali Unal)