L’inafferrabile Douglas Costa
Quando ci si mette, la nuova ala brasiliana della Juventus è estremamente difficile da fermare
Nel periodo in cui il romeno Mircea Lucescu allenò la squadra di calcio ucraina dello Shakhtar Donetsk, dal 2004 fino al 2016, si creò – per volere dello stesso Lucescu – uno stretto legame tra la città capoluogo della regione del Donbass e il Brasile, che portò in Ucraina tanti giovani talenti brasiliani. Il lungo rapporto tra lo Shakhtar Donetsk e il calcio brasiliano produsse anche situazioni improbabili, come quando, nella lunga pausa invernale del 2015, l’intera squadra passò una decina di giorni in tournée a Rio de Janeiro, dove i suoi numerosi giocatori brasiliani vennero festeggiati dai tifosi locali mentre l’altra decina di giocatori ucraini si allenava sotto i 34 gradi centigradi di Copacabana. Ma il rapporto speciale con il Brasile portò soprattutto grandi risultati, per tutti: nell’arco di dieci anni il club comprò almeno una ventina di giocatori brasiliani, molti dei quali poi dall’Ucraina arrivarono alle migliori squadre d’Europa e alla loro Nazionale. Willian, per esempio, ha giocato nello Shakhtar e ora gioca nel Chelsea; Fernandinho gioca nel Manchester City e Douglas Costa, dopo aver passato due anni al Bayern Monaco, è appena diventato un nuovo calciatore della Juventus, con una delle operazioni più importanti del calciomercato estivo.
Douglas Costa ha 26 anni – ne compie 27 a settembre – e ha passato la maggior parte della sua carriera in Ucraina, nello Shakhtar Donetsk appunto, dove ha giocato dal 2010 al 2015. Venne notato dagli osservatori ucraini – sebbene avesse solamente una ventina di presenze tra i professionisti con il suo club, il Gremio – nelle partite giocate con le nazionali giovanili brasiliane, soprattutto quelle al Mondiale Under-20. Già allora giocava nella posizione in cui lo si è visto allo Shakhtar e al Bayern Monaco negli ultimi anni, cioè come ala, senza particolare preferenze per il lato del campo, dato che può giocare con gli stessi ottimi risultati sia a destra che a sinistra.
Douglas Costa è arrivato in Ucraina forte del suo grande talento, probabilmente uno dei più promettenti al mondo della sua età, ma ancora abbastanza indisciplinato. In Brasile era solito mostrare la sua impressionante dinamicità nei movimenti per dribblare gli avversari e poi inserirsi verso il centro del campo, verso l’area di rigore: con le istruzioni di Lucescu riuscì negli anni a migliorare e rendere più efficaci le sue avanzate con la palla al piede, migliorando inoltre la sua utilità in fase difensiva, cosa che spesso già riesce difficile ai terzini brasiliani. Con l’età ha poi migliorato notevolmente anche il suo fisico.
Come diversi esterni brasiliani mancini degli ultimi decenni, Douglas Costa ha un tiro molto potente: per questo spesso riesce a segnare dopo essersi accentrato dalla fascia, tirando quasi alla cieca sul primo palo – cioè il palo a lui più vicino – anche se solitamente è protetto dal portiere.
Pur essendo mancino, sa usare bene anche il destro ed è proprio dai suoi piedi che varia la sua utilità in campo. È un giocatore che può giocare sia nel 4-2-3-1 sia nel 4-3-3, due moduli che prevedono compiti e spazi diversi (leggermente più limitati nel primo): schierato a sinistra Douglas Costa può sfruttare il piede mancino per crossare in area, e lo fa particolarmente bene quando calcia il pallone teso e con una certa potenza. Schierato a destra, invece, riesce a garantire un minor numero di cross ma può sfruttare appieno il suo piede sinistro accentrandosi con dei movimenti molto rapidi o con il dribbling sugli avversari.
Uno dei suoi gol a rientrare più belli.
Esempio di dribbling.
Per essere stato uno dei migliori talenti brasiliani in circolazione, Douglas Costa è arrivato tardi a giocare nei migliori campionati europei: aveva 24 anni quando il Bayern Monaco di Pep Guardiola lo comprò per 30 milioni di euro. Negli anni allo Shakhtar – che lo tenne cinque anni in Ucraina andando contro la sua volontà di rimanere a Donetsk solamente per un paio di anni – non ebbe granché modo per arrivare agli altissimi livelli del calcio europeo. Nonostante lo Shakhtar di Lucescu sia arrivato più volte alla fase a eliminazione diretta della Champions League, Douglas Costa giocò perlopiù nel campionato ucraino, il cui livello mediamente basso calò ancora di più con l’inizio degli scontri con le milizie filo-russe nell’est del paese, a cui si aggiunsero i problemi economici che portarono al ridimensionamento, o peggio, al fallimento, di diversi club di prima divisione. Di conseguenza, in almeno una trentina di partite, su circa quaranta disputate annualmente, Douglas Costa giocava contro squadre poco competitive contro cui spesso era sufficiente affidarsi a degli sprazzi del proprio talento negli ultimi trenta metri del campo.
Quando nel 2015 Pep Guardiola lo volle al Bayern Monaco, disse che era un giocatore con le potenzialità per diventare una delle migliori cinque ali al mondo. Al primo anno in Germania giocò 43 partite fra campionato e coppa, con sette gol segnati e ben 17 assist forniti ai compagni (era comunque una squadra di Guardiola, quindi con numeri e statistiche generalmente più alti della media). Nella prima annata al Bayern, complice i lunghi infortuni di Arjen Robben e Franck Ribery, Douglas Costa risolse molti problemi a Guardiola, garantendo soprattutto grande profondità alla squadra. Nell’ultima stagione, con Ancelotti come allenatore, ha giocato una decina di partite in meno, complici due diversi infortuni, prima alla coscia e poi al ginocchio.
Alla Juventus, che lo ha comprato per circa 40 milioni di euro, Douglas Costa si aggiungerà agli esterni d’attacco già presenti, Juan Cuadrado e Marko Pjaca. Difficilmente entrerà in competizione con Mario Mandzukic, giocatore con caratteristiche completamente differenti, e Paulo Dybala, capace di giocare meglio nella zona centrale del campo e considerato un titolare fisso. In questo momento, tuttavia, anche Douglas Costa sembra già avere un posto da titolare, perché né la Juventus né le altre grandi squadre della Serie A possiedono un giocatore come lui, ovvero un esterno che sembra nato per saltare gli avversari e che garantisce sia sostegno agli attaccanti che grandi doti offensive.