Anche François Bayrou si è dimesso dal governo francese
Era ministro della Giustizia e ha lasciato per le inchieste sul suo partito: lo stesso ha fatto la ministra per gli Affari europei, ma per Macron non cambia molto
Il ministro francese della Giustizia François Bayrou, capo del partito MoDem e importante alleato del presidente Emmanuel Macron, ha annunciato oggi all’agenzia di stampa AFP le sue dimissioni. Bayrou terrà una conferenza stampa nel pomeriggio alle 17.00. Poco dopo, Marielle de Sarnez, ministra degli Affari europei, ha annunciato a sua volta ad AFP le dimissioni dal governo per andare a presiedere (scrive Le Monde) il gruppo dei MoDem all’Assemblea Nazionale. Dopo le dimissioni di François Bayrou e Marielle de Sarnez, il governo del primo ministro Edouard Philippe e di Emmanuel Macron non ha più, almeno per ora, alcun esponente del partito centrista MoDem. Negli ultimi giorni si erano dimessi altri due ministri: la ministra della Difesa francese Sylvie Goulard sempre dei MoDem, e l’ex socialista Richard Ferrand, ministro della Coesione territoriale. Oggi, nel tardo pomeriggio Macron dovrebbe annunciare i sostituti che prenderanno il posto dei quattro ministri dimissionari.
Contro MoDem la procura di Parigi ha aperto lo scorso 22 marzo un’inchiesta preliminare: l’accusa è che siano stati utilizzati i fondi del Parlamento Europeo per pagare degli assistenti parlamentari che operavano in Francia e che non si occupavano di questioni europee. Un’inchiesta simile era stata avviata nel 2015 anche contro il Front National di Marine Le Pen e il filone che riguarda MoDem è stato avviato dopo la segnalazione di un’eurodeputata del Front National, Sophie Montel. All’inizio di giugno uno storico collaboratore dei MoDem aveva ammesso il suo reale impiego come assistente parlamentare dell’eurodeputato Jean-Luc Bennahmias ed era stata avviata una nuova inchiesta preliminare, confluita nella prima.
François Bayrou, più volte candidato alle presidenziali in passato, era stato fin dalla campagna elettorale per le presidenziali il più importante alleato di Macron. Per il suo sostegno aveva imposto al leader di En Marche! alcune condizioni, tra cui una legge sulla «moralizzazione della vita pubblica, per la lotta contro i conflitti di interesse» (il riferimento implicito era probabilmente per il candidato della destra François Fillon, che stava passando un guaio su faccende del genere) e anche «un vero cambiamento nelle pratiche politiche, non un riciclo delle vecchie pratiche».
Secondo gli osservatori, l’uscita dal governo degli esponenti centristi non dovrebbe essere un grosso problema per Macron. La République en marche (nuovo nome del movimento di Macron) può contare, da solo, sulla maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale appena eletta, e questo anche se MoDem dovesse decidere di ritirare il proprio sostegno, cosa che non è comunque avvenuta: LRM ha 308 seggi (la maggioranza assoluta è di 289 seggi) e può anche fare a meno del sostegno di MoDem, che alle legislative della scorsa settimana ha eletto 42 deputati.
Per il nuovo presidente Macron, da un punto di vista politico, la situazione non è comunque delle migliori. Dopo la sua elezione, lo scorso maggio, Macron aveva ritardato l’annuncio dei nuovi membri del governo spiegando che: «In conformità con gli impegni di moralizzazione della vita pubblica il presidente della Repubblica, d’accordo con il primo ministro, ha voluto introdurre un tempo di verifica» sulla situazione fiscale e sui possibili conflitti di interesse dei ministri scelti. Le inchieste preliminari erano state a quel tempo già avviate. Gli oppositori politici di Macron stanno parlando di «scandalo politico», «crisi ministeriale», «bazar» e di «macronismo di governo totalmente amatoriale».