No, le “auto blu” non sono aumentate
Non è vero che quest'anno ce ne sono 9 mila in più: dal 2014 a oggi sono diminuite, anche se è difficile dire quanto
Secondo molti articoli pubblicati nelle ultime ore le cosiddette “auto blu”, cioè le auto di servizio usate da politici e amministratori pubblici, sono aumentate di quasi il 50 per cento nell’ultimo anno: ce ne sarebbero addirittura 9 mila in più nel 2016 rispetto al 2015. È un dato sbagliato, che non riguarda le auto blu, che comunque non sono in aumento. Anzi, le auto in servizio presso le pubbliche amministrazioni sono probabilmente diminuite negli ultimi anni, anche se è molto difficile farsi un’idea precisa dell’entità di questa diminuzione.
Il fraintendimento deriva dal titolo di un articolo pubblicato oggi da Repubblica con grande evidenza, anche online: «Il ritorno delle auto blu: in un anno novemila in più» (sulla prima pagina del giornale cartaceo il titolo recitava “I Comuni e quella voglia di auto blu: in un anno ne spuntano 9 mila in più”). Dentro l’articolo la questione viene spiegata con maggior precisione, ma molti punti rimangono oscuri e per questo in parecchi hanno frainteso quello che è veramente accaduto al parco macchine della pubblica amministrazione negli ultimi anni.
È aumentata la base statistica
L’articolo di Repubblica si basa su un’analisi realizzata dalla società Twig che ha esaminato il “Censimento 2016 delle auto di servizio delle pubbliche amministrazioni“, pubblicato lo scorso 28 febbraio dal ministero della Pubblica amministrazione. Secondo il censimento, in Italia il parco auto della pubblica amministrazione (escluse le auto delle forze dell’ordine e di altri enti che svolgono direttamente servizi per i cittadini) era composto da 29.682 automobili, cioè seimila in più delle 23.203 che risultavano dal censimento precedente.
Non c’è un “aumento”, però, tanto meno un aumento di “auto blu”. Come scrive il giornalista nel secondo paragrafo dell’articolo di Repubblica, il numero maggiore di auto censite «dipende per buona parte dalla maggiore accuratezza del censimento e dal numero di risposte pervenute». In sostanza un numero molto più alto di enti pubblici ha risposto al censimento del 2016 rispetto a quello del 2015. La pubblica amministrazione, quindi, risulta dotata di più auto nel 2016 rispetto al 2015.
Al precedente censimento del 2015 aveva risposto meno della metà degli enti interpellati: 4.444 su circa 10 mila. Nell’ultimo il numero dei rispondenti è aumentato parecchio: 6.257 enti, cioè quasi il 60 per cento del totale. In particolare ha risposto al censimento il doppio dei comuni non capoluogo rispetto a quanti avevano risposto al censimento precedente: nel 2015 aveva risposto il 33 per cento dei comuni non capoluogo, che avevano dichiarato di avere a disposizione 5.856 automobili; quest’anno ha risposto il 60,1 per cento, che ha dichiarato 10.310 automobili. La grande maggioranza dei comuni che non hanno risposto quest’anno, hanno detto al Post fonti del ministero, sono comuni sotto i diecimila abitanti, che di solito non hanno un alto numero di veicoli.
Il ministero ha fatto delle proiezioni statistiche, provando a misurare quante automobili sarebbero risultate dal sondaggio del 2015 se anche allora avesse risposto il 60 per cento degli enti. Il risultato è una diminuzione di 1.049 automobili tra 2016 e 2015, cioè il 3,3 per cento del totale. È una stima, quindi va presa con una certa cautela: ma comunque si parla di una diminuzione e non di un aumento delle auto blu.
E poi parliamo di “auto blu” o “auto grigie”?
Fino a questo momento abbiamo parlato genericamente di automobili utilizzate dalla pubblica amministrazione, una categoria di cui fanno parte automobili con usi molto diversi. Ci sono le vere e proprie “auto blu”, cioè veicoli di grossa cilindrata utilizzati da amministratori, dirigenti e altre personalità per i loro spostamenti; e poi ci sono le cosiddette auto di servizio, quelle che vengono usate dai dipendenti delle amministrazioni pubbliche per svolgere il loro lavoro e che in gergo vengono spesso chiamate “auto grigie”.
Nonostante quasi tutti i titoli di giornali parlino di un “aumento di auto blu”, da nessuna parte nei numeri del ministero è possibile trovare un aumento nel numero di auto di grossa cilindrata utilizzate per ragioni di rappresentanza. Anzi, la stragrande maggioranza delle automobili censite sembrerebbero essere auto usate per ragioni di servizio. Il ministero non pubblica dati sulla cilindrata delle auto, quindi l’unico dato che si può utilizzare per distinguere le une dalle altre è guardare quali sono quelle che hanno un autista e quali invece no: le “auto blu” hanno un autista, quelle “grigie” sono guidate dallo stesso dipendente del comune che le usa per lavorare. Scrive il ministero nella nota che accompagna il censimento: «L’89,4% delle auto censite sono dichiarate in uso senza autista, mentre il restante 10,6%, pari a 3.239 unità, sono dichiarate vetture con autista».
Sono dati affidabili?
