Cosa ha fatto Trump in Arabia Saudita
Ha annunciato un importante accordo per la vendita di armi, e sembra una visita normale di un presidente normale
Da sabato 20 maggio il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è in Arabia Saudita, la prima tappa del suo primo viaggio all’estero. Ci resterà fino a domani, quando partirà per Israele. L’Air Force One che ha trasportato Trump in Arabia Saudita è atterrato ieri mattina a Riyad e con lui c’erano alcuni importanti membri del governo degli Stati Uniti, sua moglie Melania Trump, sua figlia Ivanka e Jared Kushner, marito di Ivanka e consulente di Trump. I principali giornali statunitensi hanno scritto che Kushner ha avuto un ruolo determinante nell’accordo da 110 miliardi di dollari (più altri nei prossimi anni) per la vendita di armi di vario tipo all’Arabia Saudita. Il fondo sovrano dell’Arabia Saudita si è invece impegnato a investire circa 20 miliardi di dollari in infrastrutture di vario tipo da realizzarsi soprattutto negli Stati Uniti. Oggi è invece atteso un discorso in cui Trump parlerà della «necessità di affrontare il terrorismo nell’Islam». Un importante funzionario della Casa Bianca ha detto al New York Times che il discorso servirà a “resettare” il modo in cui Trump è percepito dai musulmani, in particolare dopo il cosiddetto “muslim ban“. La CNN ha scritto che il principale autore del testo del discorso di Trump – di cui Associated Press ha ottenuto due copie – è Stephen Miller, la stessa persona che scrisse il testo del “muslim ban”.
President Trump joined Saudi King Salman in a traditional sword dance in Riyadh. pic.twitter.com/jFVi1HUUZc
— Al Jazeera English (@AJEnglish) May 21, 2017
Nella sua prima giornata in Arabia Saudita, Trump ha incontrato il re saudita Salman bin Abdulazi, ha ricevuto la medaglia Abdulaziz Al Saud, una medaglia d’oro che rappresenta la più alta onorificenza civile saudita e ha partecipato alla cosiddetta danza delle spade. Politico ha scritto che in Arabia Saudita Trump è stato trattato come un vero re, e in molti hanno usato la parola “storica” per parlare della visita. Ivanka e Melania Trump avevano maniche e pantaloni lunghi, ma non avevano un velo. Se ne è parlato soprattutto perché quando Michelle Obama andò in Arabia Saudita Trump la criticò per non averlo messo. Come ha scritto il Guardian, «le straniere non sono obbligate a coprirsi la testa con un velo», più precisamente un niqab.
Parlando del primo giorno di Trump in Arabia Saudita il New York Times ha scritto che «era quasi tutto quello di cui un presidente sotto assedio aveva bisogno. Dopo settimane difficili e cicli di notizie fuori controllo, il presidente si è attenuto alle procedure ufficiali e si è astenuto da Twitter. Il suo staff si è vantato degli accordi che sono stati firmati e le immagini mostravano un presidente apparentemente al comando del palcoscenico mondiale».
Trump resterà in Israele due giorni – andrà a Tel Aviv, Gerusalemme e Betlemme – e in seguito sarà a Roma e in Vaticano, il 24 maggio, per incontrare papa Francesco e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Poi andrà a Bruxelles, in Belgio, dove il 25 maggio incontrerà tra gli altri il nuovo presidente francese Emmanuel Macron. Il 26 e il 27 maggio sarà invece in Sicilia, per partecipare al G7 di Taormina e per visitare i militari statunitensi nella base militare di Sigonella, quella della famosa crisi di Sigonella, iniziata con il dirottamento della nave da crociera italiana Achille Lauro.
In realtà, non è un gran momento per Trump, per via della storia dell’indagine dell’FBI sui rapporti tra l’ex consigliere nazionale per la sicurezza Michael Flynn e la Russia. Venerdì il New York Times ha scritto che un funzionario non meglio identificato ha letto al giornale un documento con i dettagli su un incontro avvenuto nello Studio Ovale lo scorso 10 maggio, il giorno dopo che il presidente degli Stati Uniti aveva licenziato il direttore dell’FBI James Comey, tra Trump, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Sergei Kislak. Nel documento si dice che Trump avrebbe detto che il licenziamento di Comey lo avrebbe liberato di «una grande pressione», e che avrebbe definito l’ex direttore dell’FBI «un matto». Il documento sembrerebbe rinforzare la tesi secondo la quale Trump avrebbe licenziato Comey per via dell’inchiesta in corso su Flynn e per quella, separata, sui rapporti tra il comitato elettorale di Trump e la Russia. Soltanto giovedì Trump aveva negato pubblicamente di aver chiesto a Comey di lasciare stare l’inchiesta su Flynn, come invece sosteneva un’accusa formulata dai media americani a partire da un memo di Comey. Nello stesso incontro, peraltro, Trump aveva rivelato dei segreti di intelligence ai russi, in quello che è stato considerato l’errore più grave della sua presidenza, fin qui.
Sempre venerdì il Washington Post ha scritto che che alcune sue fonti hanno riferito che nell’indagine sui rapporti tra il comitato elettorale di Trump e la Russia è stata identificata una «importante persona di interesse» in un attuale funzionario della Casa Bianca. Il Washington Post non fa ipotesi sull’identità del funzionario: sabato i principali giornali italiani hanno scritto che si tratterebbe di Jared Kushner, marito della figlia di Trump Ivanka e tra i più importanti consiglieri del presidente. La fonte citata è l’Independent, giornale inglese la cui affidabilità negli ultimi anni è molto diminuita, e che a sua volta cita Yashar Ali, un giornalista del New York Magazine che dice di aver avuto conferma della notizia da quattro diverse fonti. Almeno per ora, comunque, questa ipotesi appare fragile, visto che i principali media americani, che stanno riportando in questi giorni molte informazioni riservate e indiscrezioni affidabili sulle vicende di Trump, non parlano in nessun modo del coinvolgimento di Kushner.