Che tappa, ieri al Giro
La corsa sembrava mezza chiusa e invece è apertissima: perché Nibali ha fatto Nibali e perché la maglia rosa ha perso due minuti per fare la cacca
di Gabriele Gargantini – @GGargantini
Da ormai qualche anno il ciclismo è molto tecnologico: i ciclisti professionisti hanno strumenti per misurare e vedere in tempo reale il ritmo delle loro pedalate, l’intensità del loro sforzo e vari parametri del loro corpo. Succede però che a volte tutto questo non basti. Ieri la 16ª tappa del centesimo Giro d’Italia è stata in parte decisa dal fatto che Tom Dumoulin – olandese in maglia rosa e favorito per la vittoria finale – si sia dovuto fermare a fare la cacca. Inoltre i principali sfidanti di Dumoulin – il colombiano Nairo Quintana e Vincenzo Nibali – sono andati molto forte nell’ultima salita e nell’ultima discesa: Nibali un po’ di più, perché alla fine ha vinto la tappa. Dumoulin è ancora in maglia rosa ma il suo vantaggio su Quintana e Nibali sì è ridotto. Già da oggi, ma soprattutto da domani, ci sono però altre tappe di montagna, in cui succederanno altre cose.
La partenza della tappa di ieri era a Rovetta, in provincia di Bergamo, e l’arrivo a Bormio, vicino alla Svizzera. In mezzo c’erano 222 chilometri, tre difficili salite e 5.500 metri di dislivello: come partire dal mare e arrivare a due terzi dell’Everest. La prima salita era il Mortirolo (lunga 12 chilometri e mezzo con pendenza massima al 16 per cento); poi si scendeva e poi si risaliva di nuovo fino agli oltre 2.700 metri del Passo dello Stelvio, con una salita di 21 chilometri e la Cima Coppi di questo Giro (cioè il punto più alto che si raggiunge nella corsa, intitolata a uno che quando si andava in alto non se la cavava per niente male). Poi si scendeva di nuovo e poi si risaliva di nuovo parte dello Stelvio da un altro versante mai affrontato prima al Giro: l’Umbrailpass, 13 chilometri di salita con pendenza media oltre l’8 per cento. Da lì discesa fino a Bormio e poi arrivo.
La salita dello Stelvio ( LUK BENIES/AFP/Getty Images)
Prima della partenza del Giro i favoriti per la vittoria finale erano una decina; già dopo la prima settimana quelli che ancora avevano discrete possibilità di farcela erano cinque. Può ancora e sempre succedere di tutto, ma ora quelli che hanno le migliori possibilità di vincere il Giro sono solo Dumoulin, Quintana e Nibali. Ieri a Rovetta, alla partenza della 16ª tappa, Dumoulin aveva quasi tre minuti di vantaggio su Quintana e quasi quattro su Nibali. Oggi ha mezzo minuto su Quintana e poco più di un minuto su Nibali.
Dumoulin alla partenza della tappa (LUK BENIES/AFP/Getty Images)
Le cose che riguardano Nibali, Quintana e Dumoulin sono successe negli ultimi trenta chilometri, ma prima ne sono successe altre comunque importanti.
La salita del Mortirolo è stata dedicata a Michele Scarponi, ciclista morto poco più di un mese fa dopo essere stato investito da un furgoncino, mentre si allenava a Filottrano, il suo paese, nelle Marche. Scarponi era stato un forte capitano ed era un ottimo gregario: negli ultimi anni lo era stato per Nibali, perché correvano entrambi per l’Astana. Tra le tante altre cose Scarponi era anche noto perché a Filottrano c’è un pappagallo che aveva un proprietario ma se ne volava in giro più o meno dove gli pare: ogni tanto Scarponi metteva su Instagram foto e video di questo pappagallo – Frankie – che gli volava attorno o gli stava in spalla mentre andava in bici. Ieri quindi l’Astana ha fatto queste borracce speciali.
