Google ha vinto sul fisco francese
Un tribunale amministrativo di Parigi ha deciso che può avere sede in Irlanda senza che questo implichi evadere le tasse, quindi non dovrà pagare 1,12 miliardi di euro
Il tribunale amministrativo di Parigi ha dato ragione a Google con una sentenza resa pubblica mercoledì 12 luglio, e ha annullato il pagamento reclamato dal fisco francese pari a 1,115 miliardi di euro relativo al periodo 2005-2010. Google – in Francia così come in altri paesi, Italia compresa – era sospettata di avere organizzato un sistema per non pagare interamente le imposte per le sue attività, appoggiandosi a una società controllata in Irlanda dove la tassazione è più vantaggiosa. Poiché un’azienda deve pagare le tasse nel paese in cui ha un insediamento stabile, le richieste del fisco francese non sono state però considerate legittime dal tribunale amministrativo. Google in Francia, secondo i giudici, non ha un insediamento stabile: i suoi dipendenti francesi, circa 700, non sono infatti autonomi rispetto alla sede irlandese e non possono accettare, senza l’approvazione di quella stessa sede, inserzioni pubblicitarie online da clienti francesi.
L’inchiesta francese nei confronti di Google era stata avviata il 16 giugno del 2015, quando Google aveva dichiarato in Francia 249 milioni di euro di ricavi e un utile netto di 12 milioni di euro. In quello stesso anno le casse dello stato francese avevano incassato 6,7 milioni di euro dall’imposta sulle società (IS) e 5 milioni nel 2014. Queste cifre erano sembrate troppo basse per i ricavi reali di Google generati dalle sue attività in Francia. Nel 2015 l’organizzazione che si occupa di pubblicità digitale, il Syndicat des régies internet, aveva stimato che Google avesse ottenuto 1,75 miliardi di ricavi da “link sponsorizzati”. Se Google aveva dichiarato meno era perché la maggior parte dei ricavi, compresi quelli derivanti dalla sua piattaforma di pubblicità, dipendono dalla sede di Google in Irlanda. Le domande dell’inchiesta fiscale francese riguardavano dunque la legittimità di questo sistema.
L’inchiesta era diventata pubblica a metà maggio del 2016: i media francesi avevano scritto che era stata condotta in grande segretezza anche nei confronti di Google. Erano stati analizzati tutti i documenti fiscali prodotti dalla società in Francia, erano state riviste le transazioni effettuate, valutati i ricavi prodotti dall’azienda e i legami con Google Irlanda. I sospetti nei confronti di Google delle autorità francesi erano simili a quelli che circolavano da tempo in altri paesi europei: facendo confluire i ricavi delle sue attività dagli stati in cui offre i servizi a Google Irlanda, Google evade le tasse? Google si è sempre difesa dicendo di avere rispettato le leggi europee, che consentono di mantenere una sede principale in un paese europeo in cui il livello di tassazione è più vantaggioso (d’altra parte non esiste un livello di tassazione “giusto” a prescindere, e l’Irlanda non è un cosiddetto paradiso fiscale). Questo sistema è stato seguito con sfumature diverse da altre aziende, come Apple, Starbucks e McDonald’s, con il paradosso però per cui i ricavi prodotti in ogni paese non hanno portato a incassi proporzionati da parte delle singole agenzie delle entrate.
I giudici del tribunale amministrativo hanno spiegato che Google France ha sostanzialmente ragione: non ha né le risorse umane né i mezzi tecnici che la rendano in grado, in modo autonomo, di realizzare servizi pubblicitari in Francia. I dipendenti di Google in Francia non hanno veri poteri decisionali e in Francia Google non ha alcun server: dunque non ha alcuna sede stabile e non le si può applicare una tassazione completa. La reazione del governo all’annullamento della procedura di recupero fiscale è stata molto negativa ed è stato già annunciato che si ricorrerà in appello contro la sentenza del tribunale amministrativo.