Che aria tira in Sicilia
Si vota a novembre, il Movimento 5 Stelle parte favorito, il centrodestra sta provando a riunirsi, mentre il PD rischia di correre da solo
Lunedì il Movimento 5 Stelle ha scelto con una votazione online il suo candidato alle prossime elezioni regionali in Sicilia, che si terranno il prossimo 5 novembre. Il candidato sarà Giancarlo Cancelleri, ex candidato presidente alle elezioni del 2012 e oggi capogruppo del M5S all’assemblea regionale siciliana. Il Movimento non è solo il primo partito ad aver presentato ufficialmente il suo candidato, ma è anche quello che molti danno per favorito alle prossime elezioni: in parte a causa delle difficoltà dei suoi rivali. Il centrodestra sta provando a riunirsi dietro a un unico candidato, ma per il momento non ci sono nomi che mettano d’accordo Forza Italia e i centristi. Il PD, invece, sta provando in ogni modo a persuadere il presidente del Senato Piero Grasso a candidarsi; se non ci dovesse riuscire, rischia di correre da solo e subire una grave sconfitta.
Alla votazione con cui il M5S ha scelto Cancelleri hanno partecipato poco più di 4 mila persone (su 4,6 milioni di elettori che ci sono in Sicilia). In pochi avevano dubbi sulla vittoria di Cancellieri, ex impiegato di una ditta di Caltanissetta e oggi descritto da molti giornali come un grillino “ortodosso”, che gode della fiducia di Luigi Di Maio, di Beppe Grillo e della Casaleggio Associati. Cancelleri, scrivono i giornali, non sarebbe invece in buoni rapporti con un altro leader del Movimento, Roberto Fico, che appoggiava il deputato siciliano Roberto Nuti (che dopo essere rimasto coinvolto nello scandalo delle firme false ha abbandonato il Movimento).
Nel suo programma, Cancelleri promette tagli ai costi della politica e di ridurre lo stipendio dei parlamentari siciliani portandolo a 5 mila euro. Sulla folta burocrazia dell’isola, Cancelleri ha una posizione più sfumata; poco dopo la sua vittoria ha detto: «Tanti dirigenti e funzionari in questi anni sono stati tenuti negli sgabuzzini, noi cambieremo il vertice della burocrazia per dare spazio a chi non lo ha avuto». La Sicilia è la prima regione dove, alle regionali del 2012, il Movimento 5 Stelle ottenne un buon risultato, ottenendo a sorpresa il 18,2 per cento dei voti. Nonostante alle ultime amministrative il partito di Grillo non sia andato molto bene in regione, come in tutto il resto d’Italia, molti ritengono che le prossime elezioni saranno una prova generale delle politiche e che una vittoria in Sicilia darebbe al Movimento una forte spinta per le successive elezioni politiche.
Se il Movimento sembra molto unito dietro il suo candidato, il centrodestra si trova nella situazione opposta: di candidati ne ha anche troppi. Alla fine dello scorso aprile l’ex sfidante sconfitto nel 2012 dall’attuale presidente siciliano Rosario Crocetta, Nello Musumeci, ha annunciato la sua candidatura e ha ottenuto l’appoggio di diversi leader del centrodestra siciliano e anche nazionale, come l’ex candidato sindaco di Milano, Stefano Parisi. Musumeci è stato presidente della provincia di Catania e per tre volte eurodeputato. Ha un passato politico nel Movimento Sociale Italiano, poi in AN e nel PdL. Dal 2015 guida un suo movimento, “Diventerà bellissima”. Nei mesi scorsi Musumeci aveva più volte chiesto ai suoi alleati di centrodestra di indire delle primarie per scegliere il candidato presidente. Il commissario di Forza Italia per la Sicilia, Gianfranco Micciché, ex sottosegretario ed ex ministro nei governi Berlusconi, ha però escluso il ricorso alle primarie, così alla fine di aprile Musumeci ha annunciato autonomamente che si sarebbe candidato.
Il resto del centrodestra sembra ancora abbastanza incerto. Il segretario di “Noi con Salvini”, il movimento “spin off” della Lega Nord nato per raccogliere consensi al sud, Angelo Attaguile, ha annunciato che si candiderà contro Musumeci, con il quale non intende fare alleanze poiché Musumeci sembra intenzionato a stringere accordi con i centristi di Alfano. “Noi con Salvini”, però, è una formazione molto piccola e difficilmente muoverà grandi quantità di voti. In Sicilia si voterà con un sistema proporzionale che assegna un premio di maggioranza alla lista del candidato presidente di regione che ottiene il maggior numero di voti. In tutto l’assemblea siciliana sarà composta da 70 membri (venti in meno degli attuali 90). Nove di loro saranno assegnati come “premio” alla lista del vincitore.
È molto più importante capire invece cosa faranno Micciché e il resto di Forza Italia. Una parte del partito sembra favorevole a Musumeci, mentre altri sembrano ancora in cerca di un candidato alternativo. L’obiettivo di Micciché, scrivono i giornali locali, è mettere in piedi una grande coalizione che includa anche i centristi che, alle ultime elezioni, si erano alleati con Crocetta. In Sicilia il ministro degli Esteri Angelino Alfano, infatti, ha ancora un suo seguito, così come i centristi ex-UdC, guidati da Giampiero D’Alia, ex ministro della Pubblica amministrazione durante il governo Letta. Centro e centrodestra uniti sarebbero seriamente in grado di contendere il primato al Movimento 5 Stelle: manca però ancora il nome del candidato in grado di unire e rappresentare queste forze.
Lo schieramento che sembra messo peggio, al momento, è il centrosinistra e il PD in particolare. Crocetta, il presidente uscente appoggiato dal PD, ha parlato in più di un’occasione di ricandidarsi, ma la maggioranza che dovrebbe sostenerlo non è particolarmente entusiasta all’idea. Crocetta non è molto popolare e secondo un recente sondaggio di Demopolis l’85 per cento dei siciliani ha un’opinione negativa delle sue politiche di governo. Crocetta ha sempre avuto rapporti difficili con la maggioranza che lo ha sostenuto e la sua giunta è stata tra le più instabili che si ricordino, con un cambio di 50 assessori in cinque anni. È stato spesso accusato di aver governato in maniera poco efficace e le polemiche sulla sua condotta hanno spesso raggiunto le prime pagine dei giornali nazionali, come nel caso della mancata assistenza ai disabili più gravi. Crocetta è stato anche criticato per l’emergenza incendi di questi giorni che, secondo molti, ha trovato il governo dell’isola impreparato e in grande difficoltà.
Secondo i leader del PD, l’unica speranza è formare un’ampia coalizione che comprenda ancora i centristi di Alfano e D’Alia e magari riesca anche a coinvolgere le forze della sinistra esterna al PD, che al momento sono all’opposizione. Secondo molti l’unico in grado di raggiungere questo obiettivo è il presidente del Senato Piero Grasso, ex procuratore capo di Palermo e poi capo della Direzione nazionale antimafia. Grasso però ha detto di non essere disponibile, a causa dei suoi impegni istituzionali. I tentativi di convincerlo non si sono esauriti e vengono condotti direttamente dai leader del partito a Roma.
Senza un candidato forte come Grasso, è probabile che i centristi decidano di abbandonare il PD in favore di una grande coalizione di centrodestra, mentre la sinistra radicale probabilmente si schiererà dietro un suo candidato. In questo scenario il PD rischia di correre da solo e andare incontro a una grave sconfitta, che – dopo il referendum e le recenti sconfitte alle amministrative – rischia di avere conseguenze gravi su tutto il resto del partito.