Special Astana Proteam bottle to honor Michele Scarponi :https://t.co/FG4ZzjHicm #Giro100 pic.twitter.com/WdSwukPOpo
— Astana Qazaqstan Team (@AstanaQazTeam) May 22, 2017
Corre per l’Astana – e ci correva anche l’anno scorso, con Scarponi – Luis León Sánchez, che ieri è passato per primo sul Gran Premio della Montagna (GPM) del Mortirolo. Era in fuga insieme a tanti altri e soprattutto a Omar Fraile e Mikel Landa, che avevano bisogno dei punti assegnati a quel GPM perché c’è una speciale classifica per i migliori scalatori e in quella classifica Fraile e Lande erano ai primi posti. Però hanno scelto di non fare la volata per provare a superarlo.
CHAPEAU! ❤️
Gran gesto di #Fraile e #Landa che fanno scollinare per primo #Scanchez al Mortirolo…#PerScarpa#Giro100 #EurosportCICLISMO pic.twitter.com/4BDmpRKt87— Eurosport IT (@Eurosport_IT) May 23, 2017
Poi c’è stata la discesa e subito dopo la lunga salita dello Stelvio, con decine di tornanti: una pendenza non estrema ma sempre costante, che non dà riposo; e soprattutto un’altitudine che rende complicato respirare, specie se sotto sforzo. Il gruppo con Dumoulin, Nibali e Quintana l’ha affrontato senza scatti ma con un’alta andatura, che ha fatto staccare molti. Sono arrivati in cima tutti insieme: apparentemente era successo poco, in realtà loro e tutti gli altri stavano accumulando fatica e stanchezza; c’era solo da vedere chi avrebbe saputo gestirle meglio. Prima di loro sul Passo dello Stelvio sono passati i ciclisti “in fuga” e il primo a transitare sulla Cima Coppi è stato Mikel Landa, che a inizio Giro puntava a vincerlo ma nella tappa del Blockhaus, quella del 14 maggio, è caduto, si è fatto male e ha perso diversi minuti (abbandonando così le ambizioni classifica generale) a causa di una moto.
Mikel Landa (LaPresse – Fabio Ferrari)
In salita più si è leggeri più è facile, perché diminuiscono i chili da portarsi dietro pedalando: e lo Stelvio ieri hanno dovuto farlo i leggeri scalatori che puntavano alla Maglia rosa ma anche altri più muscolosi e pesanti corridori, che dovevano finire la tappa entro il tempo massimo. Per questo lo Stelvio Experience, un “bike cafè” di Bormio, aveva pensato a un premio speciale chiamato “King of Gravity”: aveva offerto 100 bottiglie di birra al corridore più pesante che sarebbe arrivato in cima allo Stelvio. L’ha vinto Lars Bak, danese di un metro e novanta e 80 chili di peso. Landa ha 20 chili e 20 centimetri in meno, per capirci.
Official: heaviest rider finishing il tappone #giro💯 1. Bak/LTS (80 kg) 2. Bialoblocki/CCC (79kg) 3. Stamsnijder/SUN (77kg) #100belgianbeers pic.twitter.com/RJxulzgXJa
— Renaat Schotte (@wielerman) May 23, 2017
Un Grande Giro dura tre settimane – questo finirà domenica a Milano, con una cronometro – e nelle migliaia di chilometri che corridori (e commentatori) fanno c’è tempo per far nascere storie, aneddoti, prese in giro. Una decina di giorni fa, durante la quinta tappa, Luka Pibernik, ciclista sloveno di 23 anni che corre nella Bahrain-Merida (la stessa squadra di Vincenzo Nibali) aveva esultato credendo di aver vinto, solo che era il primo dei due passaggi al traguardo (e per vincere bisognava essere primi al secondo). Anche ieri a poco meno di 100 chilometri dal traguardo c’è stato un passaggio a Bormio (arrivo di tappa) e Kristijan Koren – anche lui sloveno – ha preso un po’ in giro Pibernik.
"Momento Pibernik"
Kristijan #Koren ci ricorda qualcuno…😂😂#Giro100 #EurosportCICLISMO pic.twitter.com/SmWqQKivFb— Eurosport IT (@Eurosport_IT) May 23, 2017
Poi c’è stata la discesa dallo Stelvio e prima della risalita dall’altro versante è successo che Dumoulin si sia fermato per fare la cacca con gran fretta: un po’ per l’urgenza della cosa e un po’ perché non poteva perdere troppo dai primi. L’ha fatta a bordo strada, svestendosi in fretta, ed è risalito in sella dopo un paio di minuti (se vi state facendo delle domande, tenete conto che le cose che non abbiamo scritto non sono accadute).
Quando scappa, scappa…#Dumoulin #Giro100 #EurosportCICLISMO pic.twitter.com/U8BDBe8Xh2
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) May 23, 2017
È abbastanza comune che i corridori facciano la pipì durante le gare (ieri alcuni sono stati multati per averla fatta in aree in cui c’erano degli spettatori), è molto meno comune che facciano la cacca. Più che una sfortuna, la cosa successa a Dumoulin può però essere considerata una conseguenza delle sue azioni: conoscendo la fatica richiesta da una tappa come quella di ieri, i corridori si alimentano in vari modi, assumendo anche cibi pensati per essere assimilati dal corpo molto rapidamente, per dare energie da poter usare subito. È possibile che temendo di finire le energie nelle lunghe salite, Dumoulin si sia alimentato troppo o male, e che il suo intestino ne abbia risentito. C’entra poi il fatto che un corridore che fa il Giro (o qualsiasi Grande Giro) arriva con un corpo tirato al massimo, asciuttissimo, pronto per essere sottoposto giorno dopo giorno a sforzi lunghi ore. Basta poco – un cibo sbagliato la sera prima, un colpo di freddo in cima a una montagna – perché possa succedere quello che è successo. Tra l’altro, non è una prima volta: pare che anni fa successe a Greg LeMond.
Reminded of the best opening paragraphs of any cycling book ever. Slaying the Badger by @richardmoore73
Dumoulin had options! pic.twitter.com/jqPlA1I7WU
— Cillian Kelly (@irishpeloton) May 23, 2017
Per uno dei codici non scritti del ciclismo, nel momento in cui il ciclista in maglia rosa si è fermato, nel gruppetto davanti a lui – quello con Nibali e Quintana – ci si è chiesti se fosse il caso di fermarsi e aspettarlo. In genere si aspetta la maglia rosa se al corridore succede qualcosa in pianura, per sfortuna o per colpe non sue. Qualche giorno fa Dumoulin decise di aspettare Quintana dopo che era caduto nella tappa con arrivo a Bergamo; ieri Nibali e Quintana hanno scelto di rallentare un po’ per aspettare Dumoulin ma poi, vedendo che non rientrava, di ripartire: davanti a loro c’era gente in fuga e comunque era già iniziata la salita e c’era in corso una gara. Qualcuno li ha criticati, molti altri (soprattutto quasi ogni ex ciclista ora commentatore) ha detto che è stato giusto così, che “una corsa è una corsa”. Non si poteva poi sapere come sarebbe stato Dumoulin da lì in poi: se avesse dovuto fermarsi di nuovo o andare particolarmente piano per via dei problemi intestinali, come avrebbero potuto fare gli altri a giocarsi le loro possibilità? A fine gara, comunque, Dumoulin ha spiegato il suo problema con buona sintesi:
#Giro100 best answer ever @tom_dumoulin pic.twitter.com/InU9OjF452
— Andrea Berton (@aberton70) May 23, 2017
Dopo la sosta Dumoulin ha pedalato con buon ritmo (sorprendentemente, dato che il suo corpo non era evidentemente al meglio) ma non è mai riuscito a riprendere Nibali e Quintana. A 25 chilometri dall’arrivo e a quattro chilometri dalla vetta Nibali ha fatto qualche allungo, staccando tutti tranne Quintana e altri due corridori: il russo Ilnur Zakarin e l’italiano Domenico Pozzovivo. Alla fine della salita Nibali è passato davanti a Quintana.
