“American Gods” è riuscita in un compito difficile

È la nuova serie tv che adatta il famoso libro di Neil Gaiman, un'operazione che in molti credevano impossibile: invece ai critici sta piacendo molto

(Da "American Gods")
(Da "American Gods")

American Gods è una delle serie tv più attese degli ultimi mesi e da qualche settimana si possono trovare i primi episodi su Amazon Prime Video: l’attesa era dovuta soprattutto al fatto che American Gods è tratta dall’omonimo romanzo di Neil Gaiman, uscito nel 2001 e tradotto in italiano del 2003, che negli anni ha ottenuto un notevole seguito di appassionati. Ci si aspettava una buona serie tv anche per via dei nomi di quelli che l’hanno ideata: Bryan Fuller, quello di Hannibal, e Michael Green, il co-sceneggiatore del nuovo Blade Runner. Sembra che le aspettative siano state più che mantenute: su 1843, la rivista culturale dell’Economist, Tim Martin ha scritto che è «splendida e completamente folle»; su Slate, Laura Miller ha scritto che «è difficile immaginare un miglior adattamento per la tv» e su The Ringer Alison Herman ha scritto che questo «libro a lungo considerato impossibile da adattare per la tv, ha trovato le persone giuste nel momento giusto».

American Gods parla di un carcerato che viene liberato e che incontra un uomo misterioso che gli offre un lavoro. Il carcerato si chiama Shadow Moon ed è interpretato da Rick Whittle, un attore britannico che potreste aver visto nella serie tv The 100. L’uomo misterioso – che dice di chiamarsi Mr. Wednesday – è interpretato da Ian McShane, che ha recitato nelle serie Deadwood e Ray Donovan e, tra le tante altre cose, ha interpretato il pirata Barbanera in Pirati dei Caraibi. McShane ha recitato anche in un altro film tratto da un libro di Gaiman: Coraline e la porta magica, del 2009. Pare che la prima scelta per il ruolo di Mr. Wednesday fosse Nicolas Cage, che si sarebbe però rifiutato, dicendo di non volersi impegnare in una serie tv. La prima stagione è composta da otto episodi; in Italia sono per ora disponibili i primi tre.

Fare American Gods è stato piuttosto complesso, perché è a sua volta complesso il libro di Gaiman. HBO ci provò nel 2011 ma nel 2013 disse di aver rinunciato perché «ogni episodio avrebbe dovuto contenere troppi dettagli e nuovi elementi», finendo per incasinare troppo la trama. Poi qualcuno ci ha provato di nuovo e, a vedere la maggior parte delle recensioni, ci è riuscito bene. Il 95 per cento delle recensioni raccolte da Rotten Tomatoes ne parla in modo positivo e il sito ha scritto che la serie «ricompensa la fiducia degli spettatori con una promettente prima stagione nella quale la ricchezza visiva va di pari passo con l’impatto narrativo».

Il primo episodio, se siete indecisi

È ambientato nell’anno 813 d.C e se siete tra quelli che non amano la violenza, le teste mozzate e gli schizzi di sangue potreste non volerlo nemmeno iniziare, perché ci sono tutte queste cose già nei primi minuti. Si vedono infatti alcune navi scandinave arrivare in una nuova terra, l’America, dove trovano un ambiente particolarmente ostile. Solo che non c’è vento e non possono tornarsene da dove sono venuti. Iniziano quindi a fare sacrifici – che prevedono le cose appena citate – agli dei, e sembrano funzionare. Poi c’è un salto avanti di qualche secolo e si vede Shadow Moon: è in prigione da tre anni e viene rilasciato tre giorni prima del previsto perché è morta sua moglie. Nell’aereo che prende per andare al suo funerale incontra Mr. Wednesday, che gli chiede di lavorare per lui senza però spiegargli bene chi sia o cosa voglia. All’inizio Shadow Moon rifiuta, poi cambiano le cose. Nel primo episodio, ma ancora di più nei successivi, ci sono scene di sesso piuttosto esplicite, che raramente si vedono in altre serie tv. Se oltre a quello che avete appena letto non sapete praticamente niente di American Gods, e se non volete saperne più di quanto ne sapete ora, meglio non andare oltre, perché da qui in avanti c’è qualche spoiler.

Le recensioni della serie

Basta aver sentito parlare del libro, o essere un po’ attenti durante il primo episodio, o spingersi fino al secondo – o anche solo fermarsi a pensare al perché la serie abbia questo titolo – per capire quello che Jeremy Egner del New York Times ha spiegato così:

Nella sua essenza American Gods è la storia di un viaggio fatto da Shadow Moon e Mr. Wednesday, l’enigmatico personaggio interpretato da McShane. La loro missione ha a che fare con una rivalità tra vecchie divinità che stanno sparendo […] e nuove divinità che sono arrivate per rimpiazzarle, nate da moderne ossessioni come la fama e la tecnologia.

Jeff Jensen di Entertainment Weekly ha scritto che «alcuni spettatori potrebbero pretendere un ritmo più veloce da American Gods» ma che lui ha invece ammirato praticamente ogni cosa, in particolare una «regia particolarmente consapevole». Su Variety, Sonia Saraiya ha scritto che la serie è «sorprendente» e che Fuller, uno dei due ideatori, «si prende più rischi di quasi chiunque altro in televisione». Secondo Saraiya la serie è «diversa» perché usa il sesso e la violenza per «esplorare i misteriosi fondamenti della fede». Tim Goodman di Hollywood Reporter non è del tutto d’accordo, perché secondo lui «l’ambizione sfrenata diventa un po’ incontrollata e interferisce con il risultato finale, lasciando il tono della serie confuso e la direzione narrativa qualcosa di misterioso – cosa che potrebbe renderla meno apprezzabile per chi non ha letto il libro». Se vi piace mettere le cose in relazione tra loro, Gina McIntyre di Rolling Stone ha scritto che è «la serie più allucinante del 2017» e che «arrivando poco dopo Legion e poco prima della nuova Twin Peaks, è il ponte perfetto tra le due vette della televisione allucinata».