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  • Mercoledì 24 maggio 2017

Perché è impossibile rendere un concerto sicuro al cento per cento

Si è tornati a parlarne dopo l'attentato di Manchester, e ci sono diverse ragioni

Un poliziotto armato vicino alla Manchester Arena (AP Photo/Kirsty Wigglesworth)
Un poliziotto armato vicino alla Manchester Arena (AP Photo/Kirsty Wigglesworth)

Dopo l’attentato terroristico al concerto di Ariana Grande a Manchester, si è tornati a parlare della difficoltà di garantire la sicurezza in occasione di grandi eventi musicali organizzati in Europa e negli Stati Uniti. Si è tornati a parlarne perché non è un argomento nuovo: c’era già stato un ampio dibattito dopo l’attacco al teatro Bataclan di Parigi del novembre 2015, quando tre miliziani dello Stato Islamico avevano ucciso 80 persone durante il concerto degli Eagles of Death Metal. La realtà, ha scritto ieri il New York Times, è che nonostante il notevole aumento delle misure di sicurezza e l’impiego sempre maggiore della tecnologia non è possibile escludere al 100 per cento che vengano compiuti attentati terroristici prima, durante o dopo un concerto.

Una delle ragioni è il modo in cui è possibile compiere un attentato terroristico prima, durante o dopo un concerto. L’attentato a Manchester, scrive il New York Times, è più simile alle bombe fatte esplodere durante la maratona di Boston nell’aprile 2015 piuttosto che all’attentato al Bataclan. A Manchester, infatti, Salman Abedi si è fatto esplodere nel foyer, cioè l’ambiente appena all’esterno del posto vero e proprio dove si era tenuto il concerto. Non serviva il biglietto per accedere a quello spazio e non si era sottoposti ad alcun controllo di sicurezza. La società che gestisce l’Arena, la SMG, ha detto di non essere responsabile di quello che succede nel foyer: che è tecnicamente uno spazio pubblico, proprio come le strade di Boston. Come è facile immaginare, non è per niente facile garantire la completa sicurezza di uno spazio pubblico, senza controlli sistematici sulle persone che lo frequentano: e decidere di rendere obbligatori i controlli anche nel foyer non escluderebbe le altre zone di passaggio degli spettatori (le aree subito fuori, le strade più affollate, i parcheggi, le fermate delle metropolitane e degli autobus). Nel caso del Bataclan era invece andata diversamente: tre uomini armati di kalashnikov e di cinture esplosive erano entrati nel teatro a concerto iniziato, dopo avere ucciso una guardia all’esterno dell’edificio.

Se garantire la sicurezza all’esterno degli impianti dove si tengono concerti o esibizioni di altro tipo è ancora molto complicato, negli ultimi anni ci sono stati diversi miglioramenti nella sorveglianza di chi entra e assiste a questi eventi. Le società che gestiscono la sicurezza degli impianti hanno adottato tecnologie sempre più sofisticate e altre misure che aiutano a monitorare l’andamento degli eventi, per esempio un’illuminazione più forte. Questo si è verificato soprattutto in occasione dei grandi eventi sportivi, considerati potenziali obiettivi del terrorismo islamista.

Secondo il New York Times c’è anche una preoccupazione diffusa che l’industria musicale non voglia che i concerti diventino un’esperienza troppo “militarizzata”, cioè che vengano effettuati ancora più controlli di quanto non succeda già ora. Wes Westley, il presidente di SMG, la società che gestisce l’Arena di Manchester, ha detto in un’intervista che i loro controlli erano già stati rafforzati parecchio a seguito degli attentati dell’11 settembre 2001: «Avevamo già una sicurezza molto alta. Sarebbe stata dura rafforzarla ancora di più, a quel punto non avremmo dovuto più lasciare che nessuno entrasse nell’edificio». Da un po’ di anni, inoltre, i concerti sono diventati la più importante fonte di reddito dei musicisti, che guadagnano sempre meno con la vendita dei dischi. Una delle conseguenze di questa situazione potrebbe essere un ulteriore aumento del prezzo dei biglietti dei concerti, per soddisfare la richiesta di vedersi garantita più sicurezza. Ma anche con queste misure aggiuntive, al momento continua a non essere possibile eliminare del tutto il rischio di attentati terroristici ai concerti nelle città europee e statunitensi.