La corsa motociclistica più pericolosa al mondo
È il Tourist Trophy, si corre ogni anno sull'Isola di Man, nel mar d'Irlanda: solo quest'anno sono morti tre piloti, ma non è la prima volta che succede
Il Tourist Trophy si tiene ogni anno sulle strade dell’Isola di Man, dipendenza della Corona Britannica nel mar d’Irlanda. È probabilmente la corsa più famosa e prestigiosa del motociclismo su strada: si corre da più di un secolo tra le vie dell’isola britannica, non proprio adatte ad ospitare una competizione motociclistica, ed è diversa da tutte le altre gare di moto. Oltre ad essere corsa in un circuito cittadino, ciascuna gara consiste in una prova a tempo effettuata singolarmente dai piloti iscritti, che devono percorrere nel minor tempo possibile i circa 60 chilometri di tracciato, che attraversa tutta la parte centrale dell’isola, per un numero di giri variabile che va da tre a sei.
I piloti percorrono centri abitati tra marciapiedi, muretti, dossi e curve strette, e tratti montuosi, pianeggianti e costieri caratterizzati da un manto stradale irregolare. In 60 chilometri, quindi, il circuito varia molto da punto a punto, e possono variare anche le condizioni meteorologiche, cosa che rende la corsa ancora più imprevedibile. Questo è il motivo principale per cui nei cento anni di storia del TT sono morte oltre duecento persone, tra piloti, spettatori e organizzatori, e per cui si è cominciato a riferirsi alla gara come alla più pericolosa del mondo.
Il circuito del TT si chiama Snaefell Mountain Course. Il tracciato non è sempre stato uguale – ha subìto diverse variazioni nel corso degli anni – ma sostanzialmente le sue caratteristiche principali sono rimaste invariate. Ci si corre ininterrottamente dal 1907, salvo le interruzioni per le due guerre: è quindi il circuito motoristico più antico ancora in uso al mondo. Per i suoi primi cinquant’anni di storia il TT rimase quasi esclusivamente una competizione tra piloti britannici, con la saltuaria partecipazione di piloti stranieri, spesso italiani.
Le moto usate, in special modo quelle vincenti, furono fin dai primi anni prevalentemente britanniche e italiane: Norton, Moto Guzzi e MV Agusta. Nel 1959 avvenne il debutto della prima casa giapponese, la Honda, e da allora al TT partecipano regolarmente piloti e casa motociclistiche provenienti da tutto il mondo. Ora il circuito è diventato meta di viaggi organizzati da centinaia di gruppi di motociclisti amatoriali, vengono girate molte pubblicità di settore e regolarmente i migliori piloti al mondo vanno sull’isola a provare giusto qualche giro sullo storico Snaefell Mountain Course.
Il TT 2017 si è svolto la scorsa settimana, con gli eventi principali programmati tra venerdì e domenica. Giovedì, nella gara della categoria RST Superbike, si è verificato il primo incidente mortale dell’edizione. Il pilota britannico Davey Lambert è morto nel pomeriggio in un ospedale di Liverpool per le gravi ferite riportate in una caduta al terzo giro della corsa in uno dei punti più veloci del tracciato, dove si può arrivare a sfiorare i 330 chilometri orari senza che ci sia nessun tipo di protezione.
Tre giorni prima, nel corso delle prove della categoria sidecar, un veicolo era uscito ad una curva finendo in mezzo a un gruppetto di spettatori posizionati a bordo strada, ma grazie alla velocità ridotta del mezzo non ci sono state conseguenze, né tra i piloti né tra il pubblico. Poche ore dopo l’incidente di Lambert, il pilota olandese Jochem van den Hoek, di 28 anni, è uscito di strada al primo giro della categoria Supersport. Gli organizzatori hanno annunciato la sua morte poco dopo. L’ultimo incidente mortale del TT di quest’anno si è verificato nella stessa giornata, quando l’irlandese Alan Bonner, 33 anni, è morto in seguito a una caduta nella sessione di qualifiche del Senior TT avvenuta al trentesimo chilometro del tracciato.
Nonostante l’enorme quantità di incidenti mortali, ogni anno centinaia di piloti partecipano al TT e attirano sull’isola decine di migliaia di spettatori. Nel corso degli anni le misure di sicurezza sono migliorate, ma fino a un certo punto e con dei limiti imposti dalla lunghezza e dalla struttura del percorso: ci sono diversi elicotteri di soccorso sempre pronti a decollare e lungo tutto il circuito sono state installate delle fotocellule che segnalano il passaggio dei motociclisti anche nei punti più remoti. Ma chi partecipa alla gara, e sono tanti, sa bene che i rischi rimangono sempre.