Perché Raggi si lamenta dei migranti a Roma
Su Facebook ha sostenuto che la città non può permettersi altri centri di accoglienza, ma i numeri dicono un’altra cosa
Ieri la sindaca di Roma Virginia Raggi si è lamentata con un post sulla sua pagina Facebook dell’eccessiva “pressione migratoria” che a suo dire sta colpendo la città negli ultimi tempi. Raggi sostiene che per non creare «ulteriori tensioni sociali» sarebbe «impossibile, oltre che rischioso, pensare di creare altre strutture di accoglienza».
Raggi, sintetizzando, ha chiesto al governo italiano di non inviare più i richiedenti asilo nelle strutture romane, giudicate troppo piene. Il problema è che difficilmente i numeri di queste settimane diminuiranno: nei primi sei mesi dell’anno gli arrivi dei migranti via mare sono stati lievemente superiori a quelli del 2016 – durante il quale erano arrivate in tutto 180mila persone – e sembra che il ministero dell’Interno si stia preparando a circa 140mila nuovi arrivi da qui alla fine dell’anno. I numeri ufficiali di Roma sono alti, ma piuttosto in linea con le quote decise dal governo, e proporzionali alla popolazione della città: il problema però è che non tengono conto dei migranti presenti in diverse strutture abusive della città.
Secondo stime riportate dalla Stampa, attualmente Roma ospita circa 4.700 richiedenti asilo: 2.327 nei CAS – i centri di accoglienza straordinaria gestiti dalla prefettura – e 2.367 negli SPRAR, i centri della cosiddetta rete di accoglienza “secondaria” di inserimento nella società, gestita da comuni e ONG. Sono numeri molto al di sotto della quota di 2,5 richiedenti asilo da ospitare ogni 1000 abitanti decisa da ANCI e governo italiano nell’agosto del 2016: secondo questi calcoli, il Comune di Roma dovrebbe ospitare circa 7.500 richiedenti asilo (Milano, che ha circa la metà degli abitanti di Roma, ha a disposizione circa 3.600 posti).
Il problema è che oltre ai migranti registrati nel sistema ufficiale ci sono migliaia di persone che ogni giorno transitano per i centri o i campi abusivi della città. Secondo il Corriere della Sera si parla di circa 9mila persone sparse fra Roma e la provincia:
A Roma permangono edifici ciascuno da 700-800 persone, come il famigerato Salaam Palace, ex palazzo dell’università di Tor Vergata, che accolgono in precarie condizioni igieniche e di sicurezza anche interi nuclei familiari composti da rifugiati. Altri esempi non mancano: via Collatina 385, via Curtatone (piazza Indipendenza), e poi la tendopoli dell’ex Baobab nei pressi della stazione Tiburtina, al centro di 18 operazioni di sgombero nel giro di pochi mesi.
Alcune di queste situazioni sono particolarmente gravi: due giorni fa, per esempio, è stato sgomberato un edificio occupato da migranti in via Vannina, vicino a Rebibbia. Secondo le informazioni raccolte dalla portavoce dell’agenzia ONU per i rifugiati Carlotta Sami, circa 500 persone sono rimaste senza assistenza dopo lo sfratto.
#Roma bambini dormono in strada dopo lo #sgombero dello stabile in via Vannina #migranti @BaobabExp @virginiaraggi pic.twitter.com/otEYXgBrSV
— Eleonora Camilli (@EleonoraCamilli) June 14, 2017
La situazione in via di Vannina è ancora molto critica. Manca tutto, dal cibo all'acqua. Stiamo cercando di coordinare un intervento in loco https://t.co/3Fsu6I9yoR
— Baobab Experience (@BaobabExp) June 14, 2017
La Stampa ha comunque fatto notare che di recente il Comune di Roma ha ottenuto dei fondi straordinari per gestire il flusso migratorio: fra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 ha ricevuto 2,3 milioni di euro per via del cosiddetto “bonus gratitudine”, un finanziamento una tantum dato dallo stato ai Comuni che hanno accolto richiedenti asilo, calcolato in 500 euro per ogni ospite.