Stiamo studiando un’isola remota per crescere le piante su Marte
Si chiama Ascensione, si trova nell'oceano Atlantico e nell'Ottocento un amico di Darwin vi creò il primo ecosistema artificiale
Ci sono biologi che stanno già studiando se e come un giorno potremo crescere delle piante su Marte, e c’è un’isola remota dell’oceano Atlantico che rappresenta una specie di modello per questa ipotetica operazione di giardinaggio: si chiama Ascensione ed è un’isola vulcanica di 91 chilometri quadrati, circa a metà tra il Sud America e l’Africa. La terra più vicina (comunque distante 1.300 chilometri) è l’isola di Sant’Elena, quella dove fu esiliato e morì Napoleone; entrambe fanno parte di un territorio d’oltremare del Regno Unito. Ascensione è nota ai biologi non per le sue basi militari e per la stazione radio dell’Agenzia Spaziale Europea che traccia razzi e satelliti, ma per l’esperimento che nell’Ottocento vi fece il botanico britannico Joseph Hooker, su suggerimento del suo amico Charles Darwin: introdusse nell’isola, particolarmente brulla, alcune piante per creare un ecosistema artificiale.
Fu così che su Ascensione venne realizzato il primo ecosistema artificiale mai costruito dall’umanità, che è anche l’unico ad avere dimensioni così vaste: copre interamente una montagna, la Green Mountain, chiamata in questo modo per il successo dell’esperimento. Hooker spedì inizialmente sull’isola 330 piante dei Giardini Botanici Reali di Kew, a Londra, e poi continuò a inviarne ogni anno, dal 1850 al 1870, collaborando con gli orti botanici di tutto il mondo. Alla fine fece piantare in tutto più di cinquemila alberi provenienti dai diversi continenti. Col tempo oltre alle piante arrivarono anche gli animali: quelli domestici europei e, nel 1863, alcuni uccelli africani. Non tutti i tipi di alberi sopravvissero e quando Hooker smise piantarne di nuovi, si moltiplicarono soltanto i più resistenti e adatti al clima locale. Sul National Geographic l’ecologista Clare Fieseler ha spiegato come l’ecosistema della Green Mountain si è evoluto nel tempo e perché oggi è interessante per gli scienziati.
I shot the 1st & only drone footage of Ascension Island for @NatGeo (thanks @usairforce @RoyalAirForce!) Full story: https://t.co/MYnyV8IB1T pic.twitter.com/zIrMYyr28X
— Clare Fieseler, Ph.D. (@ClareFieseler) May 9, 2017
L’introduzione delle piante cambiò infatti il clima e la geografia di Ascensione, in particolare la sua idrologia: le chiome degli alberi, producendo e trattenendo umidità, crearono il primo specchio di acqua dolce dell’isola, un piccolo stagno in cima alla montagna. L’ecosistema di Ascensione è mutato in modo molto notevole e rapido, tanto che negli anni Novanta gli scienziati inventarono un nuovo termine per descrivere il fenomeno: “terraformazione“, che è proprio quello che gli scienziati vorrebbero riprodurre su Marte.
La cima della Green Mountain coperta da una nube, fotografata da Clare Fieseler.
L’ecosistema artificiale non è l’unico aspetto a rendere Ascensione interessante. Secondo Dan Simberloff dell’Università del Tennessee, intervistato da Clare Fieseller, studiarla potrebbe aiutare a creare ecosistemi vegetali in zone desertiche della Terra e aumentare la produzione di cibo. Gli scienziati che si occupano di difesa e conservazione dell’ambiente la studiano per capire come la flora autoctona sia stata avvantaggiata dall’introduzione di nuove specie vegetali. Per esempio il biologo Dov Sax della Brown University ha studiato la vegetazione di cinque isole remote e ha scoperto che spesso l’introduzione accidentale di piante non ha provocato l’estinzione di animali o altri vegetali, com’è per esempio capitato in Nuova Zelanda e in Australia. Secondo Sax questi esempi, così come quello di Ascensione, potrebbero aiutare a ripensare le strategie di conservazione ambientale.
Lo scienziato ambientale dell’Università del Maryland Erle Ellis ha stimato che il 35 per cento della superficie terrestre non coperta da ghiacci è fatta di nuovi ecosistemi nati per via delle attività umane: il caso di Ascensione (avvenuto in un ambiente molto isolato ma abbastanza grande) può aiutare a capire come si sviluppano e che tipo di conseguenze può avere la convivenza tra specie che inizialmente non vivevano vicine. Ovviamente nell’ecosistema artificiale di Ascensione non tutto funziona benissimo: tre delle piante ritrovate solo qui sono ritenute estinte, sette sono a rischio di estinzione. Nel 2009 furono scoperti quelli che si ritennero gli ultimi tre esemplari di un’altra di queste piante, una felce chiamata Annogramma ascensionis, e fu investito circa un milione di dollari per impedirne l’estinzione. Lo stesso Joseph Hooker, alla fine della sua vita, rimpiangeva l’esperimento che aveva fatto, immaginando la scomparsa di alcune specie. Tuttavia chi oggi lavora per proteggere l’ambiente di Ascensione non è tanto pessimista e vuole conservare sia quelle autoctone che quelle introdotte, puntando su un nuovo modello: quello della coesistenza di ecosistema naturale e artificiale.
Look closely. These are some of the most critically endangered plants in the world. The one on the right, the Ascension Island parsley fern, was presumed extinct for over 100 years until the last four individuals were rediscovered in 2009. See link in bio to read it’s amazing conservation story for @natgeo . The key to their survival will be integrating land and sea conservation efforts on this remote island. // #ascension #ecology #conservation #endangered #nature // @natgeo @natgeopristineseas #onassignment Un post condiviso da CLARE FIESELER (@clarefieseler) in data: