Gli stati nemici del Qatar vogliono far chiudere al Jazeera
La ritengono troppo vicina agli interessi del Qatar, il paese che stanno cercando di isolare e che accusano di sostenere il terrorismo
Da inizio giugno alcuni paesi arabi sunniti – tra cui Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Bahrein – hanno isolato in vari modi il Qatar, accusandolo di sostenere il terrorismo. Questi paesi hanno chiuso frontiere, sospeso rapporti diplomatici e, più in generale, tagliato i loro rapporti con il Qatar. Nella notte tra il 22 e il 23 giugno, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Bahrein hanno presentato al Qatar una lista di richieste, offrendo in cambio la fine dell’isolamento. Una di queste richieste riguarda la chiusura di al Jazeera, un grande e rispettato network di notizie che ha sede in Qatar e che in parte è proprietà della famiglia reale qatariota. I paesi che hanno presentato la lista ritengono al Jazeera un network usato dal Qatar per esercitare la sua influenza nell’area, destabilizzare la regione e perseguire i suoi scopi. Il Qatar ha già detto che non farà nessuna delle cose della lista, ma si sta continuando a parlare soprattutto della questione legata ad al Jazeera.
Il ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha detto che non ci saranno trattative per un’ipotetica chiusura di al Jazeera e che le richieste fatte al Qatar non sono realistiche. Anche molte associazioni internazionali hanno detto di ritenere grave che alcuni stati chiedano la chiusura di un network straniero. Giles Trendle, consigliere delegato di al Jazeera, ha detto: «Siamo sconvolti dalla richiesta. Certo, in passato se ne era già parlato, ma è scioccante e sorprendente vederlo davvero, messo per iscritto. È tanto assurdo quanto lo sarebbe una richiesta della Germania al Regno Unito per far chiudere la BBC».
Trendle ha detto che le richieste per far chiudere al Jazeera iniziarono nel 2011, ai tempi della Primavera Araba, quando – ha detto – «al Jazeera raccontava i sogni e le aspirazioni delle nuove generazioni». In quell’anno, al Jazeera aveva espresso il suo aperto sostegno ai Fratelli Musulmani, un gruppo politico-religioso che in passato ha sfidato il potere delle monarchie arabo-sunnite del Medio Oriente (e Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto sono paesi sunniti). Il caso più emblematico è quello dell’Egitto, dove nel 2011 le proteste anti-governative portarono alla caduta del regime autoritario di Hosni Mubarak e alla progressiva ascesa dei Fratelli Musulmani. Nel giugno 2012 Mohammed Morsi, uno dei leader dei Fratelli Musulmani, fu eletto presidente, ma il suo incarico fu molto breve. Un anno dopo Morsi fu destituito con un colpo di stato organizzato da Abdel Fattah al Sisi, allora potente generale dell’esercito e ancora oggi presidente del paese. Tra le altre cose, negli ultimi anni Sisi ha messo fuori legge i Fratelli Musulmani e ha arrestato centinaia dei suoi leader. Anche i giornalisti di al Jazeera hanno avuto un sacco di problemi in Egitto.
Al Jazeera esiste dal 1996 e dal 2006 ha una versione in inglese: è una televisione con un sito internet particolarmente attivo, soprattutto per quanto riguarda le notizie sui paesi del Medio Oriente. È presente in più di 70 paesi del mondo e i suoi programmi sono trasmessi in più di 100. Divenne particolarmente nota anche a quelli non del settore dal 2001 in poi, perché era tra le altre cose il canale che trasmise per primo i messaggi di Osama bin Laden. Per al Jazeera media Network lavorano in tutto più di tremila persone, di 70 diverse nazionalità. A prescindere dalle sue posizioni su alcuni fatti di cronaca, ci lavorano molti bravi giornalisti da tutto il mondo. La redazione ha diffuso un comunicato – qui in inglese – in risposta alle richieste presentate al Qatar, commentate anche sul profilo Twitter al Jazeera English, tra le altre cose con questo breve video.
Journalism is not a crime. pic.twitter.com/NlZuMhtezQ
— Al Jazeera English (@AJEnglish) June 24, 2017