Nibali sull’ultima salita (LaPresse – Fabio Ferrari)
Davanti a loro restava intanto Landa. Landa e Quintana sono bravi discesisti, ma Nibali è forse il più bravo di tutti. In una discesa difficile, tecnica, piena di complicate curve e con tratti bagnati, Nibali ha staccato Quintana e recuperato Landa a poco meno di dieci chilometri dall’arrivo. Nibali ha fatto una discesa quasi perfetta: una buona sintesi è questo saltino, fatto ad almeno 60 chilometri orari, per evitare che l’acqua di una pozzanghera bagnasse le ruote (e quindi i freni) rendendo meno efficaci le successive frenate. È un gesto tecnicamente difficile, e Nibali ha avuto la grande lucidità di pensarlo, ancora prima di eseguirlo.
#Giro100 Nibali jumping over the water. pic.twitter.com/ZzVJYRHvFr
— Brain on Wheels (@BrainOnWheels) May 23, 2017
Alla fine Nibali si è messo dietro a Landa e all’ultima curva è riuscito a sfruttarne la scia e superarlo, vincendo la tappa e prendendosi i 10 secondi di abbuono che spettano al primo. Nibali ha vinto di poco e non ha avuto tempo di alzare le mani come fa chi vince; ha poi detto che gli è spiaciuto, perché avrebbe voluto farlo per dedicare la vittoria a Scarponi, di cui era molto amico, al punto che ha detto che la sera prima della corsa ha ricevuto un messaggio dalla moglie di Scarponi. Nibali ha vinto con una decina di secondi di vantaggio su Quintana e con due minuti di vantaggio su Dumoulin. Landa, che si era fatto tutta la giornata in fuga per provare almeno a vincere una tappa, ha detto, dopo aver perso: «Lo sport è così. A volte vinci, altre volte impari».
L’arrivo a Bormio (LaPresse – Spada)
Dopo l’arrivo c’è stato un po’ di trambusto perché sembrava che Dumoulin fosse arrabbiato con gli altri che non lo avevano aspettato. Qualcuno ha ipotizzato che qualche giornalista avesse capito male i riferimenti a “shit”: lui ha usato la parola per parlare di cosa gli era successo, qualcuno ha forse pensato fosse un riferimento all’atteggiamento di alcuni avversari. Qualche ora dopo Dumoulin ha chiarito le cose su Twitter: ha scritto che non era «il tempo e il posto della corsa» perché gli altri si fermassero ad aspettarlo solo perché «la natura l’aveva chiamato».
It was not the moment or the time in the race anymore to come to a complete shutdown because nature called me.
— Tom Dumoulin (@tom_dumoulin) May 23, 2017
Le prossime tappe da qui a domenica: oggi ce n’è una con salite ma senza salite difficili nel finale, non ci si aspettano grandi sconvolgimenti di classifica ma – di nuovo – non si può mai dire. Giovedì ci saranno cinque Gran Premi della montagna e circa 4mila metri di dislivello; venerdì ci sarà l’arrivo a Piancavallo, una salita tra le più dure di questo Giro; sabato un’altra tappa di montagna e domenica la cronometro finale, con arrivo a Milano.
Dumoulin ieri si è difeso benissimo ma non è chiaro se fisicamente sta e starà bene nei prossimi giorni; se così non fosse sarebbe un grave problema, perché arrivano le tappe più difficili, una dietro l’altra, e Nibali e Quintana proveranno a farlo stancare e staccare. Nibali è particolarmente resistente – nelle terze settimane dei Grandi Giri fa sempre ottime cose – e soprattutto venerdì c’è una di quelle tappe che piacciono a lui: tante salite, una dietro l’altra, e le ovviamente conseguenti tante discese. Poche cose sono certe: una è che Nibali proverà ad attaccare. Quintana dovrebbe fare lo stesso. Nibali sa che nell’ultima cronometro Dumoulin andrà meglio di lui, se starà bene fisicamente; Quintana sa che nell’ultima cronometro sia Nibali che (soprattutto) Dumoulin guadagneranno diversi secondi (minuti, forse) su di lui. Quei minuti deve provare a guadagnarseli prima, in salita. Insomma: c’è una maglia rosa che non si sa come sta e forse soffrirà un po’; poco dietro due ottimi scalatori e discesisti che sanno che nell’ultima tappa andranno peggio dell’attuale maglia rosa. Davanti a loro hanno quattro tappe per provare a staccarlo e, nel frattempo, provare a staccarsi tra loro.