La storia di un professore di Milano assolto dalle accuse di molestie sessuali
L'ha raccontata Luigi Ferrarella sul Corriere: secondo i giudici è stato oggetto di «una suggestione collettiva»
![(GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images)](https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2017/05/tribunale-milano.jpg)
Luigi Ferrarella ha raccontato sul Corriere della Sera la storia di Maurizio Minora, un professore di una scuola media di Milano che nel 2014 fu accusato di molestie sessuali e che poi ha passato 19 giorni nel carcere di San Vittore – «nel raggio degli arrestati per reati sessuali» – e 11 mesi agli arresti domiciliari. Minora insegnava arte ed era stato accusato da quattro studentesse di aver toccato il loro sedere e accarezzato le loro cosce. Si era sempre detto innocente. Ora è stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste, e perché secondo i giudici Minora è stato oggetto di una «suggestione collettiva» basata su «voci incontrollate e destituite di ogni fondamento» e sul fatto che, come è scritto nella sentenza, Minora avesse «un atteggiamento fisico e affettuoso sia con i maschi sia con le femmine».
Commentando la sentenza sul Corriere della Sera, Minora – che ora è in pensione – ha spiegato di aver passato un periodo molto difficile, e di avere evitato per diverso tempo relazioni con le donne: «avevo il terrore di ritrovarmi solo in ascensore con una donna, se vedevo arrivare una ragazza sul mio marciapiede, cambiavo strada. Ero stravolto».
Quasi quasi, alla fine, il meno restano i 19 giorni a San Vittore nel raggio degli arrestati per reati sessuali, e i successivi altri 11 mesi ai domiciliari fino allo scadere della custodia cautelare: il meno, in confronto all’accusa di aver approfittato della propria condizione di docente di arte alla scuola media Manzoni di Milano per toccare il fondoschiena, accarezzare le cosce o sfiorare l’inguine di 4 alunne di I e III media.
Una «violenza sessuale» dalla quale il Tribunale ha assolto «con formula piena perché il fatto non sussiste» il professor Maurizio Minora, ritenendolo vittima di una «suggestione collettiva»: innestatasi da un lato sulla sua dichiarata propensione a «un atteggiamento fisico e affettuoso sia con i maschi sia con le femmine» (come pacche sulle spalle o sculacciate per farli rientrare in classe), e dall’altro su «voci incontrollate e destituite di ogni fondamento» che di bisbiglio in bisbiglio lo volevano gay, poi pedofilo, poi già denunciato in passato, poi persino violentatore del proprio figlio, o egli stesso abusato da piccolo. La Procura della Repubblica, che aveva chiesto la condanna a 2 anni e 6 mesi, non ha impugnato l’assoluzione, e nemmeno la Procura Generale. L’assoluzione è dunque definitiva, al pari che per l’insegnante di sostegno Ripalta Izzi, per la quale erano stati chiesti 2 anni nell’ipotesi avesse saputo delle molestie ma non le avesse impedite.