Le chat del capitano Scafarto
Repubblica ha pubblicato alcune conversazioni degli investigatori del caso CONSIP che sembrano mostrare che ci fu una manipolazione ai danni di Tiziano Renzi
Oggi Carlo Bonini e Maria Elena Vincenzi hanno pubblicato su Repubblica il contenuto di una serie di conversazioni avvenute su WhatsApp che sembrano mostrare come l’inchiesta CONSIP sia stata manipolata per danneggiare Tiziano Renzi, il padre di Matteo Renzi. Le conversazioni risalgono allo scorso gennaio, quando i magistrati di Napoli furono costretti a trasferire l’indagine che riguardava il padre di Renzi alla procura di Roma. In quei giorni gli investigatori dei carabinieri che avevano lavorato per i magistrati di Napoli stavano preparando un’informativa da spedire a Roma, cioè un documento che riassumesse le indagini fino a quel momento.
Il problema è che gli stessi investigatori sembrano conoscere poco la loro indagine. In particolare sembrano avere delle difficoltà a trovare collegamenti tra Tiziano Renzi e Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano che, secondo i magistrati di Napoli, avrebbe corrotto Renzi. Nelle chat si legge come il capo degli investigatori, il capitano Giampaolo Scafarto, oggi indagato per falso, chieda insistentemente ai suoi sottoposti di trovare tracce di un collegamento che, in teoria, avrebbe dovuto essere scontato. Alla fine gli investigatori trovano un’intercettazione in cui, scriveranno nell’informativa arrivata a Roma e poi finita in mano ai giornali, si sente Romeo parlare di un incontro con Renzi. Riascoltando l’intercettazione, però, i magistrati di Roma scoprono che a parlare non era Romeo ma un suo collaboratore, l’ex parlamentare Italo Bocchino: e non stavano parlando di Tiziano Renzi ma di suo figlio Matteo.
Le indagini condotte dal Noe dei Carabinieri su un capitolo almeno del caso Consip, su quello che ne era diventato il cuore perché merce ad alto rendimento politico — il padre del Presidente del Consiglio Tiziano Renzi — si rivelano un verminaio di infedeltà e manipolazioni. In cui sprofondano definitivamente il capitano Gianpaolo Scafarto e il colonnello Alessandro Sessa, vicecomandante del reparto ora indagato per depistaggio. E che promette di inghiottire altri protagonisti di questa vicenda. Non fosse altro perché apre uno squarcio sinistro su quanto accaduto tra l’estate 2016 e il gennaio 2017 al Comando Generale dove, chi manipolava l’inchiesta (Scafarto e Sessa) sapendo di farlo, giustificava le proprie mosse storte con l’urgenza di «arrestare Tiziano Renzi».
Di più: concionava sulla necessità di intercettare — non è dato sapere in forza di quale autorità — il Comandante generale Tullio Del Sette e il Capo di Stato Maggiore Gaetano Maruccia, sospettati di essere le talpe che avrebbero dovuto far deragliare l’indagine della Procura di Napoli a vantaggio del Presidente del Consiglio. Nel dettaglio.
“DOBBIAMO ARRESTARE RENZI” Alle cinque del pomeriggio di mercoledì scorso, di fronte al Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, all’aggiunto Paolo Ielo e al sostituto Mario Palazzi, l’interrogatorio di Scafarto si trasforma in un calvario, durante il quale all’ufficiale vengono contestate evidenze documentali — una chat whatsapp tra lui e gli uomini della squadra investigativa su Consip — che fanno piazza pulita della favoletta che voleva la stanchezza e l’enormità del materiale istruttorio da gestire i responsabili dell’errore di attribuzione (a Romeo invece che a Bocchino), nella memoria conclusiva consegnata ai pm di Napoli, di una conversazione intercettata. Quella che si voleva provasse gli incontri tra Romeo e Tiziano Renzi e che, agli occhi del capitano Scafarto, avrebbe reso possibile l’arresto del padre del Premier.
A Scafarto, i pm mostrano i messaggi scambiati in quella chat tra lui e suoi uomini tra il 2 e il 3 gennaio di quest’anno. I giorni immediatamente precedenti la consegna della memoria ai pm. Si legge il 2 gennaio: Scafarto: «Per favore, qualcuno si ricorda se Romeo ha mai detto a qualcuno di aver visto, anche una mezza volta, Tiziano (Renzi ndr.)?». La richiesta diventa frenetica il giorno successivo, il 3. Scafarto: «Buongiorno a tutti… Forse abbiamo il riscontro di un incontro tra Romeo e Tiziano Renzi. Ieri ho sentito a verbale Mazzei, il quale ha riferito che il Romeo gli ha raccontato di aver cenato o pranzato (non ricordava) con Tiziano e Carlo Russo».