Cosa sappiamo di Youssef Zaghba
Il terrorista italo-marocchino era considerato un "soggetto a rischio" ma per diverse ragioni non erano mai stati presi provvedimenti nei suoi confronti, spiega il Corriere
Florenza Sarzanini, che ieri sul Corriere della Sera aveva rivelato il nome del terzo attentatore di Londra anticipando le autorità e i giornali britannici, oggi ha raccontato altre cose su Youssef Zaghba, il 22enne italo marocchino ucciso insieme agli altri due suoi complici dopo l’attentato di sabato a London Bridge.
Youssef Zaghba, uno dei tre attentatori del London Bridge, era in Italia nel dicembre scorso. A Bologna vive sua madre, Valeria Collina, sposata con un marocchino e ripudiata quando ha rifiutato le seconde nozze dell’uomo. Da quando è rientrata nel nostro Paese, il ragazzo — che è nato a Fez nel gennaio 1995 ma ha la doppia nazionalità — è venuto spesso per stare con lei, ben tre volte nell’ultimo anno. E nel marzo 2016 è stato fermato e rilasciato all’aeroporto «Marconi» mentre cercava di raggiungere la Siria passando per Istanbul. Ha risvolti clamorosi l’indagine sull’attacco di sabato sera nella capitale britannica che ha provocato sette morti e oltre venti feriti. Al momento non risultano collegamenti con persone che si trovano in Emilia o in altre regioni, ma verifiche sono in corso proprio per escludere eventuali complicità. Ma anche per comprendere come mai il giovane, nonostante fosse stato segnalato come personaggio «sospetto» nei circuiti di intelligence internazionali, a gennaio sia stato fermato all’aeroporto di Stansted e rilasciato senza ulteriori controlli. Eppure in quel momento Youssef Zaghba era già «radicalizzato» e reclutato da Kuhram Shazad Butt, 27 anni, ritenuto il capo della «cellula» entrata in azione quattro giorni fa, che lavorava nel suo stesso ristorante.
La missione in Siria
Quando i genitori divorziano Youssef Zaghba rimane a vivere a Fez con il padre marocchino, ma fa la spola con l’Italia per stare a casa della madre. Il 15 marzo 2016 lo fermano all’aeroporto di Bologna. Ha un biglietto di sola andata per Istanbul, spiega che vuole andare in Siria. E tanto basta per insospettire i poliziotti che effettuano il controllo. Ma non è l’unico elemento: il giovane non ha soldi, viaggia con un piccolo zaino e un cellulare, nel telefono conserva immagini e video sulle attività dell’Isis. Le autorità contattano la madre e lei dice che le aveva raccontato di voler partire per Roma. Viene denunciato a piede libero per terrorismo internazionale. Il suo nome viene inserito negli archivi di polizia e intelligence come «soggetto a rischio». Ma nel giro di una decina di giorni il tribunale del Riesame ordina la restituzione di passaporto e telefono. Youssef Zaghb ricomincia a fare la spola con il Marocco, poi decide di trasferirsi a Londra.