A Verona le elezioni amministrative sono diventate una cosa tra famiglie
Tra i candidati c'è la compagna dell'ex sindaco Flavio Tosi, che ha tirato in mezzo anche la compagna del suo principale sfidante di centrodestra: guida al voto dell'11 giugno
Domenica 11 giugno anche a Verona si voterà per le elezioni amministrative, ossia per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale, mentre la data dell’eventuale ballottaggio sarà il prossimo 25 giugno. I candidati sindaco sono nove e sei di loro sono più o meno vicini al centro-destra.
L’attuale sindaco è Flavio Tosi, che dopo due mandati consecutivi non ha potuto ricandidarsi: ma qualche mese fa (dopo aver sostenuto Matteo Renzi con il Sì al referendum costituzionale e votando con i senatori a lui vicini insieme al PD in diverse occasioni) aveva tentato di far approvare un emendamento in un decreto governativo che modificasse l’articolo 51 del testo unico sull’ordinamento degli enti locali, per potersi ricandidare (ci arriviamo). Tosi è riuscito comunque a trovare un modo per dare continuità al proprio progetto politico, candidando Patrizia Bisinella, senatrice e sua compagna nella vita privata. I sondaggi dicono che la situazione è incerta e che probabilmente nessuno vincerà al primo turno: i favoriti sono Federico Sboarina, Orietta Salemi e Patrizia Bisinella, in quest’ordine.
Patrizia Bisinella è originaria della provincia di Padova, ha vissuto a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, e risiede a Verona da quattro anni. Nel 2013 era stata eletta senatrice nella circoscrizione Veneto per la Lega Nord, ma nel marzo del 2015, con altri tre deputati e due senatori, aveva lasciato il partito a causa dell’espulsione di Flavio Tosi, che è tra l’altro – come lei stessa dichiara nella sua biografia – il suo compagno. Il 22 luglio del 2015 aveva formato la componente del gruppo misto chiamata “Fare!”, che si ispira al nuovo movimento politico dello stesso Tosi.
Alla candidatura di Patrizia Bisinella a sindaca di Verona si è arrivati con fatica e dopo molti problemi e spaccature all’interno dell’area politica di Tosi, il quale negli ultimi dieci anni ha potuto contare su un alto consenso personale più che di partito, che a quel tempo era la Lega Nord: nel 2007 aveva vinto al primo turno con circa il 60 per cento dei voti ed era stato confermato sempre al primo turno anche nel 2012, quando la sua lista civica da sola aveva raccolto più del 37 per cento dei consensi.
Dopo l’espulsione della Lega, forte di questo suo consenso personale nonostante alcune defezioni interne al suo movimento, Tosi aveva tentato di ottenere una modifica del testo unico sull’ordinamento degli enti locali nel punto in cui si dice che non possono essere superati, per i sindaci, i due mandati consecutivi. Tosi aveva detto più volte che un suo terzo mandato era possibile e ancora alla fine di aprile aveva spiegato che tutto poteva ancora succedere. In molti avevano fatto notare come questa posizione di Tosi si basasse sul suo rapporto con Matteo Renzi: gli incontri tra i due sia a Verona che a Roma erano stati molto frequenti, Tosi aveva fatto attivamente campagna elettorale per il Sì al referendum costituzionale – tanto che Renzi aveva dichiarato «È un sindaco capace, competente, e vota Sì» – e i deputati che facevano riferimento a Tosi avevano votato con il governo Renzi in più occasioni, diventando (come nel caso del ddl Boschi) anche decisivi. Sui giornali locali si è parlato per settimane del fatto che Tosi stesse trattando per il terzo mandato con Renzi e Luca Lotti, e che la modifica a favore di Tosi sarebbe stata inserita in un decreto del presidente del Consiglio dei ministri sugli enti locali. Poi ha vinto il No al referendum costituzionale, sono arrivate le dimissioni di Renzi, l’ipotesi del terzo mandato ha perso consistenza e si è ipotizzata la presentazione di un emendamento in aula, che anche se approvato sarebbe a quel punto arrivato troppo tardi. La conclusione della storia è che non c’è stata alcuna modifica al testo unico sull’ordinamento degli enti locali, e che Tosi non si è potuto ricandidare.
