Perché si parla tanto di Calenda
Da dove è uscito il ministro su cui qualcuno comincia a investire per progetti più grandi (lui per primo, forse)
Mercoledì 24 maggio, il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda ha tenuto un discorso molto applaudito davanti all’assemblea di Confindustria che i giornali di oggi hanno descritto come una prova generale per la formazione di un nuovo movimento politico. Calenda non è stato esplicito sulle sue intenzioni, ma il suo discorso ha toccato molti più punti di quelli che ci si aspetterebbe dal discorso di un ministro dello Sviluppo economico: ha parlato della durata dell’attuale governo, dicendo che spera che arrivi fino al termine della legislatura, ha criticato il sistema elettorale proporzionale, dicendo di preferire un maggioritario, ma soprattutto, ha fatto molte critiche a Matteo Renzi e a suoi tre anni trascorsi al governo, pur senza mai nominarlo esplicitamente (qui trovate il testo del suo discorso). Il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, ha scritto oggi: «Può piacere o no, ma al governo c’è un leader in marcia che ha trovato un suo pubblico».
È da tempo che il nome di Calenda circola sui giornali come possibile leader di un’area moderata e liberale, se non addirittura come nuova figura di primo piano di Forza Italia, una possibilità, quest’ultima, evocata soprattutto dopo che Calenda ha fatto alcune dichiarazioni molto esplicite a favore di Mediaset, durante la scalata da parte della società francese Vivendi. Calenda, però, non si è mai esposto sulle sue intenzioni future e ha quasi sempre mantenuto un profilo piuttosto basso. Come ministro è stato molto apprezzato, soprattutto per le sue iniziative, come il piano di incentivi Industria 4.0. Oggi tutti i principali quotidiani hanno dedicato molto spazio al suo discorso. Alcuni hanno scritto che Calenda vuole autocandidarsi a capo di un eventuale governo tecnico che potrebbe emergere se le prossime elezioni non dovessero produrre una chiara maggioranza parlamentare.
Secondo altri, il suo obiettivo sarebbe quello di fondare un partito liberale ed europeista, come quello del presidente francese Emmanuel Macron. Ma creare un nuovo movimento politico è un compito molto difficile e Calenda, che ebbe un ruolo importante nella fondazione di Scelta Civica, conosce molto bene i problemi che comporta. D’altro canto, esiste un’area moderata e liberale, formata soprattutto da imprenditori e intellettuali, più che da elettori, delusa da Renzi, che non si sente più rappresentata da Berlusconi e che da tempo è in cerca di un leader. In molti scrivono che Calenda deciderà cosa fare soltanto quando si capirà se il governo arriverà fino alla scadenza della legislatura, il prossimo febbraio, dandogli così il tempo di organizzare una nuova eventuale formazione, oppure se si voterà il prossimo autunno, cioè troppo presto per organizzare un qualsiasi movimento.
Calenda ha 44 anni ed è il figlio della regista Cristina Comencini e dell’economista Fabio Calenda. È laureato in diritto internazionale e ha alle spalle una lunga carriera come manager, prima in Ferrari, poi a Sky Italia e infine in Confindustria, dove venne chiamato da Luca Cordero di Montezemolo durante il suo mandato da presidente, tra il 2004 e il 2008. In quegli anni tra i due si sviluppò un rapporto di fiducia, e Calenda collaborò spesso alla scrittura dei discorsi di Montezemolo. Poco dopo la fondazione del movimento politico Italia Futura, Montezemolo chiamò Calenda per dirigerne l’organizzazione sul territori. Tra il 2012 e il 2013, Italia Futura confluì in Scelta Civica, il partito con cui Mario Monti partecipò alle elezioni politiche. All’epoca, Calenda era incaricato di comporre la parte delle liste riservata ai componenti di Italia Futura. Le altre due componenti importanti erano i candidati di Mario Monti e quelli della Comunità di Sant’Egidio. L’assegnazione dei posti non andò molto bene a Italia Futura, ma Calenda rassicurò molti dei candidati, spiegando che i sondaggi erano buoni e che lui stesso, candidato in quinta posizione in Lazio, si stava mettendo in gioco. I risultati, però, furono inferiori alle aspettative e Calenda risultò uno dei primi non eletti.
Quando pochi mesi dopo le elezioni, nel maggio del 2013, Enrico Letta formò il suo governo, sostenuto tra gli altri da Scelta Civica, Calenda fu chiamato nel ruolo di viceministro dello Sviluppo Economico con delega al commercio estero. Nel corso del 2015, fu tra i numerosi dirigenti di Scelta Civica a scegliere di abbandonare il partito per entrare nelle fila del Partito Democratico. A differenza di altri dirigenti, come Andrea Romano e Irene Tinagli, Calenda non ha però preso la tessera del partito.
Calenda cominciò ad essere conosciuto al grande pubblico nella primavera del 2016, quando fu nominato da Renzi rappresentante dell’Italia presso l’Unione Europea, suscitando le proteste dei diplomatici di carriera, contrari a veder nominata una figura esterna rispetto al corpo diplomatico. Appena due settimane dopo essersi insediato a Bruxelles, scoppiò lo scandalo del petrolio in Basilicata che coinvolse l’allora ministro Federica Guidi (il caso è stato successivamente archiviato): nel giro di pochi giorni, Guidi si dimise e Calenda fu richiamato da Bruxelles per sostituirla. Con la caduta del governo Renzi e l’arrivo di Paolo Gentiloni, Calenda è stato confermato nel suo ruolo.