La fuga di notizie su Manchester, spiegata
L'intelligence britannica se l'è presa parecchio con quella americana per aver passato alla stampa informazioni e foto delicate
La notizia più importante di oggi fra quelle relative all’attentato di Manchester di lunedì sera, in cui 22 persone sono morte e 59 sono rimaste ferite, è la tensione fra Regno Unito e Stati Uniti sulla fuga di notizie che l’intelligence britannica aveva passato a quella statunitense e che poi sono arrivate alla stampa. Il caso è stato così grave che il Regno Unito aveva detto di aver sospeso la condivisione di notizie sull’indagine in corso con le agenzie di intelligence degli Stati Uniti, uno dei suoi più stretti alleati. Nella serata di giovedì maggio il Regno Unito ha poi detto di aver ricominciato a condividere informazioni di intelligence con gli Stati Uniti.
Amber Rudd, segretario per gli Affari interni del Regno Unito, ha definito “seccante” la fuga di notizie permessa dai funzionari americani e ha auspicato che in futuro non succeda più. Anche il presidente americano Donald Trump ha condannato la fuga di notizie, e ordinato un’indagine del dipartimento della Giustizia sul caso.
Subito dopo l’attacco, i funzionari britannici avevano iniziato a condividere informazioni con i propri colleghi americani. Il problema è che nel giro di poco tempo alcune di queste informazioni sono cominciate a circolare sui giornali americani. Circa due ore dopo l’attacco, per esempio, la tv americana NBC News ha pubblicato il numero dei morti nell’attentato e poi ha dato la notizia che la causa dell’esplosione era un attentato suicida, attribuendola ad alcune sue fonti. Qualche ora dopo, CBS News ha diffuso il nome del principale sospettato, Salman Abedi, prima che fosse confermato ufficialmente. La fuga di notizie più visibile è stata però quella del New York Times, che ha pubblicato le foto di alcuni oggetti ritrovati sul luogo dell’esplosione ed esaminati nel corso delle indagini. Il New York Times ha difeso la loro pubblicazione – che è stata criticata anche dal punto di vista morale – sostenendo che si sono occupati dell’attacco in modo «esauriente e rispettoso».
Some serious questions about the level of information sharing here with US cousins, no UK press access to this. https://t.co/90Y4MLnOWG
— Tony Osborne (@Rotorfocus) May 24, 2017
Il Regno Unito e gli Stati Uniti fanno parte del cosiddetto Five Eyes, un’organizzazione di cinque paesi che comprende anche Canada, Australia e Nuova Zelanda e che hanno un livello molto alto di condivisione di informazioni di intelligence. Per questo motivo, secondo alcuni analisti, è difficile che i rapporti fra Regno Unito e Stati Uniti si compromettano definitivamente dopo i fatti di questi giorni. Secondo il Washington Post, però, potrebbe esserci una “erosione della fiducia” ai “livelli più bassi”: Raffaello Pantucci, direttore del dipartimento di sicurezza internazionale al Royal United Services Institute di Londra, ha spiegato: «se io fossi un poliziotto di Manchester, potrei pensare: “voglio davvero che questa cosa la vedano tutti?”».
Non è la prima volta che l’intelligence americana consente una fuga di notizie di questo tipo durante delicate indagini anti-terrorismo: nei giorni successivi agli attentati alla metro Londra del 2005, i media americani pubblicarono le foto di alcuni componenti della bomba e di un vagone della metropolitana colpito durante l’attacco, scattate durante le indagini.