Aldilà degli errori più evidenti commessi nell’interpretarli, i dati del ministero andrebbero in ogni caso maneggiati con molta cautela. Quello sulle auto della pubblica amministrazione è un censimento in cui ogni singolo ente che decide di rispondere compila un modulo e invia la propria risposta al ministero (sono previste sanzioni per chi non lo fa). È possibile che nei dati ci siano imprecisioni ed errori, anche accidentali. Alcuni esempi di possibili errori sono stati indicati al Post da fonti del ministero: alcuni comuni, per esempio, hanno indicato tra le “automobili” anche i motorini utilizzati dai messi comunali.
Oppure i dati sulle “auto blu” possono essere falsati del fatto che il comune abbia dei dipendenti con la qualifica di autisti. Un’automobile usata per portare in giro i tecnici del comune, ma il cui guidatore è assunto come “autista”, rischia di figurare tra le “auto blu” anche se in realtà è una vecchia Panda. Questo sembra essere in parte il caso di Roma, dove risultano 146 automobili di cui appena 15 sono auto di servizio, mentre le restanti 131 sono tutte indicate come auto con autista. Milano, che ha circa la metà degli abitanti e un settimo della superficie di Roma, ha 38 auto di servizio, cioè più del doppio, e nessuna automobile con autista.
Un altro motivo per prendere i dati con cautela è che i funzionari del ministero che raccolgono i dati sono costretti in parte a elaborarli. Dal censimento, infatti, sono escluse alcune tipologie di automobili, come quelle “destinate a servizi rivolti ai cittadini”: gli scuolabus, per esempio. Queste auto sono state escluse «per quanto è stato possibile desumere dai dati forniti dalle amministrazioni nelle singole note», scrive il ministero: insomma, con un certo grado di arbitrio. Per questo nelle tabelle pubblicate sul sito è presente il “totale auto” e un dato leggermente inferiore, il “totale auto allineato”, dal quale sono state eliminate le auto che non dovrebbero essere contate
Le auto pubbliche sono state dimezzate?
Questi problemi nel fare conteggi precisi emergono con particolare chiarezza quando proviamo a vedere l’andamento nel numero di auto pubbliche negli ultimi anni, in particolare tra il 2014 e oggi. Il sottosegretario al ministero della Pubblica amministrazione, Angelo Rughetti, ha contestato l’articolo di Repubblica scrivendo su Facebook che in questo lasso di tempo le auto pubbliche non solo non sono aumentate, ma sono state addirittura dimezzate. Rughetti dice che le auto pubbliche nel 2014 erano 58.132 (dal sito del ministero, però, risulta che fossero 66.619), ridotte quest’anno a poco meno di 30 mila.
Rughetti però dimentica di precisare che tra il 2014 e il 2015 sono cambiati i criteri con cui vengono realizzati i censimenti. Come scriveva lo stesso ministero nella nota allegata al censimento 2015: «I criteri di rilevazione utilizzati tra l’annualità 2014 e il 2015-2016 sono solo parzialmente coincidenti». In sostanza dal 2015 in poi il ministero ha utilizzato un criterio più stringente, in cui dal conto totale delle automobili sono escluse – come abbiamo visto – una serie di veicoli.
Il dimezzamento, quindi, deriva in buona parte dal fatto che alcune automobili di servizio sono state escluse dal censimento. Fonti del ministero hanno detto al Post che questo diverso sistema di raccolta dei dati è uno dei principali responsabili del “calo” di automobili nel settore sanitario regionale che, anche a causa di una riorganizzazione interna del settore, ha mostrato una delle flessioni più consistenti. Nel 2014 la sanità regionale aveva 24.089 auto, scese a 7.204 nel 2015. Purtroppo è impossibile stabilire al momento quanta parte di questo calo sia avvenuto per la diminuzione delle vetture e quanto invece sia frutto soltanto di una riclassificazione delle stesse.
Ci sono stati dei tagli di cui siamo certi?
Sì: le amministrazioni centrali dello Stato, cioè i ministeri, hanno ridotto in maniera sensibile il loro parco auto. Erano 274 auto nel 2015 e sono scese a 212 nel 2016. La riduzione è ancora più notevole se la confrontiamo con i dati del 2014, quando le auto a loro disposizione erano 567, ma come abbiamo visto i dati del censimento 2014 non sono perfettamente paragonabili con quelli degli anni successivi per via dei diversi metodi di raccolta.
Tutta la storia in breve
Non è vero che le “auto blu” sono aumentate e non sembra vero nemmeno che sia aumentato il parco auto della pubblica amministrazione, formato da “auto blu” e auto utilizzate per svolgere altri servizi. Il dato che si legge sui giornali, un aumento di 9 mila auto tra 2015 e 2016, è frutto di un errore (“l’aumento” reale è di seimila automobili) e soprattutto dal fatto che molti più enti abbiano risposto al censimento del ministero rispetto a quanti avessero risposto al censimento precedente.
Le auto in dotazione alle amministrazioni centrali dello stato sono diminuite negli ultimi anni e sembra che siano diminuite in generale tutte le auto in dotazione alla pubblica amministrazione. A causa però delle incertezze e dei diversi metodi utilizzati nella raccolta dei dati e a causa della mancata risposta da parte di tutti gli enti al censimento, è difficile stimare con esattezza sia la dimensione totale del parco auto della pubblica amministrazione sia la sua riduzione negli ultimi anni.