I razzi nei parchi giochi dell’Unione Sovietica

Un progetto fotografico mostra cosa è rimasto dei finti razzi per convincere i bambini a fare i cosmonauti

Playground
(© Ivan Mikhaylov / Galerie Stanislas Bourgain)
Playground (© Ivan Mikhaylov / Galerie Stanislas Bourgain)

Le esplorazioni nello Spazio non fanno parte solo della storia e dell’industria, ma anche della cultura popolare dell’Unione Sovietica: l’esaltazione dei cosmonauti e delle loro imprese era onnipresente sui giornali, in tv, nei monumenti e nei parchi delle città, e anche per questo probabilmente tantissimi bambini sognavano di diventare cosmonauta. Così desiderava da piccolo anche Ivan Mikhailov, nato a Novočeboksarsk nel 1981 e diventato poi fotografo. La sua città era «un enorme cosmodromo», pieno di parchi giochi ognuno con il suo piccolo razzo: ce n’era anche uno vicino a casa sua e «spesso di notte mi ci arrampicavo, guardavo le stelle, pensavo a pianeti lontani e avventure nello spazio», racconta.

Ora quei razzi e parchi sono arrugginiti e abbandonati, frequentati soprattutto da senzatetto, tossicodipendenti e alcolisti: e da Mikhailov, che notte dopo notte li ha fotografati per il suo progetto Playground: «È un una storia nostalgica della mia infanzia, forse un tentativo di scappare dalla realtà in un mondo di sogni. Per questo progetto ho passato molte notti nei parchi giochi: guardo ancora le stelle e penso ancora ai pianeti lontani. Ma adesso mi sembrano decisamente più lontani».

Mikhailov ora vive e lavora come fotografo a Mosca. Ha esposto al Festival di fotografia di Arles nel 2010, e alcune sue opere sono conservate al Museo della fotografia di Mosca, e in collezioni private in Francia, Italia, Germania, Canada e Stati Uniti.