Un’altra legge contro le donne in Polonia
Da agosto le pillole del giorno dopo e dei cinque giorni dopo si potranno comprare solo con la prescrizione medica
Il presidente della Polonia, Andrzej Duda, ha firmato una legge che dal prossimo agosto renderà la contraccezione d’emergenza disponibile solo con una prescrizione medica. Per contraccezione d’emergenza si intende sia la cosiddetta “pillola del giorno dopo” che quella “dei cinque giorni dopo”, cioè due sistemi che possono prevenire una gravidanza nei casi in cui non siano stati usati del tutto o correttamente altri metodi contraccettivi. La legge precedentemente in vigore permetteva a tutte le donne con più di 15 anni di andare in farmacia e comprare una contraccezione d’emergenza senza la prescrizione del medico. Con le ultime modifiche approvate dal governo polacco, sostengono attivisti e critici, c’è il rischio che in Polonia aumenti il numero di aborti illegali, che sono più pericolosi per la salute e la vita delle donne. Si teme anche che la nuova legge provochi conseguenze negative per le vittime di stupro, per le donne che vivono nelle aree isolate del paese o semplicemente in posti dove i medici sono meno controllati e possono così decidere in base alle proprie convinzioni personali.
Il governo polacco ha ricevuto molte critiche per l’approvazione della legge sulla contraccezione d’emergenza, soprattutto da gruppi femministi, da organizzazioni per i diritti umani e anche da qualche deputata europea. La parlamentare olandese liberale Sophie in ’t Veld ha detto: «L’attuale governo conservatore polacco sta imponendo una controrivoluzione sessuale, contro gli interessi sanitari e le volontà delle donne e delle ragazze. Limitare l’accesso alla pillola d’emergenza, insieme al diritto dei medici di rifiutare di fornire il trattamento sulla base di motivi religiosi, avrà conseguenze di grande portata». La nuova legislazione va anche contro le indicazioni fornite dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA), ente della Unione Europea con sede a Londra che tutela e promuove la sanità pubblica e il controllo dei medicinali. Nel novembre 2014 l’EMA chiese agli stati membri dell’Unione Europea, tra cui anche la Polonia, di adeguare le rispettive legislazioni nazionali di modo da garantire la vendita della contraccezione di emergenza senza alcuna prescrizione medica.
Non è la prima volta che il governo polacco riceve delle critiche per avere preso decisioni considerate contro le donne. Negli ultimi mesi del 2016, per esempio, decine di migliaia di donne protestarono contro una legge che avrebbe permesso l’aborto solo nei casi in cui la vita della donna fosse stata ritenuta a rischio. Il disegno di legge era una proposta di iniziativa popolare appoggiata da diversi gruppi religiosi cattolici e dalla Conferenza episcopale polacca, una delle più conservatrici in Europa. La proposta era stata presentata da un membro della maggioranza ultraconservatrice di Diritto e Giustizia (Pis), partito molto di destra di cui fa parte anche Beata Szydło, la prima ministra della Polonia. Diritto e Giustizia aveva vinto le elezioni del 2015 anche grazie al sostegno della Chiesa cattolica (il 90 per cento dei cittadini polacchi si definisce cattolico), promettendo tra le altre cose importanti riforme di politica interna a favore della cosiddetta “famiglia tradizionale”. Dopo le manifestazioni anti-governative, la Camera bassa del Parlamento aveva respinto il disegno di legge, ma la Polonia ha continuato ad avere una delle legislazioni sull’aborto più restrittive d’Europa: quella oggi in vigore vieta l’aborto ad eccezione di pochissimi casi, tra cui quelli di stupro e di incesto e quelli in cui viene riscontrato un rischio per la salute della madre.
Della pillola dei cinque giorni dopo – che è un contraccettivo d’emergenza e non una pillola abortiva, come invece sostengono alcuni gruppi cattolici – si era discusso parecchio anche in Italia: ha effetto per 120 ore dopo il rapporto sessuale, due giorni in più rispetto alla pillola del giorno dopo, e blocca l’effetto del progesterone, un ormone femminile che stimola la produzione delle proteine che determinano l’ovulazione. Il suo effetto va scemando man mano che i giorni passano, e rispetto alla pillola del giorno dopo riduce ancora di più la possibilità che la donna rimanga incinta. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) approvò la vendita senza ricetta della pillola dei cinque giorni dopo alle donne maggiorenni nel maggio del 2015, cioè qualche mese dopo la richiesta dell’EMA agli stati membri dell’Unione Europea.