In Albania è avanti Edi Rama
Si stanno ancora contando i voti dopo le elezioni di ieri, ma secondo le proiezioni il partito Socialista del primo ministro avrà la maggioranza assoluta in Parlamento
Aggiornamento di lunedì 26 giugno:
Come previsto dai sondaggi, secondo gli exit poll e i primissimi risultati il Partito Socialista del primo ministro uscente Edi Rama è in vantaggio. I risultati ufficiali arriveranno nelle prossime ore: stando ai primi dati diffusi attorno alle 2:30 del mattino, nei seggi scrutinati il Partito Socialista ha preso il 51,1 per cento dei voti, il Partito Democratico, di centrodestra, il 28,1 per cento e il Movimento Socialista per l’Integrazione il 17,7 per cento. Questo dovrebbe garantire ai socialisti dai 71 ai 74 seggi sui 140 del Parlamento.
***
In queste ore si sta votando per rinnovare il Parlamento in Albania, un piccolo paese della penisola balcanica fra i più poveri in Europa, che negli ultimi anni ha avviato un processo di trasformazione e di avvicinamento all’Unione Europea. Si vota per rinnovare i 140 seggi dell’unica camera. I partiti che otterranno la maggior parte dei voti sono il Partito Socialista – di centrosinistra – del primo ministro uscente Edi Rama e il Partito Democratico, di centrodestra. Secondo un sondaggio dell’istituto italiano IPR il favorito è il Partito Socialista, che dovrebbe raccogliere circa il 48 per cento dei voti.
La campagna elettorale è stata definita una delle più tranquille nella storia del paese: non ci sono stati scontri né boicottaggi, nonostante questi ultimi fossero stati minacciati dal Partito Democratico (che accusava il governo di scarsa trasparenza). Si è parlato soprattutto di corruzione, riforma delle proprietà terriere e di disoccupazione, tre dei più grossi problemi del paese. Il primo ministro uscente Rama, scrive il Financial Times, ha promesso misure per cercare di risolvere soprattutto i primi due: per ridurre la corruzione, un migliaio di giudici e funzionari pubblici saranno seguiti in futuro da una commissione di colleghi americani, mentre per risolvere i problemi della proprietà di alcuni terreni – sorti dopo la caduta del comunismo nel 1990, e tuttora presenti – il governo ha promesso di istituire un fondo di compensazione per le persone danneggiate. Il Partito Democratico teme invece che il tentativo di ridurre la corruzione si risolva nella rimozione di alcuni giudici nominati da loro negli anni passati, e ha accusato il governo di non avere fatto abbastanza contro la criminalità organizzata e il traffico di droga (negli ultimi due anni, ad esempio, si è diffusa ampiamente la coltivazione e produzione illegale di cannabis per il mercato europeo).
L’Albania dovrà affrontare inoltre diversi altri problemi, fra cui l’alto tasso di disoccupazione – che negli ultimi anni è sceso di tre punti, ma rimane al 14 per cento – e la frequenza con cui i più giovani lasciano il paese per lavorare all’estero. Si stima che 1,2 milioni di albanesi vivano all’estero, a fronte di una popolazione interna di soli 2,9 milioni.
Nonostante sia favorito, il Partito Socialista non dovrebbe ottenere da solo la maggioranza di 70 seggi: probabilmente formerà un’alleanza con il Movimento Socialista per l’Integrazione, il cui leader è il presidente albanese Ilir Meta. Tutti i principali partiti, comunque, sono d’accordo per iniziare presto i negoziati ufficiali per entrare nell’Unione Europea; è dal 2014 che l’Albania è un candidato membro ufficiale, e secondo alcune stime se i negoziati inizieranno entro la fine di quest’anno potrebbe aderire ufficialmente all’Unione entro il 2022.