“Ok Computer” cambiò delle cose, 20 anni fa
Il 21 maggio 1997 uscì il disco più famoso dei Radiohead, secondo molti l'ultimo ad aver fatto cambiare direzione al rock
Nel 1997 la musica rock era soprattutto due cose, una più inglese e una più americana: da una parte c’era il britpop degli Oasis, dei Blur, dei Pulp e dei Suede, e dall’altra c’era l’onda lunga del grunge, inventato una decina di anni prima dai Nirvana, dai Pearl Jam, dai Soundgarden e dai Mudhoney. Il primo era una cosa nuova e molto tradizionale allo stesso tempo, che doveva moltissimo ai Beatles e faceva dell’orecchiabilità delle melodie uno dei suoi punti di forza. Il secondo era stata l’ultima grande novità del rock, legata come molte altre alla ribellione giovanile e alla frustrazione verso un modo di fare musica che appariva logoro, in quel caso l’hard rock degli anni Ottanta. Sia il britpop sia il grunge avevano al centro lo strumento più rappresentativo della musica rock: la chitarra elettrica. Era questo il contesto in cui, il 21 maggio di quell’anno, vent’anni fa, i Radiohead fecero uscire Ok Computer, il loro disco più famoso e venduto, considerato da molti l’ultimo ad aver cambiato la musica rock.
Quando arrivarono i Radiohead, nel 1993 con il loro primo disco Pablo Honey, non sembrarono da subito qualcosa di rivoluzionario: mischiavano sapientemente schitarrate alla Sonic Youth a melodie che rimanevano appiccicate, e il loro cantante Thom Yorke si faceva notare per una gran voce che ricordava quella di Bono o di Michael Stipe dei REM. The Bends, che arrivò due anni dopo, ebbe molto più successo, facendo notare ai critici musicali quella band di Abingdon che al secondo disco aveva già imparato a unire canzoni in falsetto, chitarre acustiche e tastiere ai suoni grunge e incazzati di Pablo Honey. Yorke accompagnava il tutto con testi riflessivi e spesso poco comprensibili, ma ciononostante le canzoni sembravano fatte per essere suonate negli stadi. Il loro non era lo stesso campionato delle altre band che andavano nella prima metà degli anni Novanta, e la gente cominciò a capirlo.
Il 1997 era l’anno giusto, per i Radiohead. Il grunge aveva fatto quello che doveva fare, il britpop non era più una cosa nuova, e il “rock alternativo” non stava andando da nessuna parte, e anzi sembrava guardare indietro. Le novità più interessanti arrivavano dalla musica elettronica, che in molti stavano mescolando con il rock e con l’hip hop, soprattutto a poche decine di chilometri dal posto in cui vivevano i Radiohead, dove da qualche anno i Massive Attack e i Portishead avevano inventato dei suoni e delle canzoni così nuove che i critici avevano dovuto chiamarli con il nome della città dalla quale venivano entrambi i gruppi, Bristol. Nel 1997 internet stava iniziando a diventare una cosa grossa, le persone stavano cominciando in massa a mettersi in casa i computer, e in molti avevano l’impressione che tutte queste cose fossero lì per rimanere. Come ha scritto Marc Hogan su Pitchfork, il 1997 era l’anno in cui «fare un disco che allo stesso tempo incarnasse e sovvertisse l’ideale di album rock avrebbe portato alla sua incoronazione a miglior disco di sempre».
I Radiohead lo registrarono per metà in una lussuosa e antica villa a Bath, nel Somerset, un posto isolato che aiutò i membri della band a trovare l’ispirazione. Prima avevano già scritto alcune canzoni, avevano fatto un tour negli Stati Uniti per aprire i concerti di Alanis Morisette e avevano scritto la canzone dei titoli di coda di Romeo + Juliet di Baz Luhrmann, che sarebbe poi finita nel disco con il nome di “Exit Music (For a Film)”.
Il primo singolo che fecero uscire era “Paranoid Android”, una canzone senza un ritornello e senza delle parti facilmente identificabili, con delle sezioni molto diverse tra loro, che facevano seguire riff di chitarre distorte e assoli ad arpeggi e cori malinconici. C’era poi “Subterranean Homesick Alien”, il cui titolo era un calco di “Subterranean Homesick Blues”, la canzone della cosiddetta “svolta elettrica” di Bob Dylan, in cui Yorke suonava un piano elettrico Fender Rhodes, lo stesso usato da Miles Davis nel suo disco Bitches Brew, che i Radiohead citarono come una delle influenze per Ok Computer.
I Radiohead misero nel disco quelle che sono forse le due canzoni più da sing along della loro storia, “Karma Police” e “No Surprises”, due ballad acustiche che infatti furono pubblicate come singoli. Ma in mezzo ci infilarono “Electioneering”, una canzone fatta tutta di schitarrate, e tra le più tradizionalmente rock della loro carriera.
La forza di Ok Computer, e il merito principale che gli viene riconosciuto ancora oggi, è che non era esattamente un disco rock, anche se lo sembrava. Dentro c’erano canzoni difficilmente etichettabili, che si ispiravano al jazz e alla musica elettronica, non tanto nei suoni quanto nelle atmosfere che richiamavano. Lo strumento più importante erano ancora le chitarre, ma suonavano in modo diverso da quello che si era sentito fino ad allora: era una sorta di anteprima di quello che sarebbe successo con Kid A, il disco successivo dei Radiohead, uscito nel 2000 e che accelerò quei cambiamenti anticipati in Ok Computer, sostituendo gli strumenti classici del rock con sintetizzatori, drum machine e archi.
L’altra cosa che i Radiohead indovinarono, con Ok Computer, era tutta l’area semantica che richiamavano i testi delle canzoni, che raccontavano in maniera criptica e angosciata le ansie per un futuro che sembrava, a ragione, destinato a diventare dominato dalla tecnologia. Quello dei Radiohead non era però luddismo o passatismo, e anzi c’era una specie di fascinazione verso un mondo che pure Yorke descriveva come distopico. Erano anni che nessuno faceva un disco così completo e concettuale, con una grande coerenza e fluidità nella successione delle canzoni, un tema portante molto attuale e sentito, e che fosse spesso addirittura orecchiabile. Quando i dirigenti dell’etichetta americana dei Radiohead sentirono il disco per la prima volta, abbassarono le stime di vendita da due milioni a mezzo milione, prevedendo che sarebbe stato un insuccesso. Ok Computer uscì il 21 maggio in Giappone, il 16 giugno in Regno Unito e il primo luglio negli Stati Uniti: da allora ha venduto 4 milioni e mezzo di copie.