Anche gli uomini hanno un “orologio biologico”
Se ne parla pochissimo ma invecchiando gli uomini fanno più fatica a concepire dei figli, e l'età del padre c'entra anche con le probabilità di aborto spontaneo
L’espressione “orologio biologico” viene spesso usata per definire i processi dell’invecchiamento che portano le donne a essere meno fertili, fino a quando con la menopausa perdono del tutto la capacità di concepire figli. Lo stesso modo di dire non è invece mai utilizzato per gli uomini perché – a differenza degli ovociti delle donne – gli spermatozoi continuano a essere prodotti per tutta la durata della loro vita. Secondo molti esperti ridurre la questione della fertilità umana a un timer non è accurato da un punto di vista scientifico, e può portare a preconcetti fuorvianti soprattutto nei confronti delle donne: infatti anche gli uomini, con l’invecchiamento, possono avere problemi di fertilità. Anche se gli spermatozoi continuano a essere prodotti, la quantità e la qualità dello sperma peggiora nel tempo, «in relazione ad un graduale declino dei livelli di ormoni e al comparire o peggiorare di diverse patologie andrologiche», come spiega il ministero della Salute.
Sulla fertilità degli uomini ci sono ancora molte cose che non sappiamo, un po’ perché come per gli anticoncezionali ormonali la ricerca si è concentrata di più sulle questioni che riguardano le donne, un po’ perché spesso è difficile isolare quanto influisca l’età del padre al momento del concepimento, dato che in una gravidanza o nel suo fallimento sono coinvolte moltissime variabili e spesso gli uomini più vecchi hanno figli con donne più vecchie. Alcune cose però le sappiamo.
Sappiamo per esempio che dai 20 agli 80 anni la quantità di liquido seminale di un uomo diminuisce in modo continuo e così la motilità dello sperma, cioè la capacità degli spermatozoi di muoversi verso un ovulo. Queste cose potrebbero avere un peso nel fatto che, posto che la donna abbia meno di 25 anni, il tempo medio necessario a una coppia per concepire è di 4 mesi e mezzo se l’uomo ha meno di 25 anni, di quasi due anni se l’uomo ha più di 40 anni.
Uno studio pubblicato nel 2000 sulla rivista Human Reproduction prese in considerazione 8.559 gravidanze avvenute nel Regno Unito tra il 1991 e il 1992: dopo aver fatto degli adattamenti alle stime per escludere l’effetto dell’età della madre, i ricercatori ottennero che per gli uomini con più di 40 anni concepire nel corso di un anno era più difficile del 30 per cento rispetto a quanto lo fosse per gli uomini con meno di 30 anni. Questo è dovuto in parte al fatto che con l’aumentare dell’età maschile in genere diminuisce la frequenza dei rapporti sessuali e aumentano i casi di disfunzione erettile: le due cose sono spesso legate e non hanno un diretto effetto sulla capacità di concepire, ma influenzano i tempi necessari al concepimento.
In un altro studio realizzato nel Regno Unito e pubblicato nel 2003, si esclusero gli effetti dell’età delle madri, della frequenza dei rapporti sessuali e di altre caratteristiche fisiche dei partner, per capire se gli uomini più vecchi abbiano più difficoltà a concepire per la qualità del proprio sperma. Furono analizzate le gravidanze di 1.976 donne e risultò che per gli uomini con più di 45 anni era necessario il quintuplo del tempo per concepire rispetto agli uomini con meno di 25 anni. Per uno studio francese risalente al 1995 furono analizzati 901 cicli di inseminazione artificiale intrauterina: i ricercatori scoprirono che l’età dell’uomo era il fattore che più di tutti gli altri contribuiva alla probabilità di successo della procedura. Dopo sei cicli di inseminazione, gli uomini con più di 35 anni avevano un tasso di fertilità del 25 per cento, mentre per gli uomini con meno di 35 anni era del 52 per cento.
Un altro effetto dell’età del padre si ha nei casi di aborto spontaneo, che paiono essere più probabili nel primo trimestre di gravidanza quando l’età del padre è maggiore. Secondo uno studio del 2005, fatto considerando madri di meno di 30 anni, quando il padre ha più di 35 anni, il rischio di aborto spontaneo tra la sesta e la ventesima settimana è 1,27 volte più alto rispetto a quando il padre ha meno di 35 anni. È probabile che gli aborti spontanei siano dovuti a problemi nei cromosomi e per questo i ricercatori ritengono plausibile che il rischio maggiore di aborto sia dovuto al fatto che gli spermatozoi di un uomo più vecchio contengono maggiori mutazioni. Nel 2003 furono analizzati campioni di sperma conservati nelle cliniche per la fertilità e depositati da uomini con età compresa tra 20 e 57 anni: la percentuale di sperma con il DNA danneggiato era molto più alta negli uomini tra i 36 e i 57 anni.
La questione delle mutazioni del DNA negli spermatozoi è stata presa in considerazione anche da altri gruppi di ricerca che hanno cercato di capire se ci sia una relazione tra l’età del padre al momento del concepimento e la presenza di alcune gravi malattie ereditarie nei figli. Il problema è che le malattie genetiche sono rare e anche il numero degli uomini che hanno figli a età avanzate non è così grande da essere statisticamente rilevante. Uno studio del 2012, condotto su 78 famiglie islandesi, è giunto alla conclusione che ai figli siano passate molte più mutazioni genetiche da parte dei padri che da parte delle madri, per via della diversa genesi di ovociti e spermatozoi.
Dato che le mutazioni aumentano con l’aumentare dell’età del padre, gli studiosi pensano che padri più anziani possano trasmettere più facilmente patologie come l’autismo e la schizofrenia. Una ricerca del 2014 ha stimato che le probabilità di essere autistici per i figli di padri di 45 anni sono 1,5 volte di più dei figli di padri di 24 anni. Altri studi hanno scoperto che le mutazioni genetiche responsabili dell’autismo vengono dal padre quattro volte più spesso che dalla madre. Detto questo, bisogna anche dire che la maggior parte delle mutazioni del DNA trasmesse sono innocue, o possono essere addirittura vantaggiose.
Per la maggior parte delle gravidanze l’effetto dell’età del padre è molto ridotto, soprattutto in relazione all’età della madre, e infatti moltissimi uomini hanno figli anche a età avanzatissime. Tuttavia in quasi la metà delle coppie che non riescono a concepire e che per questo si rivolge ai medici la causa dell’infertilità è dovuta all’uomo: oltre all’età ci sono altre ragioni per cui un uomo può fare fatica ad avere figli o essere sterile. Per questo il ministero della Salute consiglia, tra le altre cose, di fare visite per assicurarsi di non avere patologie come il varicocele, di prendere precauzioni contro le malattie sessualmente trasmissibili e di condurre uno stile di vita sano.