La tv per i ciechi
È quella con le audiodescrizioni, che raccontano tutto quello che viene mostrato e non detto: negli Stati Uniti vanno benino, l'Italia è ancora indietro
In Italia ci sono almeno 300mila ciechi e più di un milione di ipovedenti, persone che hanno una capacità visiva molto ridotta. Se decidono di appassionarsi a una serie tv hanno tre opzioni: ascoltarla e basta, immaginandosi tutto quello che viene mostrato e non detto; ascoltarla e ascoltare, se c’è, qualcuno accanto che li aiuti a tappare eventuali buchi; ascoltare un’audiodescrizione, un formato pensato apposta per loro in cui un narratore spiega tutto quello che altrimenti si vedrebbe e non si sentirebbe. In Italia le possibilità di ascoltare audiodescrizioni in italiano sono poche – per esempio quelle della Rai – e solo per alcuni programmi, film o serie tv. Su Netflix ce ne sono solo alcune in inglese, e anche in questo caso, solo per alcune serie.
In un recente articolo pubblicato sul sito statunitense di Vanity Fair Kelsey McKinney ha parlato del “promettente mondo delle audiodescrizioni, un elemento rivoluzionario dell’accessibilità televisiva”. McKinney ha scritto che negli Stati Uniti le persone che potrebbero essere interessate alle audiodescrizioni sono 24 milioni, e ha parlato con qualcuno che le fa e le usa.
Diane Johnson, presidentessa di Descriptive Video Works – che esiste dal 2003 ed è una delle più importanti società di audiodescrizioni – ha detto che “di solito ci vuole circa un giorno per scrivere i testi di un episodio da un’ora” e che la vera sfida in certi casi è riuscire a descrivere in poco tempo, magari tra una battuta e l’altra, azioni, espressioni del viso, sguardi, vestiti, locali o paesaggi; ma senza esagerare. «Stiamo molto attenti a non sovrapporci ai dialoghi. Se ci sono troppe descrizioni, diventa pesante. Se non ce ne sono abbastanza, si perde il filo». Joel Snyder – presidente di Audio Description Associates, il cui motto è “il visuale reso verbale” – ha scritto che «bisogna prendersi il tempo per scegliere le giuste parole per descrivere una scena e per farlo in modo oggettivo, senza metterci un’interpretazione personale».
Shawn Marsolais – direttore esecutivo di Bling Beginnings, un’associazione no-profit per bambini e ragazzi ciechi e ipovedenti – ha detto che poi, ovviamente, «se la voce è fastidiosa, rovina il programma». Marsolais, che è cieco, ha parlato bene dell’audiodescrizione che gli ha permesso di seguire la nuova stagione di House of Cards, con protagonista il politico Frank Underwood: «Ho bisogno di capire l’espressione del viso, perché spiega quanto lui sia orribile e manipolatorio. Se non lo descrivessero, non potresti capire la sua personalità». McKinney ha scritto che quelli che fanno le audiodescrizioni per società come Descriptive Video Works «guardano un episodio decine di volte per rendere la descrizione sintetica e intensa» e che, proprio perché sono l’unica cosa disponibile per spiegare le scene, le parole sono importanti. Bisogna considerare ogni possibile sfumatura di una parola e cercare quelle più precise possibili, evitando quelle troppo neutre.
Come ha scritto McKinney certe serie televisive degli ultimi anni, soprattutto quelle drammatiche e di qualità, fanno molto affidamento a cose che non siano dialoghi. Si può capire gran parte di quello che succede in un episodio di Friends anche solo ascoltandolo; è più difficile con uno di True Detective. Marsolais ha detto: «Quando vivevo da solo, chiamavo qualcuno durante le pubblicità per farmi spiegare cos’era successo», chiedendo magari se i due innamorati, dopo esseri detti certe parole, si erano baciati, e se sì come e per quanto. Le cose per Marsolais sono migliorate molto negli ultimi anni – Netflix c’è dal 2007 e le audiodescrizioni in inglese sono disponibili dall’aprile 2015. Ci sono anche le audiodescrizioni di alcuni video di Pornhub, ma continuano a esserci importanti film che ne sono sprovvisti, e importanti servizi o canali che non le offrono, come Amazon, Hulu, Showtime, Sling e HBO. Continua però a essere difficile trovare audiodescrizioni in Italia, soprattutto se non le si vuole in inglese. Come ha detto Snyder: «Ho sentito qualcuno dire che i ciechi non guardano la tv. Non è vero. Certo che la guardano. Tutti guardano la tv».