La nuova legge sull’apologia di fascismo che si discute alla Camera
L'ha proposta il PD, al centrodestra non piace, secondo il M5S è "liberticida": che cosa prevede
Oggi alla Camera dei Deputati comincia la discussione generale su una proposta di legge a prima firma di Emanuele Fiano, del Partito Democratico, che punisce la propaganda del fascismo e del nazismo con immagini o contenuti di cui vieta produzione e vendita. La scorsa settimana il Movimento 5 Stelle aveva consegnato alla commissione Affari costituzionali, dove si trova al momento la legge, un parere in cui criticava la proposta di legge, sostenendo che «il provvedimento in esame si palesa sostanzialmente liberticida». Nessun dirigente del M5S si è però espresso ufficialmente sulla legge: l’unica traccia della linea del partito è una fotografia dell’atto parlamentare postata su Facebook dallo stesso Fiano, in cui gli esponenti del M5S argomentano le loro critiche.
Il Movimento 5 Stelle si è schierato insieme al centrodestra, che ha molto criticato la proposta di legge. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, ha detto che la legge dovrebbe equiparare fascismo e comunismo, vietando anche la propaganda del secondo. Anche il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, ha criticato la legge e ha detto: «Un conto sono le minacce, gli insulti o l’istigazione al terrorismo, altra cosa sono le idee, belle o brutte, che si possono confutare ma non arrestare».
Del caso si è parlato molto anche perché la nuova legge avrebbe un’applicazione concreta in un caso di cronaca di questi giorni. Domenica, Repubblica ha raccontato il caso di uno stabilimento balneare di Chioggia in cui il proprietario ha esposto numerosi slogan e simboli fascisti. Con le attuali leggi, che condannano principalmente i tentativi di ricostruzione del partito fascista, il proprietario probabilmente non verrebbe condannato. Se invece venisse approvata la proposta di legge in discussione, rischierebbe da sei mesi a due anni di carcere.
La proposta di legge di Fiano si chiama “Introduzione dell’articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista”. La proposta ha un unico articolo e dice:
«Nel capo II del titolo I del libro secondo del codice penale, dopo l’articolo 293 è aggiunto il seguente:
Art. 293-bis. – (Propaganda del regime fascista e nazifascista). – Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.
La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici».
La proposta vuole dunque introdurre nel codice penale una nuova fattispecie relativa al reato di propaganda del regime fascista e nazifascista. Sono già in vigore delle leggi in materia, la numero 645 del 20 giugno 1952 (la cosiddetta legge Scelba) e la numero 205 del 25 giugno 1993 (la cosiddetta legge Mancino). L’obiettivo della proposta vuole però delineare una nuova fattispecie che consenta di colpire solo alcune condotte che considerate individualmente non rientrano nelle normative già esistenti.
Nella presentazione della proposta si dice per esempio che «la legge Scelba colpisce a vario titolo le associazioni e i gruppi di persone volti a riorganizzare il disciolto partito fascista e in particolare la costituzione di un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque che persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista (…). Tuttavia, sembrano sfuggire alle maglie di queste fattispecie di reato comportamenti talvolta più semplici o estemporanei, come ad esempio può essere il cosiddetto saluto romano che, non essendo volti necessariamente a costituire un’associazione o a perseguire le finalità antidemocratiche proprie del disciolto partito fascista, finiscono per non essere di per sé solo sanzionabili». A marzo del 2015, per esempio, il tribunale di Livorno aveva assolto quattro tifosi veronesi ripresi durante una partita mentre facevano il saluto romano. Il giudice, dopo aver ricostruito il quadro storico in cui erano state approvate la legge Mancino e la legge Scelba, aveva ritenuto che il fatto non costituisse reato in quanto ai fini della sussistenza dello stesso era imprescindibile che il comportamento censurato determinasse un pericolo concreto e attuale di riproposizione di quei movimenti. Insomma, il «gesto in sé» non costituiva reato.
I rappresentanti del M5S hanno depositato il loro parere contrario in commissione: il documento, quello fotografato e pubblicato su Facebook da Fiano, parla apertamente di provvedimento «liberticida» perché restringerebbe la libertà di opinione. Il timore del M5S è cioè che la legge faccia diventare penalmente rilevanti anche «condotte meramente elogiative, o estemporanee che, pur non essendo volte alla riorganizzazione del disciolto partito fascista, siano chiara espressione della retorica di tale regime, o di quello nazionalsocialista tedesco».