L’importante elezione americana che ancora non conoscevate
Si è votato in Georgia per assegnare un seggio della Camera, da giorni il voto aveva attirato l'interesse della stampa nazionale per molte ragioni
Aggiornamento di mercoledì 21 giugno: la Repubblicana Karen Handel ha vinto l’elezione speciale del sesto distretto della Georgia, battendo il Democratico Jon Ossoff. Handel ha ottenuto il 51,9 per cento dei voti contro il 48,1 per cento di Ossoff.
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Oggi negli Stati Uniti si sta tenendo il secondo turno di un’elezione straordinaria per riassegnare il seggio alla Camera dei rappresentanti di Tom Price, ex deputato Repubblicano della Georgia che di recente è stato eletto segretario alla Salute nell’amministrazione di Donald Trump. Di norma un’elezione del genere passerebbe pressoché inosservata: si vota solamente in uno spicchio della Georgia – il sesto distretto, appena a nord di Atlanta – dove abitano poco meno di 700mila persone. L’elezione di oggi però sta ottenendo da settimane attenzioni e interessi nazionali per due motivi: è il primo voto considerato rilevante dall’elezione di Trump – che in Georgia ha battuto Hillary Clinton di soli 5 punti, molto pochi per un Repubblicano – ed è talmente combattuta che la sua campagna elettorale è diventata la più costosa di sempre nella storia degli Stati Uniti per la Camera.
Le ragioni delle attenzioni nazionali non sono immediatamente visibili: quelle di oggi in Georgia non sono le uniche elezioni speciali di questo periodo (la settimana scorsa ci sono state le primarie per le elezioni del governatore in Virginia, oggi si vota per assegnare un seggio nel quinto distretto del South Carolina) e il loro esito non sposterà minimamente gli equilibri alla Camera, dove i Repubblicani hanno una maggioranza di più di 40 seggi. «A volte, le cose piccole diventano importanti se tutti siamo d’accordo sulla loro importanza», ha scritto Nate Silver a proposito delle elezioni di oggi in Georgia. È un modo come un altro per dire che la loro importanza è soprattutto simbolica, ma che allo stesso tempo avrà conseguenze pratiche: in caso di vittoria dei Democratici, qualche deputato Repubblicano potrebbe decidere che l’aria è cambiata rispetto alle elezioni presidenziali, e magari ritirare il suo appoggio a una delle traballanti riforme di Trump (su tutte, la riforma sanitaria di Obama). Se invece vinceranno i Repubblicani, potranno argomentare che il sostegno a Trump abbia fatto perdere i voti degli elettori più moderati ma abbia fatto recuperare loro il voto dei più radicali. I due candidati in corsa sono Jon Ossoff per il Partito Democratico e Karen Handel per i Repubblicani.
Jon Ossoff ha 30 anni, ha una laurea della London School of Economics e il suo lavoro più recente è stato quello di produttore esecutivo per un documentario di BBC sullo Stato Islamico (o ISIS). Non ha mai avuto incarichi pubblici, ma in passato è stato stagista per il deputato e attivista per i diritti civili John Lewis e assistente del deputato Hank Johnson. Il preside del suo liceo ha raccontato al New Yorker che da ragazzo era solito leggere l’Economist. Ha posizioni abbastanza di sinistra sui diritti sociali e più moderate sull’economia e la sicurezza: in generale, comunque, è considerato più a sinistra di diversi candidati Democratici che in passato hanno provato a prendere posizioni molto dure su temi come la sicurezza per sottrarre voti ai Repubblicani.
La candidata Repubblicana è Karen Handel, che ha 55 anni e in passato è stata imprenditrice e filantropa. Fra il 2007 e il 2010 Handel è stata segretario di Stato della Georgia e da allora ha provato a farsi eleggere sia governatrice sia senatrice, senza successo (nel 2010 perse le primarie repubblicane per la carica di governatore per circa duemila voti). È nota per essere piuttosto di destra: ha posizioni fermamente anti-abortiste e in passato è stata appoggiata diverse volte dall’ex governatrice dell’Alaska Sarah Palin. In campagna elettorale ha attaccato Ossoff, fra le altre cose, perché non vive nel sesto distretto e perché «non condivide i nostri valori». Negli ultimi giorni, anche Trump ha più volte invitato a votarla dal suo account Twitter.
KAREN HANDEL FOR CONGRESS. She will fight for lower taxes, great healthcare strong security-a hard worker who will never give up! VOTE TODAY
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) June 20, 2017
Al primo turno Ossoff ha ottenuto il 48,12 per cento dei voti mentre Handel il 19,77: il voto Repubblicano però si è frammentato a causa della presenza di diversi candidati piuttosto popolari (in quattro hanno preso più dell’8 per cento di voti). Sommando i voti per ciascun candidato, ha votato per i Repubblicani il 51 per cento dei votanti, mentre per i Democratici circa 49. Questo dato non è l’unico che fa pensare che l’elezione di oggi sia particolarmente imprevedibile: la Georgia è uno stato storicamente Repubblicano e a maggioranza bianca ma con una popolazione sempre più variegata etnicamente, e in cui alle ultime elezioni presidenziali i Democratici hanno ottenuto più consensi del solito, soprattutto nelle zone metropolitane.
La mappa elettorale della Georgia alle elezioni presidenziali del 2016
Il sesto distretto in particolare ha un elettorato bianco con un elevato tasso di istruzione – in qualche modo sfavorevole per un candidato radicale come Handel – e un elettorato afroamericano molto partecipe, che Politico considera lo “zoccolo duro” del consenso di Ossoff. Qui, l’anno scorso, Trump ha vinto solamente di 1,5 punti, mentre nel 2012 Mitt Romeny superò Barack Obama di più 20 punti. La percezione degli osservatori, quindi, è che Ossoff parta con un leggero vantaggio: anche gli ultimi sondaggi lo danno in vantaggio di circa due punti.
La data del voto – pochi mesi dopo l’elezione di Trump – il luogo – uno stato dove recentemente i Repubblicani sono andati maluccio – e un candidato carismatico come Ossoff hanno fatto sì che la sua campagna abbia ricevuto un sacco di soldi, cosa che a sua volta ha costretto Handel e i suoi sostenitori ad aumentare i fondi per tenergli testa. Il risultato è che sono stati spesi in tutto più di 40 milioni di dollari: è un nuovo record, considerando che finora la campagna elettorale più costosa per un’elezione alla Camera era stata quella del 18esimo distretto della Florida, nel 2012, quando il Democratico Patrick Murphy superò di meno di duemila voti il Repubblicano Allen West. Ai tempi furono spesi in tutto 29,5 milioni di dollari.
I risultati ufficiali saranno resi noti fra stasera e le prime ore di mercoledì mattina negli Stati Uniti.