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  • Venerdì 9 giugno 2017

Un ricercato da 46 anni è stato arrestato in Giappone

È stato fermato per caso e poi identificato: è accusato di aver ucciso un poliziotto durante una manifestazione nel 1971, quando era uno studente

Masaaki Osaka, accusato di aver ucciso un poliziotto a Tokyo nel 1971, al suo arrivo all'aeroporto di Osaka, 7 giugno 2017 (Kyodo)
Masaaki Osaka, accusato di aver ucciso un poliziotto a Tokyo nel 1971, al suo arrivo all'aeroporto di Osaka, 7 giugno 2017 (Kyodo)

Masaaki Ōsaka, un ex attivista giapponese di estrema sinistra, è stato arrestato a Hiroshima il mese scorso, e identificato mercoledì 7 giugno, per un crimine commesso 46 anni fa, quando era uno studente: la NPA, l’Agenzia nazionale di polizia del Giappone paragonabile all’FBI, lo considerava uno dei latitanti più vecchi e importanti del paese. Dal 1971 era accusato di aver ucciso un poliziotto durante una manifestazione. Dopo l’arresto, avvenuto per caso per resistenza a pubblico ufficiale lo scorso 18 maggio durante un’operazione di polizia per rintracciare un’altra persona, era stato sottoposto al test del DNA e all’analisi facciale: la sua identità è stata infine confermata mercoledì.

Per quasi cinquant’anni l’unica immagine a disposizione di Masaaki Ōsaka era quella della foto segnaletica della NPA, in bianco e nero, in cui appariva molto giovane. Qualche anno fa era stata offerta anche una ricompensa di 3 milioni di yen – circa 25 mila euro – per chiunque avesse fornito informazioni su di lui. Masaaki Ōsaka aveva cominciato a vivere da clandestino nel 1972, qualche mese dopo le accuse che gli erano state rivolte.

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Il 14 novembre del 1971 a Shibuya, quartiere di Tokyo, così come in altre città di tutto il paese, erano state organizzate delle manifestazioni per protestare contro l’accordo bilaterale che avrebbe permesso la presenza militare degli Stati Uniti nella prefettura di Okinawa. A Shibuya la manifestazione era però diventata violenta e un poliziotto di 21 anni, Tsuneo Nakamura, era stato colpito con un tubo metallico e poi bruciato con una bomba molotov da un gruppo di studenti con il volto coperto. Secondo la polizia Masaaki Ōsaka era tra loro: a quel tempo era uno dei leader della “Lega Comunista Rivoluzionaria del Giappone”, conosciuta anche come Chukaku-ha, un gruppo che si era formato nel 1950 e che si era fatto conoscere soprattutto durante gli anni Settanta per una serie di azioni violente. Chukaku-ha è un movimento ancora politicamente attivo, anche se le sue ultime azioni risalgono all’inizio del 2000.

L’uomo che possedeva l’appartamento a Hiroshima dove Masaaki Ōsaka è stato arrestato era stato a sua volta un attivista di estrema sinistra. Il sospetto degli investigatori giapponesi è che per anni entrambi siano stati aiutati dagli iscritti e dai simpatizzanti del gruppo. Dal momento del suo arresto Masaaki Ōsaka, che ora ha 67 anni, non ha risposto alle domande.

Fino al 2010 i termini di prescrizione per omicidio in Giappone erano di 15 anni, ma sono stati aboliti. Sei membri di Chukaku-ha erano stati arrestati nel 1971 nell’ambito delle indagini sulla morte del poliziotto, ed erano stati tutti condannati a pene detentive. Masaaki Ōsaka risponderà ora dell’accusa di omicidio in un processo che probabilmente sarà molto seguito dai media, visto che già in occasione del suo arrivo all’aeroporto di Tokyo sono stati chiamati giornalisti e fotografi per raccontare e filmare l’evento. Un esperto di movimenti estremisti giapponesi, William Andrews, ha spiegato che Masaaki Ōsaka, «è stato esposto alle telecamere fin dal primo momento, in quella che è la più sorprendente “perp walk” degli ultimi tempi», il termine inglese per la pubblica gogna a cui viene sottoposta la persona accusata di aver commesso un crimine.