Anche a voi non importa niente dei sequel di “Avatar”?
Perché ci siamo dimenticati – e forse è normale – del film che ha incassato di più nella storia del cinema
James Cameron ha diretto due film negli ultimi vent’anni: Titanic e Avatar, uscito in Italia nel gennaio 2010. Avatar è il film che nella storia del cinema ha incassato di più, Titanic il secondo. Titanic, che ha quasi vent’anni, è un film ancora molto ricordato e citato; Avatar, invece, ce lo siamo un po’ dimenticato, non ha lasciato dibattiti o citazioni memorabili, non ci sono – o almeno non sono molto seguite – riunioni annuali di fan, non è pieno di gente che si è messa a imparare la lingua del film o a studiarne la flora e la fauna (qualcuno c’è sempre in realtà). Insomma, sette anni dopo Avatar non sembra aver trovato un suo posto rilevante nella cultura popolare contemporanea, se non per la questione degli incassi: e anche per questo sembrano pochi quelli che non vedono l’ora che ne escano dei sequel. Sempre che sappiano che ci saranno, questi sequel: saranno quattro e arriveranno nel 2020, nel 2021, nel 2024 e nel 2025.
Si sa da aprile che i quattro sequel di Avatar usciranno tra il 2020 e il 2025, ma se ne è parlato poco: la notizia, comunicata con un post sulla pagina Facebook ufficiale di Avatar, ha avuto meno di 9mila “mi piace” (e faccine, e cuoricini vari) e meno di tremila condivisioni. Per fare un paragone con qualcosa di recente, il nuovo trailer di Game of Thrones pubblicato sulla pagina Facebook della serie, e poi su Twitter e YouTube, ha per ora 655mila “mi piace” e più di 500mila condivisioni. Eppure la pagina Facebook di Avatar piace a quasi 47 milioni di persone; per farvi un’idea, quella di Game of Thrones a 20 milioni e quella di Star Wars a 18 milioni. Vuol dire che quando uscì Avatar molti misero mi piace sulla pagina, ma ora se ne fregano.
Quando Avatar uscì se ne parlò tanto. Era costato più di 200 milioni di dollari – incassò più di dieci volte tanto: 2 miliardi e 787 miliardi di dollari – e vinse solo 3 Oscar per fotografia, scenografia ed effetti speciali, su nove nomination. Era uno di quei film di cui tutti parlavano e che qualcuno andò pure a rivedere un paio di volte: soprattutto fu uno dei primi film da vedere in 3D, che all’epoca sembrava the-next-big-thing: un modo costoso e ragionato per rendere le immagini migliori e non solo un giochetto per far pagare i biglietti qualche euro in più e far vedere oggetti che sembrano uscire dallo schermo.
È improbabile invece che la gente tornasse a vedere Avatar perché non aveva capito la storia. Era una storia semplicissima e simile a tante altre: Pocahontas, Balla coi lupi e soprattutto FernGully – Le avventure di Zak e Crysta, un film d’animazione del 1992.
Avatar parlava di Jake Sully, un soldato paralizzato che veniva mandato su Pandora, un pianeta lontanissimo abitato dai Na’vi, umanoidi blu alti circa tre metri che vivono in simbiosi con la natura (le code-USB forse ve le ricordate) ma finiscono per dover combattere contro gli umani o meglio contro alcuni di loro che vogliono usare il pianeta per fare soldi. Jake Sully, che si innamora della Na’vi Neytiri, deve decidere da che parte stare e sceglie quella dei Na’vi, sconfiggendo il cattivo di turno.
Il film piacque al pubblico, i critici ne apprezzarono i temi – si parlò pure di panteismo e anti-imperialismo – ma più di ogni altra cosa la capacità di Cameron di mettere insieme una storia bella e strappalacrime a effetti speciali come non se ne erano mai visti prima. Molti critici – e tra loro il più famoso di tutti, Roger Ebert del Chicago Sun-Times – dissero che era dai tempi dei primi Star Wars che non si vedeva una storia così: forse ingenua in certi punti, ma alla fine efficace. Anche Steven Spielberg disse che Avatar era «il più suggestivo e sorprendente film di fantascienza dai tempi di Star Wars».
Perché, quindi, Avatar l’abbiamo un po’ perso per strada? Oggi non è nemmeno tra i 250 film con la miglior media voto su IMDb, il più importante sito di cinema al mondo: ci era entrato a fine 2009 al 25º posto e ne è uscito nel 2012. Non perché nel frattempo siano arrivati così tanti film che l’hanno superato, piuttosto perché gli spettatori che l’hanno rivisto dopo gli hanno dato voti più bassi.
Il problema, per un film che punta molto su una nuova tecnologia, è che basta poco perché quella tecnologia diventi subito vecchia. Nel caso di Avatar parliamo poi di una tecnologia, il 3D, che è difficile ricreare fuori da un cinema fatto apposta, e che è vista con crescente scetticismo dal pubblico (vi ricordate i tempi delle tv in 3D?). Sono passati troppi pochi anni perché Avatar diventi un vecchio film da riguardare con nostalgia ma ne sono passati abbastanza perché la gente parlasse d’altro. Come ha scritto Ben Child sul Guardian, il 3D di Avatar ha comunque lasciato un grande segno nel cinema: prima i film in 3D erano pochini; dopo quasi tutti. Se un film ha un budget medio-alto ed è d’animazione, di azione o di fantascienza, ci sono grandi possibilità che ce ne sia la versione in 3D.
Secondo Child Avatar ha poi un altro grande problema: aveva un finale. Il cattivo – il colonnello Quaritch – veniva ucciso; Jake Sully sposava Neytiri, i buoni vincevano e cacciavano i cattivi. È facile immaginarsi quindi i Na’vi che vivono felici e contenti su Pandora senza conflitti sospesi o minacce imminenti. L’Universo cinematografico Marvel – che ora è composto da 15 film ed è un ottimo esempio di finali non finali – allora era appena iniziato, con il primo Iron Man. Chi vide Avatar e lo apprezzò per il 3D non può apprezzarlo allo stesso modo, e ha molti altri 3D da apprezzare; chi ne apprezzò la storia ha probabilmente poche domande aperte a cui vorrebbe venisse data risposta.
Child scrive però che la cosa non è necessariamente un problema e che «dovremmo essere grati a Cameron e ai suoi collaboratori per aver scelto una strada più difficile» e per essersi presi il tempo necessario per pensare a dove e come far andare avanti la storia; senza, scrive Child, l’urgenza con cui sono stati fatti i seguiti di Matrix o i film su Lo Hobbit dopo il successo dei tre Il Signore degli Anelli. «A guardare indietro ora, Avatar non è forse stato la pietra miliare del cinema che sembrava essere nel 2009», ha scritto Child, ma Cameron è comunque il regista dei due film che hanno incassato di più nella storia del cinema, e uno che quando ha fatto sequel li ha fatti bene: è successo con Aliens – Scontro finale, del 1986, e con Terminator 2 – Il giorno del giudizio, del 1991.