Le teorie complottiste sull’attacco alla Corte suprema del Venezuela
Il presidente Maduro dice che c'entra la CIA, altri sostengono che sia stata una messinscena organizzata dallo stesso Maduro
Quello che è successo martedì pomeriggio in Venezuela è stato così inusuale e bizzarro che in molti lo hanno paragonato alla trama di un film d’azione. Un ex comandante della polizia venezuelana, Oscar Pérez, ha rubato un elicottero nella capitale Caracas e poi lo ha usato per sparare proiettili e granate contro il ministero degli Interni e la Corte suprema e per mandare un messaggio di ribellione contro il governo del presidente venezuelano Nicolás Maduro. Pérez ha diffuso anche un video di rivendicazione, diciamo così, e poi è sparito nel nulla, diventando la persona più ricercata in Venezuela. L’elicottero invece è stato trovato a una trentina di chilometri a est di Caracas, nella giungla, ha detto il vicepresidente venezuelano Tareck El Aissami; secondo altre ricostruzioni sarebbe invece atterrato su un tetto di una zona residenziale, in pieno giorno.
El helicóptero fue localizado en la zona norte costera del estado Vargas, en la comunidad de Osma. Seguimos tras la búsqueda del terrorista. pic.twitter.com/PyjbNT1TOU
— Tareck El Aissami (@TareckPSUV) June 28, 2017
Non è finita: Maduro ha sostenuto che Pérez avesse legami con la CIA, l’agenzia di intelligence per l’estero degli Stati Uniti, e con Miguel Rodríguez Torres, ex ministro venezuelano che negli ultimi anni si è espresso in maniera molto critica nei confronti di Maduro e del suo governo. La scorsa settimana Rodríguez Torres era stato accusato dal quotidiano Últimas Noticias – di proprietà di privati ma legato al chavismo, cioè il movimento nato con l’ex presidente venezuelano Hugo Chávez di cui fa parte anche Maduro – di essere un informatore della CIA. Últimas Noticias ha presentato a sostegno della sua teoria un presunto documento della CIA nel quale c’erano scritti il nome e il cognome di Rodríguez Torres. Qualcuno, tra cui lo stesso Rodríguez Torres, ha fatto però notare come il documento, scritto in inglese, contenesse diversi errori di ortografia. Eva Golinger, avvocata molto vicina al chavismo ed esperta di spionaggio, ha scritto inoltre che di solito documenti di questo tipo non includono nomi completi degli informatori.
El formato no es el estilo de estos documentos, normalmente no incluyen nombres completos de informantes sino códigos y el inglés está mal
— Eva Golinger (@evagolinger) June 25, 2017
È venuto fuori poi che Oscar Pérez, oltre che un poliziotto, è un attore part-time: recitò nel film d’azione Muerte Suspendida di Oscar Rivas, uscito in Venezuela nel 2015, nel quale interpretò un pilota di elicotteri della polizia. Dalle informazioni raccolte su di lui, e da quello che si può direttamente vedere dal suo account Instagram, non sembra che prima di martedì Pérez fosse coinvolto in qualche forma esplicita di opposizione a Maduro.
Oscar Pérez è il primo a sinistra dei quattro poliziotti mostrati al minuto 0:41
La storia è così assurda, anche per gli standard del Venezuela, che da ieri ha cominciato a circolare una particolare teoria del complotto: cioè che l’attacco sia stato organizzato da Maduro per dimostrare che contro di lui c’è un “colpo di stato permanente” ordito dai suoi nemici politici, la CIA e l’opposizione interna. Chi crede a questa teoria sostiene che in tutto quello che è successo martedì a Caracas ci siano molte cose che non tornano.
Luis Manuel Esculpi, un ex avvocato ed esperto di questioni di Difesa, ha detto al Wall Street Journal di essere perplesso di come un elicottero rubato abbia potuto volare sopra lo spazio aereo di Caracas senza attivare il suo sistema di difesa aerea: Maduro e i suoi predecessori hanno speso miliardi di dollari per comprare degli aerei da guerra russi e dei missili antiaerei, cioè quelli che vengono usati per abbattere aerei nemici; nel 2013, dopo avere installato un sistema di difesa russo di ultima generazione, Maduro disse: «Nessuno sarà in grado di toccare un centimetro della nostra terra». Rodríguez Torres, l’ex ministro avversario di Maduro, ha invece definito l’attacco una «stupida messinscena»: «Hanno attaccato con delle granate, ma nessuna è esplosa; e con dei proiettili che non hanno fatto feriti».
