A che punto è la legge sul fine vita?
Pochissimi politici italiani hanno fatto a meno di dire la loro su Charlie Gard, ma la legge in discussione rischia concretamente di fermarsi al Senato
Lo scorso 20 aprile la Camera dei deputati ha approvato la cosiddetta “legge sul fine vita” o sul “testamento biologico”, una norma che permette – entro alcuni limiti – di esprimere in anticipo quali trattamenti medici ricevere nel caso di gravi malattie. La legge è passata ora all’esame del Senato, dove però il suo futuro appare piuttosto incerto. La maggioranza che la sostiene non è molto ampia e i tempi della sua approvazione rischiano di allungarsi fino al termine della legislatura. Del tema si è tornati a parlare per il caso di Charlie Gard, il bambino britannico a cui i medici hanno impedito il ricorso a una terapia sperimentale negli Stati Uniti perché ritenuta un caso di accanimento terapeutico. Benché pochissimi politici italiani si siano astenuti dal commentare la vicenda, in Italia non esiste una legge che regoli la possibilità per il paziente o un suo fiduciario di esprimersi sul prolungamento delle cure che lo riguardano.
La legge approvata alla Camera riempirebbe questa mancanza nella legislazione italiana. È la proposta di legge 1142, intitolata “Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari al fine di evitare l’accanimento terapeutico”. Se approvata, consentirebbe a qualsiasi maggiorenne la possibilità di rinunciare ad alcune terapie mediche, in particolare la nutrizione e l’idratazione artificiale. Questa interruzione può essere ottenuta anche con le cosiddette “disposizioni anticipate di trattamento” (DAT), un documento nel quale si può indicare a quali terapie si vuole rinunciare e a quali condizioni, nel caso in cui a un certo punto si sia impossibilitati a esprimere la propria opinione (qui è spiegato come funzionano precisamente le DAT). Il paziente può anche chiedere di essere sedato in maniera continua e profonda, in modo da poter morire senza soffrire, in una sorta di coma indotto.
Di fatto il diritto all’interruzione delle terapie, comprese nutrizione e idratazione artificiale, era già stato ottenuto per via giurisprudenziale, cioè grazie alle sentenze dei tribunali. Malati come Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro avevano infatti ottenuto l’interruzione dei trattamenti dopo lunghissime battaglie legali. La legge, se approvata, introdurrà il diritto all’interruzione delle terapie senza dover passare dai tribunali e garantirà quindi una maggiore equità di trattamento dei cittadini.
Prima di entrare in vigore la legge dovrà essere discussa e approvata anche dal Senato (dove è catalogata come atto 2801). Il primo passaggio è la sua approvazione in commissione Sanità, che dovrà poi far passare il testo in aula per il voto definitivo. Al momento i membri della commissione stanno procedendo alle audizioni di esperti e altre personalità interessate dal tema. Il numero di persone che i componenti della commissione hanno chiesto di sentire è circa tre volte il numero di coloro che sono stati sentiti alla Camera.
Secondo molti è l’inizio delle difficoltà che incontrerà la legge al Senato, dove i voti su cui possono contare i suoi sostenitori sono molti di meno rispetto alla Camera. Uno dei rischi principali è che la legge non venga bocciata – pochi vorrebbero prendersene la responsabilità – ma rallentata in modo da impedire che la sua approvazione arrivi prima della scadenza della legislatura, nel marzo 2018. Rispondendo a una lettera di un dirigente dell’Associazione Luca Coscioni, che da anni si occupa dei diritti dei malati terminali, il presidente del Senato Piero Grasso ha detto che sarebbe molto grave se il Senato non riuscisse ad approvare la legge.
Fino a questo momento la legge è stata sostenuta dal PD insieme alla sinistra (MDP, Sinistra Italiana-Possibile) e con l’appoggio del Movimento 5 Stelle, sul quale però c’è qualche scetticismo visto come altre volte si è tirato indietro al momento del voto su proposte che aveva contribuito a scrivere. Sono contrari buona parte del centrodestra e del centro (Forza Italia, Lega Nord e Alternativa Popolare) oltre a numerosi parlamentari cattolici. Non è chiaro se i sostenitori della legge abbiano numeri sufficienti a farla passare in Senato, ma sembra certo che senza l’appoggio del M5S la legge non sarà approvata. Se invece fosse approvata ma con qualche modifica, la legge dovrà ritornare alla Camera ed essere nuovamente approvata.
Secondo i sostenitori della libertà di scelta sul fine vita, la legge arrivata al Senato è sostanzialmente buona, anche se contiene diverse aperture alla possibilità che le volontà del malato non vengano rispettate. Per esempio è permessa ampia libertà al medico di rifiutarsi di seguire le indicazioni del paziente o quelle contenute nelle DAT, perché sono state scoperte nuove terapie che potrebbero permettere un miglioramento del paziente di cui lui stesso non era a conoscenza al momento della redazione delle DAT. Ma un medico può rifiutarsi di interrompere nutrizione o idratazione artificiale anche per motivi descritti in maniera molto generica, che sembrano introdurre la possibilità di un’obiezione di coscienza sul fine vita.