Il modo giusto di raccontare i propri sogni
C'è qualche tecnica per farlo senza annoiare tutti, e vale anche per raccontare la nostra giornata o le nostre vacanze
Ci sono volte in cui facciamo un sogno particolarmente strano o emozionante che ricordiamo vividamente e abbiamo voglia di raccontarlo a qualcuno.
Ingenuamente siamo sicuri che basti il nostro entusiasmo e la nostra autenticità a coinvolgere il nostro interlocutore: ci muoviamo nella convinzione che se pensiamo che una cosa sia importante e bella, inevitabilmente e immediatamente ne sarà convinto anche ci ascolta. Ovviamente non è così, spiega un video di The School of Life: le informazioni che decidiamo di condividere devono essere confezionate per il nostro interlocutore.
Ci sono delle tecniche da tenere a mente, quindi, se vogliamo raccontare i nostri sogni (ma anche la nostra giornata, o le nostre vacanze). Dobbiamo essere sicuri di capire la storia che vogliamo raccontare, prima di tutto, perché se non sappiamo dove andremo a parare, perderemo chi ci ascolta. Dobbiamo sforzarci di essere brevi, anche se essere brevi richiede molto più sforzo che lasciar espandere la storia. Dobbiamo semplificare, rinunciare alle parentetiche e alle precisazioni perché, se quello che vogliamo dire è come ci ha fatto sentire il vedere nostra nonna in sogno, dovremo lasciar perdere i dettagli su che ore erano o com’era il tempo.
I dati specifici (le date, l’ora, le azioni) sono sempre meno interessanti – anche se più facili da ricordare – delle emozioni, e saranno le emozioni a interessare il nostro interlocutore. Il punto è come ci ha fatto sentire quello che è successo nel sogno, non tanto quello che è successo in sé.