Nel giorno della presentazione ufficiale di Bisinella, Tosi aveva detto in Piazza Bra, la principale piazza di Verona, che «candidare la propria morosa» (cioè la propria fidanzata) era «molto più difficile» di quello che si potesse pensare. E ancora: «Io ho già rinunciato a un posto nel Parlamento europeo e poi anche in regione, voglio continuare a lavorare per il bene di Verona e dei veronesi. Ci sono ancora dei progetti importanti da portare avanti per completare la riqualificazione della città. E voglio ricordare che dieci anni fa questa piazza Bra era vuota e c’erano solo vu’ cumpra’. Adesso è zeppa di turisti e non c’è l’ombra di un vu’ cumpra’». Bisinella può contare sul sostegno di una parte di Forza Italia legata ad Alberto Giorgetti, deputato, e a suo fratello Massimo, vicepresidente in regione Veneto, che hanno candidato dei loro uomini in lista nonostante Forza Italia stia ufficialmente con Federico Sboarina.
Durante la campagna elettorale il ruolo di Tosi è stato molto importante: nel sito di Bisinella si dice per esempio che «Si continua, stessa squadra, con Flavio Tosi», e la campagna stessa ha puntato molto su un messaggio di continuità. Il fatto che Tosi abbia candidato la propria compagna ha causato molte critiche e prevedibili attacchi da parte degli avversari, in particolare da Federico Sboarina, il candidato che si definisce di “centrodestra non tosiano” e che è sostenuto, tra gli altri, da Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia. Sboarina, durante un evento della campagna elettorale, ha detto: «Di certo io fra dieci anni non candiderò mia moglie». Bisinella aveva risposto su Facebook chiamando a sua volta in causa la moglie di Sboarina: «Sono convinta che Alessandra, moglie di Federico Sboarina, sia capace di determinarsi da sola nel proprio percorso di vita, professionale o altro, forse anche meglio del marito: le auguro di incontrare le stesse opportunità di affermazione che ho avuto io, senza che sia suo marito a decidere cosa può o non può fare». A quel punto le aveva risposto la moglie di Sboarina, Alessandra Canova, la quale sempre su Facebook aveva scritto: «Ringrazio pubblicamente la senatrice Bisinella per avermi aperto gli occhi. Ci tengo però a rassicurarla sul fatto che io ho le spalle larghe e la voce grossa (con buona pace del Fede) e una vita professionale autonoma ricca di soddisfazioni oltre che di notevoli sacrifici. Penso che peggiore di un presunto maschilismo sia senz’altro il tentativo da parte di una donna di strumentalizzare un’altra donna. Detto questo, mi rimetto le antinfortunistiche e torno in cantiere a fare il mio mestiere!». Insomma, la questione politica sull’opportunità di candidare o meno la propria compagna ha occupato larga parte del dibattito, costringendo Bisinella soprattutto a difendere e affermare la propria competenza più che a parlare di programmi.
L’altro principale candidato di centrodestra è appunto Federico Sboarina, il cui movimento si chiama “Battiti”. Sboarina è sostenuto da sette liste e tra queste ci sono una lista civica che si chiama “Verona più sicura”, quella di Forza Italia, della Lega Nord, di Fratelli di Italia e, infine, la lista degli indipendentisti veneti e del Partito dei Pensionati che in Veneto può contare su un buon seguito. Gli slogan di Sboarina sono per esempio “Sono uno di voi, veronese al 100%”, oppure “Con Verona nel sangue” o ancora “Sono come l’Hellas di Bagnoli, che vinse lo scudetto”. Sboarina è avvocato, ha 45 anni, è stato assessore allo Sport con Alleanza Nazionale durante la prima amministrazione di Tosi ed è cugino di secondo grado di Gabriele Sboarina, sindaco democristiano di Verona dal 1980 al 1990. Sboarina è sostenuto anche dall’ex vicesindaco di Tosi Stefano Casali, che attualmente è consigliere regionale e che era stato scelto da Tosi dopo che Vito Giacino e la moglie erano stati arrestati e condannati in appello a tre anni per concussione.
