Tutti vogliono essere ricchi

L'ambizione per la ricchezza smodata, quella dei poveri ma anche quella di chi ha già tutto, raccontata nel nuovo libro fotografico di Lauren Greenfield

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I toni critici e preoccupati per la cultura del consumismo, la dipendenza frenetica dal comprare e possedere, la superficialità dell’immagine e la perdita-dei-valori vanno di pari passo con l’esaltazione edonistica dello stile di vita sontuoso, da età dell’oro, ostentato da molte celebrities, condotto più o meno velatamente da famiglie ricche da generazioni e da industriali rampanti, ambito da poveri e operai che si strizzano in piccoli appartamenti per permettersi vestiti firmati. Due lati della stessa storia che cozzano ed emergono in Generation Wealth, un libro fotografico di Lauren Greenfield da poco pubblicato da Phaidon, sulla nascita e sul diffondersi dell’aspirazione alla ricchezza nella società americana prima e poi nel resto del mondo.

Il libro alterna fotografie e ritratti realizzati da Greenfield dagli anni Novanta, dopo il successo della sua prima raccolta Fast Forward: Growing Up in the Shadow of Hollywood, iniziata nel 1992 e pubblicato nel 1997: raccontava il mondo dei giovani di Los Angeles, figli di ricchi produttori e attori di Hollywood, che passavano il tempo tra piscine, nightclub, negozi di lusso e palestre: un mondo familiare ai romanzi di Bret Easton Ellis. Secondo Greenfield sarebbe partito tutto da lì, si vedevano gli aspetti che si sarebbero poi ingigantiti negli anni a venire arrivando in paesi lontani. La stessa Greenfield racconta di essere cresciuta in una famiglia medio borghese e che quando si iscrisse a una scuola privata al liceo entrò in contatto con i veri ricchi, ossessionati da vestiti firmati e auto costose: «Anche io desideravo quelle cose. Così mi venne in mente il progetto. Se avevo già tutto quello che mi serviva ma sentivo di non avere abbastanza, quant’è potente questa cultura?»

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Greenfield seguì questa evoluzione culturale nel tempo e dopo la crisi economica del 2008 decise di riorganizzare i suoi lavori per raccontarla e testimoniarne la diffusione globale e allo stesso mostrarne il fallimento: insieme ai ritratti di milionari come Tiger Woods, J.Lo, Martha Stewart, Jay Z, di oligarchi e industriali russi e cinesi, ci sono adolescenti che si affamano per un vestito sfarzoso, i figli dei ricchi sommersi da cose belle ma trascurati dai genitori, finanzieri stremati dal lavoro e dall’accumulo. Allo stesso tempo, il lavoro di Greenfield, testimonia quant’è radicata questa cultura dei soldi e delle cose: dopo la crisi «i ragazzini ricchi e quelli poveri hanno trovato un terreno comune che i loro genitori non avevano: era la passione condivisa per Versace». Nonostante il titolo, Generation Wealth non è quindi «un lavoro sull’1 per cento – precisa Greenfield – ma sull’aspirazione alla ricchezza e su com’è diventata una forza motrice e allo stesso tempo un obiettivo irrealistico per gli individui di tutte le classi sociali»: «non parla di Trump, Kim Kardashian, e dell’ennesima Birkin, ma è un’analisi della cultura che ha reso tutti e tre possibili e di come noi americani l’abbiamo esportata in tutto il mondo».

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La copertina di Generation Wealth

Il libro è accompagnato da un’introduzione dell’economista e sociologa Juliet Schor che ha ispirato con la sua teoria dei modelli verticali il lavoro di Greenfield: fino agli anni Settanta le persone rapportavano il loro benessere a quello dei gruppi a loro affini, dagli anni Ottanta e Novanta hanno iniziato ad avere come modello – soprattutto grazie alla tv, a programmi su famiglie ricche e benestanti e reality come Keep up with the Kardashians – stili di vita lussuosi e irrealistici che hanno iniziato a desiderare e ricercare.

Lauren Greenfield, nata a Boston nel 1966, è famosa come fotografa e documentarista e ha pubblicato tre libri fotografici su ricchezza, consumismo, cultura giovanile e identità sessuale. Nel 2012 ha vinto il premio come Miglior regista di un documentario al Sundance Film Festival per The Queen of Versailles, sulla storia dei milionari Jackie e David Siegel alle prese con la costruzione della loro villa, una delle residenze monofamiliari più costose degli Stati Uniti – e nel 2014 ha  vinto un premio Emmy per il migliore spot con #likeagirl.