Le novità in Rai
Fabio Fazio trasferisce i suoi programmi a Rai 1, Andrea Montanari è il direttore del TG1, Alberto Angela resta a Rai 3, e le altre cose nei palinsesti della prossima stagione
Giovedì il Consiglio di Amministrazione della Rai ha esaminato i palinsesti per la stagione televisiva annuale proposti dai direttori delle reti generaliste, cioè Rai 1 (diretta da Andrea Fabiano), Rai 2 (diretta da Ilaria Dallatana), Rai 3 (diretta da Daria Bignardi) e Rai 4 (diretta da Angelo Teodoli). La presentazione dei palinsesti al CdA – quella ufficiale e pubblica sarà il 28 giugno – è avvenuta poche settimane dopo le dimissioni di Antonio Campo dall’Orto, direttore generale che da tempo si scontrava con il CdA, e che è stato sostituito con Mario Orfeo, già direttore del Tg1. La più vistosa novità dei nuovi palinsesti è che il conduttore Fabio Fazio passerà infine da Rai 3 a Rai 1, ipotesi di cui si andava discutendo da almeno un anno in considerazione dei suoi successi su Rai 3 e del progressivo allargamento dei suoi temi e del suo bacino di pubblico: condurrà una nuova versione del suo programma, Che tempo che fa, sempre la domenica, oltre al quiz Rischiatutto già trasmesso su Rai 3 nella stagione passata.
Proprio in conseguenza dei traumatici cambiamenti alla Direzione Generale, il CdA si è occupato anche delle nomine derivanti dal nuovo ruolo di Orfeo. La direzione del TG1 passa da Orfeo ad Andrea Montanari, giornalista della RAI dal 1991 che è stato inviato, cronista parlamentare, quirinalista, caporedattore e conduttore del TG1. Dal 2016 Montanari era direttore del Giornale Radio Rai e di Radio 1, cariche in cui verrà sostituito da Gerardo Greco, ex conduttore del talk show mattutino Agorà.
Tornando ai palinsesti – non ancora ufficializzati, quindi le notizie risultano dalla discussione in CdA -Cristina Parodi prenderà il posto di Pippo Baudo alla direzione di Domenica In, lo storico programma pomeridiano della domenica di Rai 1. Paola Perego, conduttrice di Parliamone sabato – il programma di Rai 1 che era stato chiuso dopo il servizio sessista sulle “donne dell’Est”, di cui si era discusso molto – tornerà a condurre un talk show, ma su Rai 2. Nella prossima stagione è annunciato anche un programma speciale con protagonista il ballerino Roberto Bolle, accompagnato dal pianista Stefano Bollani. Su Rai 1, alla conduzione di La vita in diretta sarà aggiunta Francesca Fiandini, che affiancherà Marco Liorni. Un’altra novità è che i comici Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu torneranno a fare su Rai 2 Camera Cafè, storica sitcom andata in onda dal 2003 al 2012 su Italia Uno.
Con il trasferimento dei programmi di Fabio Fazio, in generale Rai 3 è stata indirizzata più verso l’informazione critica, il servizio pubblico e il reporting: in quest’ottica In Mezz’ora, il programma di Rai 3 di Lucia Annunziata, durerà di più, con una prima parte simile alla versione attuale, con un’intervista, e una seconda più di approfondimento. Ed è invece confermato Cartabianca, il programma in prima serata di Bianca Berlinguer che ha riportato la serata del martedì di Rai 3 competitiva con La7 dopo le difficoltà dell’esperimento Politics, così come la sua “striscia” quotidiana. A Rai 3 è anche confermato Alberto Angela, il conduttore di programmi culturali e di divulgazione scientifica, dopo che nei giorni delle agitazioni sui compensi e sulle tensioni tra il CdA e il direttore generale si era parlato di un suo possibile passaggio ad altre reti concorrenti (come anche per Fazio). È confermato il programma del sabato di Massimo Gramellini, a cui sarà forse affidato un impegno maggiore. Già da qualche giorno si sa invece che Gazebo, il programma di approfondimento condotto da Diego Bianchi (cioè Zoro), passerà a La7, dopo che l’autore Andrea Salerno ne è diventato direttore.
Il 28 giugno alla presentazione dei palinsesti saranno annunciate altre novità non ancora note (chi occuperà la fascia che fu di Fazio su Rai 3, o chi sarà il nuovo conduttore di Agorà, per esempio).
La questione degli stipendi
L’altra cosa importante di cui si era discusso in un CdA della Rai di due giorni prima è la questione degli stipendi, che va avanti da diversi mesi: in breve, lo scorso novembre una legge sull’editoria aveva stabilito che il tetto ai compensi per i manager pubblici, fissato all’epoca dal governo Renzi a 240 mila euro, dovesse essere applicato anche a «dipendenti, collaboratori e consulenti» della Rai. Alcuni dirigenti Rai avevano protestato, sostenendo che la legge avrebbe penalizzato l’azienda pubblica, perché è normale che alcuni conduttori e artisti che lavorano in televisione percepiscano stipendi molto più alti, in base ai ricavi pubblicitari che permettono di ottenere e al regime di concorrenza con le altre reti. Alla fine il governo aveva concesso una deroga alla Rai, permettendole di pagare stipendi più alti, ma demandando al CdA di fissare i criteri relativi.
Nei giorni scorsi il CdA ha approvato un documento che stabilisce «criteri quanto più possibili oggettivi da adottarsi per la definizione di prestazioni per le quali sia possibile il superamento del limite retributivo dei 240 mila euro». Il documento, in particolare, parla di quelle «prestazioni in grado di offrire intrattenimento generalista oppure di creare o aggiungere valore editoriale in termini di elaborazione del racconto nelle sue diverse declinazioni, in maniera coerente all’obiettivo generale di servizio pubblico». Ma questi stipendi, ha deciso il CdA, saranno ridotti di almeno il 10 per cento, per far risparmiare all’azienda pubblica.