Loowatt vuole cambiare i bagni
Come una società inglese sta provando a risolvere il problema di fare la cacca dove non c'è acqua corrente, e forse in futuro anche altrove
La parte più importante di un bagno funzionante è l’acqua corrente, che pulisca dopo ogni utilizzo i rifiuti organici solidi e liquidi prodotti dal nostro corpo. Nei posti in cui l’acqua corrente non c’è, quindi, andare in bagno diventa immediatamente più complicato. È un problema che riguarda 2,4 miliardi di persone nel mondo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, mentre un miliardo deve farlo all’aria aperta, senza privacy. In certi posti può essere impossibile costruire un bagno funzionante anche perché di acqua ce n’è troppa per via dei frequenti allagamenti. È il caso del Madagascar, un’isola ricchissima di riserve idriche sotterranee, tanto che molti abitanti della capitale Antananarivo coltivano riso nei propri giardini. In corrispondenza delle piogge torrenziali, queste riserve straripano portando con sé il contenuto delle molte latrine a cielo aperto, che raggiunge strade, case e negozi, con tutti i problemi facilmente immaginabili che questo comporta. Il sito Mosaic Science ha raccontato la storia di Loowatt, una startup che sta perfezionando un nuovo tipo di bagno per risolvere questi problemi.
La fondatrice di Loowatt (loo in inglese significa “bagno”) è l’americana Virginia Gardiner, che ha seguito una carriera insolita: nel 1999 si laureò alla Stanford University in letterature comparate e poi iniziò a lavorare come giornalista per una rivista di design e architettura. Era la più giovane della redazione e le toccò occuparsi delle fiere di arredi per cucina e bagni: il suo primo articolo parlava del fatto che nonostante il settore fosse in continua evoluzione i water non cambiavano. Si appassionò all’argomento, e lavorò a una tesi sui bagni con la quale si laureò al Royal College of Art di Londra. Nel 2010 fondò Loowattt, e nel 2011 partecipò a un bando della Bill & Melinda Gates Foundation intitolato “Reinvent the Toilet Challenge”, e lo vinse.
Il bagno progettato da Gardiner consiste in una struttura che all’esterno assomiglia a un normale bagno pubblico. Dentro al water c’è però una busta biodegradabile, attaccata all’asse: la manovella che normalmente tira l’acqua, o perlomeno fa scendere nel water un po’ di liquido detergente, attiva un sistema che “impacchetta” la cacca, sigillandone il contenuto e rendendolo inodore. Il pacchetto viene quindi sistemato in un’altra sacca biodegradabile sotto il water, che viene sostituita periodicamente da personale specializzato (a mano, sì). Ce ne sono di tipi diversi: alcuni sono pensati per essere usati da poche persone, e assomigliano ai comuni bagni chimici. Altri sono strutture in cemento, con una persona fissa che ne regola l’accesso. Il sistema dei bagni è strettamente collegato all’assistenza e alla manutenzione: due dipendenti di Loowatt fanno quotidiani sopralluoghi nei quartieri in cui sono attivi i bagni, facendo le necessarie riparazioni, sostituendo le sacche e rispondendo ai messaggi di chi segnala malfunzionamenti.
In Madagascar si usano bagni comuni posti all’esterno delle case, mentre nelle zone rurali non è raro usare direttamente gli alberi e i cespugli. Non è neanche una questione di classi sociali: anche chi ha lavori ben pagati, e può permettersi cose come televisioni e smartphone di ultima generazione, non può costruirsi un bagno in casa, perché spesso manca il sistema fognario. Nei pochi posti in cui c’è, i rifiuti vengono scaricati in un lago, che per questo puzza tremendamente.
Le latrine, utilizzate da circa tre quarti degli abitanti di Antananarivo, sono però poco igieniche, difficili da mantenere e rappresentano un pericolo per i bambini, che se ci finiscono dentro possono morire. In certe zone di Antananarivo, per esempio, non arriva l’elettricità, e andare in bagno di notte, al buio, può essere rischioso anche per un adulto. I Loowatt attivi ad Antananarivo sono attualmente 100, e non sono gratis: chi li vuole usare deve pagare 13,5 euro di cauzione, e 3 euro al mese per il suo utilizzo. Ma i residenti con cui ha parlato Mosaic Science dicono che non è caro, nonostante in Madagascar alcune famiglie sopravvivano con un euro al giorno: le latrine vanno svuotate periodicamente, ed è un’operazione molto costosa (e spiacevole).
A rendere i Loowatt interessanti per diversi importanti finanziatori sono le sue applicazioni nel settore energetico. Le strutture in cemento, infatti, sono costruite accanto a due grossi bidoni, che raccolgono il biogas e i rifiuti solidi: con il primo, nella stessa struttura viene fatta bollire acqua che viene poi venduta per chi vuole fare la doccia calda, o viene utilizzato per far funzionare generatori elettrici a gas e caricare per esempio i telefoni cellulari, sempre a pagamento. I rifiuti solidi invece vengono trasformati in fertilizzanti in un enorme centro posto su una collina vicino alla città. Ne vengono prodotte circa sei tonnellate al mese: di queste, tre vengono vendute sotto forma di fertilizzante liquido, mentre le rimanenti vengono trasformate in compost e in vermicompost, un particolare fertilizzante naturale ottenuto facendo digerire la cacca dai vermi.
Tutte queste cose – dare la possibilità alle persone di usare un bagno più igienico di una latrina, e produrre elettricità e fertilizzanti – sono ottenute senza usare acqua. Normalmente, nei sistemi sanitari industriali l’acqua rappresenta il 95 per cento dei prodotti di scarto, e prima di essere rimessa in circolo nell’ambiente deve essere filtrata e purificata. Un altro vantaggio di Loowatt dal punto di vista ecologico è che non sprigiona gas serra nella produzione dei fertilizzanti, perché sfrutta batteri che smaltiscono i rifiuti anaerobicamente, senza consumare ossigeno ed emettendo molta meno anidride carbonica. Questo ha portato qualcuno a chiedersi se un sistema più simile a quello di Loowatt non sia applicabile anche in Occidente, per ridurre l’impatto ambientale di una cosa quotidiana come andare in bagno.
L’obiettivo di Loowatt, intanto, è quello di diventare il principale fornitore di servizi sanitari ad Antananarivo, nel giro di qualche anno (dai cinque ai dieci). Perché l’operazione diventi economicamente sostenibile, ha spiegato Gardiner, deve servire 5000 persone, obiettivo che la società spera di raggiungere nei prossimi due anni. Loowatt vorrebbe espandersi anche in altre zone del mondo dove andare in bagno è un problema. Per ora è attivo in alcuni festival musicali britannici, dove però le condizioni sono molto diverse: lì le persone pagano 3 euro a utilizzo, non al mese. In quei casi, i rifiuti raccolti finiscono in impianti di trattamento industriale, e non vengono trasformati autonomamente in fertilizzanti come in Madagascar.