Taiwan legalizzerà i matrimoni gay
La Corte costituzionale ha deciso che la legge che dice che il matrimonio è solo tra uomo e donna è incostituzionale, e che il Parlamento deve cambiarla
La Corte costituzionale taiwanese ha stabilito che la legge del paese che dice che il matrimonio può esistere solo tra un uomo e una donna è incostituzionale, aprendo la strada a un processo legislativo che dovrebbe portare alla legalizzazione dei matrimoni gay o alla regolamentazione di un’altra forma di unioni civili per persone dello stesso sesso. Era una decisione molto attesa, presa dai 14 giudici che compongono la corte e arrivata dopo due mesi di esame della costituzione taiwanese. La Corte ha deciso che il Parlamento deve modificare il codice civile, in cui è definito il matrimonio come tra uomo e donna, oppure formulare una nuova legge per legalizzare i matrimoni gay entro due anni. Taiwan diventerebbe il primo paese asiatico a farlo.
Una proposta di legalizzazione dei matrimoni gay era stata presentata a dicembre dal partito progressista di Tsai Ing-wen, la presidente del paese: c’erano state però estese proteste delle forze politiche conservatrici e religiose, facendo perdere alla legge il sostegno di alcuni parlamentari della maggioranza. Si crede ora che la sentenza della Corte costituzionale possa garantire un sostegno sufficiente a convincere i politici indecisi ad approvarla. A chiedere alla Corte costituzionale di esprimersi sono stati Chi Chia-wei, uno storico attivista per i diritti civili a Taiwan, e la città di Taipei, che sta affrontando delle cause legali per aver dovuto rifiutare delle richieste di matrimoni tra persone dello stesso sesso perché proibiti dalla legge.
La legalizzazione dei matrimoni gay in Taiwan renderebbe il paese una sorta di “roccaforte” dei valori liberali, in una zona del mondo dove le persecuzioni nei confronti degli omosessuali sono ancora frequenti: soltanto ieri in Indonesia due uomini hanno ricevuto 83 frustate perché gay. Taiwan, territorio sul quale la Cina rivendica l’autorità e che non è riconosciuto come stato dalla maggior parte delle potenze mondiali, è da anni uno dei posti più progressisti dell’Asia: uno dei pochi dove si svolge per esempio un gay pride annuale.