I titoli di coda sono sempre più lunghi
Anche dieci minuti: ma per qualcuno non lo sono abbastanza, perché molti nomi continuano a mancare
Quando iniziano i titoli di coda dei film molte persone si alzano ed escono dal cinema, mentre altre – specie nel caso di certi film di supereroi – stanno sedute aspettando la scena extra successiva. I titoli di coda sono anche, con qualche eccezione, una lunga serie di nomi – spesso ma non sempre scritti in bianco su sfondo nero – che spiegano chi ha fatto cosa in quel film e quali canzoni ci sono, dove è stato girato e con il patrocinio di chi, e che non è stato fatto del male a nessun animale. Come ha scritto Mekado Murphy in un recente articolo del New York Times, più passa il tempo e più i film si fanno complessi e pieni di effetti speciali: e quindi più gente ci lavora, e i titoli di coda diventano più lunghi. Il sito IMDb – il miglior posto per trovare ogni tipo di informazione sui film – elenca più di 50 film a cui hanno lavorato almeno 2.000 persone; al film Iron Man 3 hanno lavorato 3.700 persone e 24 diverse società di effetti speciali.
Alcuni titoli di coda degli ultimi anni erano lunghi circa dieci minuti, e non erano comunque abbastanza lunghi da farci entrare i nomi di tutti quelli che avevano davvero lavorato a quei film: come ha scritto Murphy, «alcune persone che lavorano nel mondo del cinema pensano che non siano lunghi abbastanza».
Nei primi anni del Novecento – e quindi nei primi anni dei cinema – i titoli di coda non c’erano, e non c’erano nemmeno quelli di testa. Poi – come ha spiegato Dave Kehr, che si occupa di cinema per il MOMA di New York – la gente ha iniziato a riconoscere attori e attrici, a voler sapere chi erano, a decidere in base alla loro presenza se guardare o meno un film. Col tempo anche altri professionisti del cinema hanno chiesto e ottenuto – grazie ai loro forti sindacati – che alla fine del film fossero scritti anche i loro nomi e quello che avevano fatto per quel film. Già che c’erano, i film iniziarono anche a fare titoli di coda diversi da quelli classici scritta-bianca-su-sfondo-nero, come nel caso di West Side Story, uscito nel 1961.
O a metterci i primissimi esempi di scene extra, come in Colpo grosso (titolo originale Ocean’s 11).
Mentre aumentava il numero di persone che lavoravano ai film e l’insistenza dei loro sindacati a chiedere che i loro nomi fossero mostrati, continuava a esserci un problema di costi: i film erano su pellicola, la pellicola costava, e ogni minuto in più da usare per metterci il nome del capo attrezzista, capo macchinista, capo elettricista, e così via, era un pezzo in più di pellicola da usare e da mandare in ogni cinema.
Ora quel problema non c’è più perché i film si fanno in digitale, ma continuano a esserci molte persone che lavorano ai film e che non vedono il loro nome nei titoli di coda. Aaron Estrada, che si occupa di effetti speciali e ha lavorato per la Sony Pictures Imageworks e la DreamWorks, ha detto al New York Times che risulta uncredited – cioè: il suo nome non è scritto nei titoli di coda – in molti dei film di cui si è occupato. Questo perché la durata dei titoli di coda e l’elenco dei nomi che ci finiscono dentro è deciso dalle società di produzione. Soprattutto nel caso di persone che lavorano per società terze (un tecnico che lavora per una società di effetti speciali che firma un contratto per realizzare certe cose di un film), con cui le società di produzione decidono liberamente cosa fare.
Come ha detto l’avvocata Ann B. Clark, che lavora per case di produzioni indipendenti: «Se una società di produzione riceve 100 nomi da una società di effetti speciali può dire “no, dovete darcene al massimo 20”». Estrada per esempio ha detto di aver fatto due lavori diversi per il film d’animazione La gang del bosco, ma che gli fu detto di scegliere solo uno dei due da far comparire nei titoli di coda. Per The Amazing Spider-Man gli fu invece detto che non aveva lavorato abbastanza a lungo da poter finire nei titoli di coda. Lui ha detto di aver lavorato «a tre o quattro scene, e di averci messo un mese e mezzo».
I tecnici più importanti possono far mettere a contratto di essere nominati nei titoli di coda e certi attori possono decidere quando, quanto grande e per quanto tempo far comparire il loro nome, ma chi fa lavori un po’ più piccoli continua ad avere problemi. Clark ha spiegato che se non si ha un ruolo particolarmente rilevante, in molti casi ci si deve affidare alle raccomandazioni: «In parte dipende da quanti gradi di separazione hai con la persona che si occupa davvero di preparare i titoli di coda».
Intanto i titoli di coda continuano comunque a essere comunque molto lunghi, e il fatto che certi film mettano abbiano scene extra dopo i titoli fa sì che qualcuno resti a vederli. Un’importante svolta in questo senso ci fu alla fine del primo Iron Man (e il primo film dell’Universo Marvel), che finiva con Nick Fury – il personaggio di Samuel L. Jackson – che parlava degli Avengers. Nel più recente tra i film Marvel – Guardiani della Galassia Vol. 2, il quindicesimo dell’universo Marvel – le scene extra erano invece ben cinque.