Durante la campagna elettorale Sboarina ha insistito molto sull’unità del centrodestra che lo sostiene parlando soprattutto di sicurezza («Negli ultimi anni è cresciuta la paura, dobbiamo riappropriarci del territorio»), di periferie, di turismo («Con me Verona diventerà una città sempre più europea, senza dimenticare le proprie radici»), di famiglia, di «piccole botteghe» e di stadio. Durante i comizi fa continue metafore sportive. A chi gli chiede cosa farà i primi cento giorni ha risposto: «Niente. Verona è una Ferrari, io l’ho guidata, ma devo vedere come me l’hanno lasciata, revisionarla, dopodiché si partirà». A chi gli chiede della situazione della Fondazione Arena che gestisce l’Arena di Verona e che ha milioni di euro di debiti, ha detto: «Se al Santiago Bernabeu fai giocare Real Madrid e Barcellona tu ogni sera hai il tutto esaurito; se ci metti Cadore e Catena Beach, le mie ultime squadre di amatori, non ci va nessuno. Se vuoi fare il record, devi alzare l’asticella della qualità». Sboarina ha concentrato i propri attacchi contro Bisinella e Tosi ribadendo più volte l’avvicinamento del sindaco uscente a Matteo Renzi, ricordando la campagna elettorale del referendum costituzionale che ha visto di fatto su un unico fronte a livello locale il Partito Democratico e il centrodestra che governava la città, e sottolineando come Bisinella e Tosi abbiano incontrato durante la campagna elettorale Vito Giacino: sui giornali locali sono circolate infatti le fotografie del sindaco uscente e della sua attuale candidata a colloquio con l’ex vicesindaco condannato.
Michele Bertucco è il candidato della sinistra sostenuto da due liste. Nel 2012 Bertucco, presidente di Legambiente Verona dal 1993 al 2011, aveva vinto le primarie ed era stato il candidato del centrosinistra e del PD contro Tosi perdendo le elezioni. Negli ultimi cinque anni Bertucco è stato capogruppo del PD in consiglio comunale facendo, spesso da solo, una forte opposizione a Tosi fino alla rottura col partito che lo aveva sostenuto causata dal suo “no” al referendum sulla riforma costituzionale. «La nostra proposta per la città è tesa sia a unire il centrosinistra che a superarne i confini tradizionali», dice, «in un progetto in grado colmare il divario che continua a separare Verona dall’essere una moderna città europea». Tra i punti principali del suo programma ci sono una svolta nella gestione della mobilità con il potenziamento dei percorsi ciclabili, e poi una particolare attenzione per questioni come diritti, ambiente, infrastrutture, valorizzazione internazionale del patrimonio culturale di Verona compresa la Fondazione Arena, il recupero di una grande area nel centro della città (l’Arsenale), un nuovo piano di sviluppo urbanistico.
Il PD dopo le primarie ha candidato Orietta Salemi, insegnante di latino e greco in aspettativa dal 2015 che, qualcuno dice per sottolineare la provenienza non veronese di Bisinella, ha scelto lo slogan: “Con gli occhi di Verona”. Salemi è già stata consigliere comunale eletta in una lista civica di centrosinistra dal 2007, è nel PD dal 2012, dal 2015 è vicina a Matteo Renzi ed è consigliere regionale, arrivata seconda in assoluto per numero di preferenze. Nei sondaggi è seconda dopo Sboarina ed è sostenuta da tre liste, quella del PD e due liste civiche una delle quali si chiama “Eppur si muove”. Nel suo programma si parla tra le altre cose di legalità, di responsabilità, di processi partecipativi e della necessità di offrire una migliore qualità della vita. Alcuni esponenti di Forza Italia, negli ultimi giorni, hanno cominciato a parlare di un ipotetico accordo tra Salemi e la candidata di Tosi Patrizia Bisinella in vista di un eventuale ballottaggio, possibilità esclusa però da Flavio Tosi.
Gli altri candidati sono Alessandro Gennari del Movimento 5 Stelle, perito, impiegato nell’azienda del fratello (il M5S nel 2012 ottenne il 9 per cento), Roberto Bussinello di Casa Pound che racconta di avere nell’ufficio del suo studio legale un busto di Mussolini e l’attestato di ringraziamento che Francisco Franco consegnò a suo nonno dopo che si arruolò come volontario nella guerra civile spagnola, Filippo Grigolini del Popolo della Famiglia molto attivo con conferenze locali contro l’eutanasia, la fecondazione assistita, il diritto all’aborto («Dopo la legge sull’interruzione di gravidanza mancano all’appello 25 mila veronesi») e contro la presunta «teoria del gender», Michele Croce, ex Alleanza Nazionale e attualmente di Verona Pulita e Marco Giorlo di Tutto Cambia. Grigolini e i due civici Michele Croce e Marco Giorlo sono tutti degli “ex tosiani”.