Il ministro degli Interni Miguel Rodriguez Torres, a sinistra, e il presidente venezuelano Nicolas Maduro, in una foto scattata il 23 agosto 2013 a Caracas (AP Photo/Ariana Cubillos)
Per il momento non ci sono prove che dimostrino la validità dell’una o dell’altra teoria e va tutto preso con le molle. Si può dire però che la guerra di propaganda che si è sviluppata dopo l’attacco, e quello che ne è seguito, mostra l’esistenza di uno scontro aperto tra Maduro e il gruppo di suoi avversari – prima alleati – guidati da Rodríguez Torres, che si potrebbe definire un gruppo di persone deluse dal chavismo.
Non solo Maduro ha accusato Rodríguez Torres di avere organizzato l’attacco contro il ministero degli Interni e la Corte Suprema, ma da settimane il governo venezuelano ha preso di mira apertamente Luisa Ortega Díaz, considerata un’altra importante esponente del gruppo dei delusi dal chavismo. Ortega Díaz è il procuratore generale del Venezuela, cioè la persona che sta a capo del ministero che si occupa di far funzionare la giustizia: a differenza di altre cariche ministeriali, il procuratore generale è scelto dal Parlamento, che dal 2015 è controllato dalle opposizioni. Due settimane fa un deputato del partito di Maduro, il Partito Socialista Unito del Venezuela, aveva presentato una domanda che chiedeva di esaminare il lavoro di Ortega Díaz, la quale secondo lui aveva mostrato «manifestazioni di squilibrio mentale».
Sulla questione si è espressa ieri la Corte Suprema venezuelana, un organo considerato molto vicino a Maduro: la Corte ha congelato i conti di Ortega Díaz, ha bloccato qualsiasi vendita relativa alle sue proprietà e le ha vietato di uscire dal paese. La Corte ha deciso anche un’altra cosa: ha conferito i poteri investigativi al Difensore civico dei diritti umani, uno stretto alleato del presidente, togliendoli al procuratore generale. Ortega ha commentato la decisione dicendo: «Questo è terrorismo di stato, queste decisioni non hanno validità perché non sono basate sulla Costituzione». Secondo i critici del governo Maduro vorrebbe disfarsi di Ortega Díaz, considerata troppo indipendente, e riportare sotto il controllo della presidenza il ministero da lei controllato.
Luisa Ortega Díaz, procuratore generale del Venezuela, durante una conferenza stampa tenuta a Caracas il 28 giugno (AP Photo/Fernando Llano)
Per il momento l’opposizione venezuelana anti-chavista, quella che controlla il Parlamento, non si è espressa molto sull’attacco di martedì contro la Corte Suprema, anche se diversi parlamentari si sono detti preoccupati da quello che potrebbe decidere di fare Maduro. Ieri fuori dall’Assemblea Nazionale, il Parlamento venezuelano, si sono riuniti diversi manifestanti filo-Maduro che hanno impedito a parlamentari e politici di entrare o lasciare il palazzo, facendo esplodere anche alcune bombe artigianali. I soldati della Guardia Nazionale, oltre a non intervenire contro i manifestanti, sono entrati nell’edificio e ci sono stati alcuni scontri tra deputati dell’opposizione e militari.
Soldati della Guardia Nazionale venezuelana in tenuta antisommossa entrano nell’edificio del Parlamento, a Caracas, il 27 giugno (AP Photo/Fernando Llano)
In molti pensano che il governo venezuelano sfrutterà l’attacco e le accuse successive per accentrare ulteriormente i suoi poteri, per giustificare una repressione ancora più violenta contro i manifestanti anti-governativi che da settimane protestano per tutto il paese, e per realizzare il suo obiettivo di creare una nuova Assemblea Costituente, che riscriva la Costituzione secondo la volontà dello stesso Maduro.