Porto Rico ha votato per diventare il 51esimo stato degli Stati Uniti d’America
Hanno stravinto quelli a favore, ma l'affluenza è stata del 23 per cento a causa del boicottaggio delle opposizioni
In Porto Rico si è votato ieri per un referendum consultivo per far diventare la nazione il 51esimo stato degli Stati Uniti d’America. Il 97,1 per cento degli elettori ha votato a favore, l’1,5 per cento si è espresso per una totale indipendenza, mentre l’1,3 per cento per il mantenimento della situazione attuale. Il risultato del referendum non ha valore vincolante e l’affluenza è stata molto scarsa: ha votato solo il 23 per cento degli aventi diritto.
Non è la prima volta che ai portoricani viene chiesto di esprimersi sullo status del loro paese. Al momento Porto Rico viene definito uno “stato associato degli Stati Uniti”, con il cui governo federale americano ha un rapporto giuridico particolare e complicato: per esempio, chi nasce sul territorio portoricano acquisisce la cittadinanza statunitense ma non ha il diritto di votare per il presidente degli Stati Uniti. Sulla questione dello status, i portoricani hanno già votato quattro volte: nel 1967, nel 1993 e nel 1998 gli elettori si espressero a maggioranza per non cambiare la propria situazione. Poi, nel 2011, il Congresso americano approvò una legge che permetteva a Porto Rico di decidere sulla propria identità. Venne quindi indetto un nuovo referendum, che si tenne nel 2012, nel quale si decise l’adesione agli Stati Uniti come 51esimo stato. L’affluenza fu molto maggiore rispetto a quella del referendum di ieri, organizzato dal Partido Nuevo Progresista (PNP), che in questo momento controlla il governo locale e l’assemblea legislativa.
I partiti di opposizione hanno invece boicottato il voto, ritenendolo di fatto incapace di avere alcun effetto sul Congresso statunitense. La maggior parte di loro rifiuta la nozione su cui si è basato lo stesso testo del referendum, che per come è stato formulato esprime l’accettazione implicita dello status di Porto Rico come una colonia degli Stati Uniti. Secondo l’opposizione, non servirà a niente andare al Congresso americano con il risultato del referendum di domenica, come invece ha detto di avere intenzione di fare Ricardo A. Rosselló, il governatore del paese. Già nel 2012, dicono i politici di opposizione, l’esito del voto non aveva condizionato per niente le politiche degli Stati Uniti. Fernando Martín García, leader del partito di opposizione Partido Independentista Puertorriqueno, ha definito il dato sull’affluenza un “disastro totale”.
Da dieci anni Porto Rico si trova in una profonda crisi economica e fiscale, tale per cui lo scorso 3 maggio ha richiesto a un tribunale la bancarotta assistita poiché deve ai suoi creditori 73 miliardi di dollari che non ha. Diventare il 51esimo stato degli Stati Uniti gli permetterebbe di beneficiare delle leggi sulla bancarotta statunitensi, che stabiliscono un metodo con cui gli investitori stessi possono recuperare almeno parte del loro denaro. I grandi problemi economici di Porto Rico sono una delle ragioni principali per cui allo stato converrebbe diventare parte degli Stati Uniti; allo stesso tempo chi è contrario all’annessione crede sia stata data troppa importanza al punto di vista economico e poca a tutta la tradizione culturale e identitaria che si perderebbe diventando parte degli Stati Uniti.