Anche i soldati ingrassano
Negli Stati Uniti sta diventando un problema, e per intervenire si vogliono ripensare le basi militari
Una base militare è come una piccola città: dentro ci sono strade, complessi di appartamenti, centrali dei vigili del fuoco, ristoranti, bar, luoghi per divertirsi la sera. Anche i problemi sono simili a quelli delle città: il traffico, la piccola criminalità, l’inquinamento. Ma negli Stati Uniti c’è un problema che preoccupa più degli altri il Dipartimento della Difesa (DoD): che i soldati ingrassino, diventando inadatti a svolgere il proprio lavoro. I soldati che non rispettano determinati standard fisici, infatti, non possono combattere, e la cura di malattie legate all’obesità e al tabacco costa ogni anno 3 miliardi di dollari al Pentagono, ha spiegato un articolo pubblicato dal City Lab, il sito di urbanistica e architettura dell’Atlantic.
Ed Miles, direttore della strategia e dell’innovazione per le comunità militari e le famiglie al DoD, ha spiegato che i soldati nelle basi sono come tutte le altre persone: dovrebbero rimanere in forma, ma non hanno né il tempo né le strutture per farlo. Nel 2016 il Pentagono ha diffuso per la prima volta dopo molti anni dei dati sullo stato di forma fisica dei soldati americani: il 7,8 per cento è sovrappeso, cioè ha un indice di massa corporea superiore a 25. Nel 2001 il dato era dell’1,6 per cento. La percentuale è più alta tra le donne, i neri, gli ispanici e i più anziani, ed è comunque inferiore rispetto a quella della popolazione americana, dove le persone sovrappeso o obese sono il 70 per cento.
Non c’è unanimità, tra gli ufficiali dell’esercito, sul fatto che sia un problema preoccupante o meno. Come spiegato dal Military Times, c’è chi teme che possa rappresentare un problema quando i soldati sono impegnati in battaglia, e chi invece ritiene dipenda soltanto dal fatto che i medici sono diventati più bravi nel diagnosticare queste situazioni. John Troxell, consigliere speciale del capo di stato maggiore, ha spiegato che in parte potrebbe anche dipendere dal fatto che negli anni Novanta gli addestramenti militari prevedevano molta corsa, mentre dopo le guerre in Iraq e in Afghanistan ci si è concentrati di più sulle operazioni pianificate, fatte soprattutto di spostamenti in marcia. Secondo Troxell c’entrano anche le abitudini delle nuove generazioni, meno abituate rispetto alle precedenti a fare molta attività fisica fin da piccoli, per gioco.
Per tutti questi motivi, molte basi militari negli Stati Uniti sta subendo delle modifiche strutturali per fare sì che i soldati e le loro famiglie mangino meglio e conducano una vita meno sedentaria. In particolare una campagna del DoD chiamata Healthy Base Initiative è stata inaugurata nel 2014 e prevede delle modifiche sperimentali a 14 basi, di dimensioni e popolazioni diverse. Le basi interessate si trovano soprattutto negli Stati Uniti, molto isolate oppure integrate nelle città. La più piccola è la Naval Submarine Base New London di Groton, in Connecticut, grande 9 chilometri quadrati, mentre la più estesa è Fort Bragg, in North Carolina, di 650 chilometri quadrati e 40mila abitanti.
Uno dei problemi di questo tipo di campagne, ha spiegato il City Lab, è che i cambiamenti nell’esercito americano avvengono sempre molto lentamente: per questo il DoD ha preferito cominciare a modificare piccole cose, come cartelli che invitano le persone a fare le scale, palestre in cui qualcuno intrattiene i bambini mentre i genitori si allenano, e mercati degli agricoltori. Se è vero che le basi hanno problemi simili a quelli delle città, lo è anche che intervenire urbanisticamente è più facile, perché sono luoghi circoscritti e con una popolazione relativamente omogenea.
Prima di intervenire, gli specialisti dello studio Arrowstreet hanno fatto dei rilievi utilizzando la tecnologia GIS, che permette di misurare, elaborare e rappresentare dati di tipo geografico, per vedere quali erano le caratteristiche fisiche delle basi ad ostacolare una vita salutare per i loro abitanti. A questi dati sono stati aggiunti quelli relativi agli spostamenti durante le giornate degli abitanti delle basi, scoprendo che «le cose non erano nei posti dove avrebbero dovuto essere», ha spiegato Scott Pollack di Arrowstreet riferendosi ai luoghi per mangiare e per allenarsi. La semplice sensibilizzazione sul tema della vita salutare non era sufficiente, è una delle conclusioni del report finale della Healthy Base Initiative, se non accompagnata da modifiche strutturali.
Da un lato, il report consiglia la costruzione di spazi posti al centro delle basi dove poter mangiare, fare esercizio fisico e divertirsi, raggiungibili facilmente a piedi. Per le zone più periferiche delle basi, il report suggerisce invece di posizionare dei “food truck” (i camioncini che servono cibi pronti) con alimenti salutari. In una base della Virginia un progetto di bike sharing – che non è stato replicato in altri posti per mancanza di fondi – ha ottenuto un grande successo, tanto che il report consiglia al DoD di trovare un modo di finanziarlo in parte con fondi privati, per poterlo estendere in tutte le basi. Per quanto riguarda le palestre, il principale suggerimento degli esperti è stato quello di costruirle insieme alle scuole e agli asili, in modo da permettere ai genitori di allenarsi portando con sé i figli.
Gli stessi dirigenti del DoD sono però scettici sulla possibilità che queste proposte diventino concrete. Miles ha spiegato che sono cose che richiedono anni: ogni base ha un piano per lo sviluppo urbanistico a lungo termine, e che ogni nuovo progetto deve essere approvato da un comitato. I problemi più grossi riguardano i finanziamenti, ma il report ha anche proposto alcune soluzioni per destinare parte dei fondi per parcheggi e strade – per esempio – alla costruzione di marciapiedi migliori e che invoglino a spostarsi a piedi, che sono anche più economici. Secondo Miles, basterebbe che le proposte del report fossero attuate da una base per volta, e potrebbe funzionare da esempio per le altre.