Esistono squadre di calcio che non esistono
L'Asbury Park Football Club ha uno stemma, un sito, le maglie e il merchandising, ma nessun giocatore
Quando si parla di Asbury Park, New Jersey, può venire in mente Bruce Springsteen — soprattutto a chi ha qualche anno in più — che ci abitò per alcuni anni prima di diventare famoso, dedicando alla città il titolo del suo primo album, Greetings from Asbury Park, N.J. del 1973, la cui copertina è usata con vanto dalla città anche nelle insegne stradali. Asbury Park è infatti una piccola città sulla costa del New Jersey, abitata da poco più di 16mila persone. Un posto tranquillo, con il classico boardwalk che costeggia la costa atlantica, quel tipo di camminamento in legno caratteristico del New Jersey e costruito per la prima volta ad Atlantic City a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento.
Ad Asbury, Shawn Francis, ex social media manager della Major League Soccer, il maggior campionato di calcio nordamericano, e Ian Perkins, musicista inglese e chitarrista dei Gaslight Anthem, hanno fondato l’Asbury Park Football Club, che a prima vista, guardando il sito e i profili social, sembrerebbe la prima e unica squadra di calcio della cittadina. Come stemma ha il volto di Tillie, una faccia sorridente tratta da un murale dipinto sopra a un bar nel centro città, divenuto negli anni uno dei simboli di Asbury. Ha delle maglie da gioco fornite da Umbro, storica azienda d’abbigliamento sportivo inglese, con cui Francis e Perkins hanno firmato un contratto per produrre pezzi destinati esclusivamente alla vendita, perché alla squadra non servono: non esiste.
Ma pur potendo essere considerato alla stregua di un marchio di abbigliamento, negli ultimi due anni le collezioni vendute dall’Asbury Park hanno avuto molto successo, e ora, quando ne viene presentata una nuova, la notizia fa il giro dei più conosciuti siti di moda e del cosiddetto coolhunting.
Hello. Things are for sale here. https://t.co/wPktxeM95e. pic.twitter.com/gfdx1kC8sB
— ASBURY PARK FC (@AsburyParkFC) October 13, 2016
Ian Perkins si trasferì ad Asbury nel 2013, e stando a quanto ha riferito in una recente intervista al New York Times, che la scorsa settimana ha dedicato un articolo al loro progetto, rimase deluso quando venne a sapere che non solo Asbury non aveva una squadra di calcio, ma non c’era nemmeno un posto in cui giocarci. Francis rispose alle sue lamentele su Twitter dicendogli che il calcio ormai non era fatto per essere praticato, ma solo per essere consumato. Francis si riferiva probabilmente alla sempre maggiore importanza che l’abbigliamento sportivo sta guadagnando nella moda, influenzando il design di molti marchi di abbigliamento. Negli Stati Uniti, in particolare, questo fenomeno ha portato alla creazione di diversi marchi che producono da zero o propongo rivisitazioni delle maglie da gioco di note squadre di calcio, soprattutto europee e sudamericane. Per ora è New York la città in cui si possono trovare più studi e punti vendita in cui vengono disegnati e venduti i capi, naturalmente ad un costo maggiore rispetto alle vere maglie da calcio, che pure non costano poco.
Prima di iniziare il suo progetto con Perkins, Francis conosceva bene le tendenze calcistiche di New York e infatti, nel dare inizio all’Asbury Park, fu decisiva l’influenza “delle squadre di ragazzini creativi di New York”. Dopo aver pensato a nome, stemmi e merchandising, cosa che si possono vedere e acquistare sul sito del progetto, i due si sono creati uno sponsor di maglia fittizio, “Samesong”, storpiatura del nome della multinazionale sudcoreana Samsung, già sponsor di alcuni famosi club. L’identità dell’Asbury Park sta a metà fra la cultura calcistica europea, come fa intendere il “Football Club” nel nome, e quella statunitense, che viene fuori dalle strategie di marketing del progetto.
La creazione dell’Asbury Park risale al 2014, e da allora ha riscosso grande popolarità nella costa orientale degli Stati Uniti. Nel tempo Perkins e Francis hanno inventato una storia, mettendoci dentro anche qualcosa di vero. Nel sito si trova scritto: «L’Asbury Park è famoso per le vittorie e i trofei conquistati negli anni Cinquanta, la cultura del club è costruita attorno all’idea dell’unione tra arti performative e arte calcistica». L’anno scorso, con l’aiuto di uno studente di architettura dello Sri Lanka trovato su internet, e presumibilmente di origini cingalesi, è stato realizzato il rendering dell’immaginario stadio della squadra, posto sopra l’edificio principale del boardwalk cittadino, annunciandolo come se si trattasse di un progetto reale.
PRESS RELEASE:#APFC announce intentions to construct waterfront stadium in Asbury Park. https://t.co/qoN39FOc2d pic.twitter.com/cFzoyK0i0P
— ASBURY PARK FC (@AsburyParkFC) July 11, 2016
Quest’anno, con la rinnovata collaborazione di Umbro, è stata presentata la nuova collezione della squadra, ispirata alle maglie usate dalle squadre di calcio negli anni Novanta. Non c’è il logo con il volto sorridente di Tillie, ma il logo “heritage”, in cui compare il relitto della Morro Castle, una grande nave che negli anni Trenta viaggiava tra l’Europa e le coste orientali degli Stati Uniti trasportando merci e passeggeri. La Morro Castle è legata ad Asbury perché in seguito a un incendio divampato a bordo nel 1934 venne danneggiata a tal punto da essere abbandonata per mesi sulle spiagge della città, prima di essere demolita. Nello store dell’Asbury Park ora si possono acquistare toppe, maglie, spille, cappellini e felpe, anche d’allenamento.
L’ultima trovata dell’Asbury Park è stata quella di annunciare l’acquisto di un giocatore che non esiste, il franco-canadese Benjamin Geaux-Homme, salvo poi comunicare, a soli cinque giorni dal suo ingaggio, la risoluzione del contratto per via del suo arresto in seguito a una rissa con alcuni tifosi fuori da un locale della città. Rissa, e Benjamin Geaux-Homme, che ovviamente non sono mai esistiti. Nei progetti di Perkins e Shawn ora sembra esserci la realizzazione di un club rivale, forse di Neptune City, città limitrofa.